“Sono sempre andato in moto, da bambino trascorrevo le vacanze con babbo Fabrizio in sella alle due ruote nel deserto. Dopo la laurea ho lavorato per un periodo a Milano, poi sono tornato a Castiglion Fiorentino ed è nata Whip, che unisce la mia passione per le moto a quella per l’informatica”
Classe ’91, cresciuto a pane e motori, trascorre la sua infanzia tra le piste da motocross e il negozio che aprono i suoi genitori a Castiglion Fiorentino, un negozio di abbigliamento da moto, uno dei primi del genere in Toscana. Le vacanze estive di tutti i bambini erano andare al mare o in montagna, per Gioele invece “vacanza” significava andare in moto nel deserto con babbo Fabrizio.
“Sono cresciuto nell’ambiente delle moto. L’adolescenza è stata tra lo studio e le due ruote… poco studio a dire la verità, e molta moto (ride, ndr). Sono sempre andato sulla moto da cross e mi sono sempre allenato, ma solo da adolescente ho iniziato a fare le gare. Strano vero che il figlio di un campione come lo è stato Fabrizio Meoni, non abbia iniziato fin da piccolino a gareggiare? Babbo non era particolarmente entusiasta che corressi, aveva paura che fossi condizionato dalla sua carriera, voleva che iniziassi solamente quando lo avrei davvero voluto. Mamma invece mi ha sempre appoggiato”.
Dopo poco tempo che inizia a fare le gare, Gioele si trova davanti ad un bivio e deve scegliere se proseguire la carriera di pilota motociclistico, ben consapevole che uno su un milione ce le fa a sfondare come ha fatto il padre, o se dedicarsi ad altro ed intraprendere un percorso diverso:
“Ho deciso di concentrarmi su qualcos’altro e ho scelto di dedicarmi alla mia altra grande passione, l’informatica. Ho frequentato il Liceo Scientifico e poi mi sono laureato in informatica a Perugia. Ho lavorato per un periodo nel capoluogo umbro, poi mi sono trasferito a Milano, anche se ogni momento libero era buono per tornare in Valdichiana: Milano non faceva per me: troppa gente, troppa confusione, troppa frenesia, a me piace abitare nella tranquillità di Castiglion Fiorentino… prendo la bicicletta, faccio qualche kilometro e sono nel bosco, se voglio stare da solo, pedalo e arrivo in cima al monte… e poi mi piace passeggiare la sera nel centro storico… non so se si è capito, ma sono profondamente legato a questo territorio! Ho deciso quindi, con grande determinazione, di tornare qui. Dentro di me c’è sempre stata quella forte passione per le moto, e così alla fine del 2016, ho fondato insieme ai miei ex datori di lavoro che oggi sono soci, Whip… e finalmente ho realizzato il sogno della vita: aprire un ufficio sotto casa!”.
Gioele mi racconta che Whip nasce come un prototipo, un dispositivo hardware da mettere sul manubrio della bici o della moto, in grado di fornire i dati degli allenamenti outdoor. Poco dopo il lancio di Whip, arriva però il primo intoppo: nonostante gli investimenti fatti, produrre hardware ha dei costi elevati e il ritorno economico non è abbastanza:
“A quel punto abbiamo deciso di lavorare e di investire sulla parte software, che poi era la parte in cui eravamo più ferrati e che potevamo approfondire in completa autonomia, senza bisogno di appoggiarci ad altri professionisti. Avevamo già sviluppato degli algoritmi e delle funzionalità che erano in grado di analizzare i dati che arrivavano dal dispositivo Whip, abbiamo quindi avuto l’intuizione di unire questa tecnologia agli smartphone, ai dispositivi che tutti noi abbiamo a disposizione nella quotidianità. Così è nata Whip Live, una app che nasce dall’azienda start-up Whip”.
Whip Live segue lo sportivo outdoor in ogni sua uscita durante il percorso, sia che l’attività svolta sia in moto, in bici o a piedi. Gioele mi spiega quanto sia stato complicato sviluppare una app del genere, perché è importante che la tecnologia usata, consumi poca batteria dello smartphone, si avvii e si spenga in automatico, non appena il soggetto inizia e termina l’allenamento.
“Ma qual è il punto forte di questa applicazione? Non ce ne sono di simili già a disposizione degli utenti?”
“Sì, ce ne sono, ma la nostra app ha un punto di forza notevole: la sicurezza. Uno sportivo può avere bisogno di aiuto, perché durante un’uscita si può perdere, può cadere, può avere bisogno di aiuto: la app permette di avere aggiornamenti in tempo reale sulla sua attività, in qualsiasi momento. Pensa che la sicurezza è un aspetto talmente apprezzato, che proprio per questo abbiamo iniziato a vendere l’applicazione agli organizzatori di eventi sportivi”.
Whip Live permette inoltre agli sportivi outdoor, di pianificare i percorsi e di registrare i dati personali per ottenere le statistiche, senza avere bisogno di due o più app aperte contemporaneamente:
“Una applicazione sola consente di avere a disposizione tutte queste funzioni. Ma non solo, c’è anche una parte relativa alla condivisione, perché effettivamente Whip Live è un vero e proprio social network… si può parlare con altri utenti e scambiarsi informazioni, è una specie di community. Oggi in Italia, abbiamo circa 80mila utenti, un buon numero, che vogliamo incrementare sempre di più”.
“Quindi quali sono i progetti per il futuro?”
“Tantissimi! Prima di tutto vogliamo migliorare alcuni aspetti di Whip Live, perché per noi è fondamentale avere il feedback degli utenti che usano la app. Stiamo mettendo insieme le idee che ci forniscono gli utenti per migliorare o modificare l’applicazione in alcuni aspetti. Sicuramente il prossimo step è quello di ampliare il nostro pubblico e arrivare in tutta Europa”.
Gioele è giovane, ma la sua vita è già stata segnata da eventi drammatici, la scomparsa di babbo Fabrizio nel 2005 e la recente perdita di sua sorella Chiara.
“Sono sempre dentro di me e credo che siano proprio loro che mi danno la forza per andare avanti ogni giorno, di impegnarmi al cento per cento in quello che faccio, senza risparmiarmi. Entrambi mi hanno trasmesso la tenacia, ognuno a modo proprio. Il mese scorso sono tornato in Africa con la moto, proprio per ricordare Chiara e babbo: è stata un’esperienza bellissima ed è stato come averli con me”.