Nadia Cascini dipinge poesia, seduce la luce, racconta atmosfera, mistero, calore.
Le sue opere si possono trovare in importanti gallerie d’arte in Italia e all’estero. Ormai da 15 anni vengono trattate dalle francesi Galeries Bartoux, fra le più prestigiose al mondo. Il sogno? Allestire una personale ad Arezzo, la sua città
Ho scoperto di poter osservare ancora prima di vedere. Così ho rubato l’apparenza delle cose per distillarne l’essenza attraverso i colori”.
Dipinge poesia Nadia Cascini, seduce la luce, racconta atmosfera, mistero, calore. Crea sovrapposizioni di toni e velature, scatti diversi dello stesso spazio si trovano a dialogare, a raccontare di sé in una fusione tra reale, immaginato e percepito.
“Il soggetto – spiega l’autrice – è filtrato dai colori che ho in mente e dalla rifrazione di luce. Essa si spezza, si interrompe, si mostra delicata o più forte. Ciò che spero di trasmettere a chi guarda i miei quadri è una poesia scritta con la punta del pennello che scivolando sulla tela produce una dolce melodia”.
Le sue opere si possono trovare in importanti gallerie d’arte, oltre che in Italia, Francia, Spagna, Germania, Olanda, Cina, Singapore, Israele, Dubai, Stati Uniti e, ormai da 15 anni, vengono trattate dalle francesi Galeries Bartoux, fra le più prestigiose al mondo. Nadia Cascini nasce ad Arezzo nel 1970, figlia di maestri orafi.
“Credo che la luce sia diventata per me vitale da quando ho conosciuto, amato e studiato i bagliori dell’oro e dei metalli”.
Frequenta l’istituto d’arte della città diplomandosi nel settore metalli e oreficeria. Grazie a docenti che sanno subito riconoscere e valorizzare la sua evidente vena artistica, si avvicina fin da giovane alla pittura, perfezionando la propria tecnica in alcune scuole aretine. Cresce la passione ed emerge, evidente, il raro talento.
Nadia inizia così a partecipare a concorsi: a 17 anni prende parte alla prima estemporanea di pittura. Dai 20 ai 30 anni si fa conoscere nel mondo nell’arte collezionando 400 primi premi in tutta Italia e conquistando persino il primo posto al Marina di Ravenna nel 1999: unica donna, su oltre novanta artisti in ben quarantasei edizioni, a vincere l’ambito concorso. Poi la parentesi milanese dove, molto giovane, con tanta voglia di fare e mostrare le proprie opere, riesce ad agganciare le prime gallerie d’arte importanti.
“Due persone mi hanno davvero aiutato spiritualmente nel percorso: il critico d’arte e artista Umberto Zaccaria, fra i primi a credere nel mio lavoro e a guidarmi nel mondo dell’arte, ancora giovanissima. L’altro è stato un gallerista, fondamentale per il mio percorso artistico: Jean-Guy, ogni sua parola era ed è ancora un insegnamento”.
I soggetti di Cascini spaziano dal paesaggio toscano alla composizione, dagli scorci di ambienti portuali alle figure, con particolare riguardo allo studio della città di Venezia.
“Ogni volta che dipingo, la voce si trasforma nelle mie mani, che uso per raccontare di me e del mio mondo perfetto. I miei occhi filtrano le immagini, i ricordi, i pensieri e i colori si fondono ogni volta in modo diverso. Impossibile ripetere, è come sperare di vivere due volte lo stesso istante. Vi sono momenti, quando dipingo, dove tutto si stempera e i rumori spariscono. Rimaniamo solo io e la mia tela, che mi dice cosa fare, io obbedisco”.
Con la sua pittura, olio su tela, Nadia Cascini è alla continua ricerca di sintesi e armonia. Scrive poesie, frasi, citazioni che spesso integrano e completano l’opera.
“Tutto per me è luce prepotente, frantumata, sfumata, violenta o dolce. Essa si diluisce con le ombre più calde, con le terre e i gialli, reminiscenze dei miei ricordi anche di vita. Dentro ogni mia forma si trovano una moltitudine di colori sovrapposti e frammentati e più si impadroniscono della sagoma e più sento che la direzione è giusta. Più la forma si sgretola, sbiadisce, si smorza e più sento elevarsi la mia pittura; la struttura si nasconde fra la luce e l’ombra, i colori e la casualità, e si svela a poco a poco. Si fa cercare per apparire poi marcata ed evidenziata dalle luci più forti e l’occhio di chi guarda si fa nomade”.
Dal 2001, dopo alcuni anni passati nel capoluogo lombardo, Nadia è tornata nella sua amata Toscana, acquistando una casa colonica a Monte San Savino dove ha collocato anche il suo studio. “Ogni pietra mi parla. Sono figlia di una terra che mi ha insegnato molto, che mi ha avvolto nei suoi colori e mi ha preparato a pensare per immagini”.
Lavora sui suoi quadri dalle 8 alle 10 ore al giorno con la consapevolezza di non potersi affezionare a nessuna opera.
“In 30 anni di attività sono stati una decina i dipinti dai quali ho fatto fatica a separarmi perché li riconoscevo come opere pienamente rappresentative di me del mio stile. Però un artista non lo è mai per se stesso, lo è per il mondo, per consegnare agli altri qualcosa che speri diventi parte delle loro vite”.
Le infinite storie all’interno di ogni tela si mescolano con aneddoti ed esperienze collezionati in tutto il mondo. Alcuni anni fa, durante l’allestimento di una personale a Parigi, due dipendenti dello staff, mentre scaricavano dal camion alcune opere di Nadia per l’allestimento in galleria, furono fermati da alcune persone per strada che vollero vedere meglio la più grande. Ne rimasero folgorati e, su quel marciapiede, decisero di acquistarla ancor prima di vederla esposta nella mostra.
“Un’altra volta – racconta Nadia divertita – mi posero come giudice in un litigio fra due potenziali acquirenti che desideravano la stessa opera ed ognuno insisteva sul fatto che era arrivato prima dell’altro. Si risolse tirando una monetina”.
Dopo aver esposto in gallerie di tutto il mondo, Nadia ha un sogno nel cassetto: “Ho sempre avvertito un legame fortissimo con la mia terra, gli stessi colori che prediligo la raccontano. Mi piacerebbe trovare un ambiente adatto e avere la possibilità di allestire una personale nella mia città. Sarebbe per me motivo di grande emozione”.