Tra la Val di Chiana e la Val di Chio c’è un luogo magico di origine etrusca, che fu un borgo fortificato strategico per tutto il medioevo, pronto a guardare al futuro senza dimenticare le sue radici
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Vista dall’alto dei monti e delle colline che la circondano, la Val di Chiana è un grande giardino plasmato attraverso i secoli dalla natura e dall’uomo. La vallata comprende insediamenti di origini antichissime, che in epoca medievale continuarono a svilupparsi per assumere una grande rilevanza strategica. Uno dei più importanti è Castiglion Fiorentino, o come dicono i suoi abitanti Castiglioni, dal 2007 “bandiera arancione” certificata dal Touring Club Italiano per la qualità dell’offerta turistico-ambientale, pronto in ogni momento dell’anno a far conoscere il suo patrimonio storico, artistico e naturalistico.
Prima insediamento etrusco, poi borgo medievale, oggi dinamica cittadina
Il nucleo più antico di Castiglion Fiorentino sorse sulla sommità di un colle tra la Val di Chiana e la Val di Chio, dal quale si potevano controllare alcuni fondamentali tracciati viari. Gli scavi archeologici degli ultimi decenni dimostrano che nell’VIII secolo a.C. era già presente nella cosiddetta area del Cassero un villaggio di capanne, in seguito cinto da mura difensive a difesa di un fiorente “oppidum” etrusco, al centro del quale venne realizzato tra V e IV secolo a.C. un santuario.
Basilare punto di confine della lucumonia etrusca di Arezzo con quella di Cortona e crocevia per i commerci anche in epoca romana, l’abitato appare nei documenti con il nome di Castiglione dal X secolo, quando era un feudo dei Marchiones all’interno della vasta diocesi aretina. Il termine “castiglione” indicava la presenza di un piccolo castello o di un borgo fortificato.
Nella seconda metà del XII prese forma il libero Comune e agli inizi del Duecento arrivò in dote una nuova cinta muraria, con l’allargamento a ovest e sud. Risale invece a un periodo compreso fra il 1257 e il 1267 la cerchia che incluse l’ampliamento verso nord e l’inglobamento dell’attuale piazza San Francesco, grazie al contributo dei pisani. Nel XIII secolo Castiglione era sotto la sfera d’influenza della vicina Arezzo, ma dopo la sconfitta dei ghibellini a Campaldino del 1289 passò per un breve periodo sotto il controllo dei guelfi fiorentini.
Nel 1303 gli aretini ripresero possesso del castello, che fu ribattezzato Castiglion Aretino. Grazie al vescovo e signore di Arezzo Guido Tarlati, il sistema difensivo fu potenziato e nel 1324 le mura vennero estese ulteriormente nella parte sud orientale. Nel 1336 il borgo passò ancora a Firenze e nel 1344 venne espugnato da Perugia, che rimase fino al 1369 e lo rinominò Castiglion Perugino. All’interno della fortezza del Cassero i nuovi dominanti realizzarono un casseretto più piccolo, munito di una possente torre. Trascorsero altri quindici anni in cui la cronica crisi politica di Arezzo si ripercosse in tutto il suo antico territorio, finché nel 1384 anche i castiglionesi furono definitivamente sottomessi da Firenze, che cambiò il nome del luogo in Castiglion Fiorentino.
Sotto la Repubblica Fiorentina e i Medici ci furono i primi tentativi di recupero delle ampie aree palustri a sud ovest, ma la vera svolta verso la definitiva bonifica della Val di Chiana ci fu nella seconda metà del Settecento sotto il governo lorenese. Nell’ambito della riorganizzazione amministrativa dello stato toscano, nel 1774 il granduca Pietro Leopoldo accorpò a Castiglion Fiorentino i piccoli comuni di Montecchio Vesponi, Mammi e Montanina, dando vita all’attuale territorio comunale.
