La fondatrice Chiara Renzi parla del successo dei progetti teatrali dell’associazione aretina
Promuovere la cultura teatrale, creando un rapporto nuovo fra spettatore e attore, portare il teatro in luoghi non convenzionali e con intenti interdisciplinari, far capire al pubblico che è un’arte inclusiva e non esclusiva. Queste sono alcuni degli obiettivi di rumorBianc(O), associazione culturale aretina che dal 2007 è attiva in tutta Italia attraverso la produzione di spettacoli, l’organizzazione di rassegne e la conduzione di laboratori teatrali.
Con la fondatrice e direttrice artistica Chiara Renzi parliamo degli attuali progetti che l’associazione sta portando avanti con successo.
Quindici anni di attività sono un bel traguardo.
“Dalla nascita di rumorBianc(O) sono cambiate tante cose. Del gruppo iniziale sono rimasta solo io, perché gli altri hanno intrapreso diverse strade professionali. Sono comunque riuscita a tenere vivo il progetto, nonostante gli altri impegni lavorativi e le tournée in tutta Italia che da anni mi portano spesso fuori città”.
C’è stato un momento di svolta per l’associazione?
“Nella stagione 2013/14 l’attività di rumorBianc(O) si è intensificata con la nascita di un festival di corti teatrali ad Arezzo. È in quel momento che l’idea di diffondere il teatro contemporaneo in spazi inusuali si è concretizzata ed è emersa la nostra vera vocazione, che abbiamo poi sviluppato negli anni a seguire.
Per gli aretini proporre teatro nelle abitazioni private, nei negozi, nelle cantine e sui balconi, coinvolgendo compagnie nazionali di livello, era qualcosa a cui non erano abituati, ma i riscontri positivi ci hanno dato la forza per andare avanti”.
Tra i vostri progetti più conosciuti c’è Teatro Archeologico nel Parco del Sodo di Cortona.
“Con Teatro Archeologico guardiamo sia al passato, sia al presente. La nuova drammaturgia viene portata in una necropoli etrusca, un luogo affascinante dove far vivere il teatro in modo diverso, abbinando la visita agli scavi, l’aperitivo e il talk. L’intento è cucire intorno allo spettatore un’esperienza unica, che passa anche dalla conoscenza degli etruschi con una chiave divulgativa.
Negli ultimi anni il sodalizio con Cortona è diventato sempre più forte e siamo felici di annunciare che la prossima estate ci sarà la quarta edizione dello spettacolo nei siti archeologici della perla della Val di Chiana, alla quale stiamo già lavorando”.
Ad Arezzo, invece, nei mesi di ottobre e novembre hanno tenuto banco Le Donne di Shakespeare.
“Tra i progetti che portiamo avanti in città, Le Donne di Shakespeare è l’ultimo in ordine di tempo. Si tratta di uno progetto itinerante nel centro storico, utile anche a far conoscere e valorizzare i palazzi storici e le corti interne che lo ospitano. Lo spettacolo diventa così un percorso che unisce il teatro contemporaneo alla riscoperta di luoghi grazie a brevi visite in collaborazione con il Centro Guide di Arezzo.
Le grandi figure shakesperiane sono rilette come se vivessero oggi. Un corto circuito temporale che partendo dalle loro tragedie ci dà la possibilità di parlare di questioni purtroppo attuali. Desdemona, Giulietta, Lady Macbeth e Ofelia sono donne di ieri, ma portatrici di riflessioni sul mondo femminile dei nostri giorni”.
Come risponde il pubblico a queste proposte teatrali?
“Oltre le più rosee aspettative e ne comprende i messaggi. La drammaturga Camilla Matiuzzo è stata bravissima a usare anche l’ironia nelle sue riletture, quindi la gente ride e si commuove, ascolta i monologhi delle attrici Eleonora Angioletti, Alessandra Bedino, Chiara Cappelli e Sara Venuti, legati dalla conduzione recitata di Carlotta Mangione, e torna a casa con tanti spunti per riflettere”.
C’è voglia di teatro nell’era dei social media?
“Tanta. Nel primo appuntamento dello scorso 2 ottobre di Le Donne di Shakespeare avevamo una lista di attesa lunghissima, che dimostra una grande fame dopo la pandemia. Le persone hanno voglia di riprendersi gli spazi culturali negati per molti mesi, non solo ad Arezzo. Per questo motivo lo spettacolo itinerante proseguirà anche nel 2023, utilizzando altri luoghi alternativi e preziosi di Arezzo, ma ancora non vi sveliamo nulla”.