In seguito la cittadina seguì le sorti della Toscana, entrando a far parte del Regno d’Italia prima e della Repubblica Italiana poi. Nel mezzo ci furono i danni della Seconda Guerra Mondiale, come il terribile bombardamento del 19 dicembre 1943 che rappresenta ancora una ferita aperta nella memoria collettiva. Dalle macerie Castiglioni riuscì però a rialzarsi, trasformandosi da realtà prettamente contadina in una centro economico tra i più dinamici del territorio aretino, con eccellenze sul fronte della lavorazione dell’oro, della metalmeccanica e della filiera agro-alimentale.
Un centro storico che trasuda bellezza da ogni singola pietra
I saliscendi tra gli stretti vicoli e le piazzette di Castiglion Fiorentino, le case-torri che spuntano qua e là, le tracce di antiche attività commerciali trascinano il visitatore indietro nel tempo, alla scoperta di un patrimonio storico, architettonico e umano di grande valore. In piazza del Municipio spicca Palazzo San Michele, sede comunale dalla seconda metà del XII secolo ma ricostruito durante il dominio perugino, affiancato dalla Torre civica. Sul lato opposto della piazza si trova l’elegante Loggiato Vasariano progettato nel 1513 da Bernardo di Ghieba e Filippo da Bellinzona, che tra il 1560 e il 1570 fu risistemato da Giorgio Vasari. Dagli archi aperti si ammira un’indimenticabile veduta sulla Val di Chio.
Salendo dalla piazza verso la celebre Torre del Cassero, si incontrano altri due edifici medievali: la Torre dell’Orologio e il Palazzo Pretorio. Il secondo fu costruito agli inizi del Quattrocento per ospitare il tribunale e le carceri, ma oggi accoglie la Biblioteca Comunale e il Museo Civico Archeologico.
Lungo via Dante Alighieri si trova l’antico Spedale Grande di Santa Maria della Misericordia, voluto dalla Fraternita di Santa Maria, fondata nella prima metà del XIII secolo. Era destinato ad alloggiare i pellegrini ma con il tempo fu ampliato e assorbì le altre strutture assistenziali castiglionesi, dedicandosi anche al ricovero di infermi e orfani.
Le principali porte di accesso al centro storico sono a nord Porta Fiorentina, ricordata anche come Porta Aretina, Porta Santa Maria o Porta del Mercato, e a sud Porta Romana, detta anche Porta San Michele, Porta Sant’Angelo o Porta Cortonese. Salendo verso l’area del Cassero dalla scalinata occidentale, si possono osservare la Porta Perugina, ovvero un ingresso al casseretto trecentesco, e i resti di una porta etrusca del IV secolo a.C. tamponata nel medioevo. Porta San Giuliano, che si apre nei pressi dell’omonima chiesa, è invece frutto di un’apertura ottocentesca nelle mura.
Le chiese castiglionesi del centro storico. Secoli di arte e fede da scoprire
Castiglion Fiorentino custodisce chiese di pregevole fattura, alcune delle quali rimaneggiate, altre sconsacrate e destinate ad altri utilizzi. Un percorso cronologico può essere l’idea giusta per andare ad ammirarle tutte.
La chiesa di Sant’Angelo nell’area del Cassero nacque nel XII secolo come oratorio del castello, ma fu ricostruita fra il 1229 ed il 1239. Al Duecento appartengono anche i primi impianti della chiesa di San Francesco e della chiesa di San Benedetto delle Santucce. Nel Trecento vennero costruite la chiesa di Sant’Agostino e la chiesa di Santo Stefano, appartenuta all’omonima compagnia, conosciuta anche come chiesa di San Lazzo. La pieve di San Giuliano fu elevata nel 1452 al posto di un edificio più antico. La chiesa del Gesù venne eretta dalla congregazione del SS. Sacramento tra il 1527 e il 1545. Grazie alle omonime compagnie, nel XVI secolo sorsero anche l’oratorio di San Giuseppe del 1560 e la chiesa della Buona Morte del 1572. Cinquecentesco è pure l’oratorio di Santa Chiara. Nel Seicento fu realizzata la chiesa di San Filippino, mentre settecentesche sono la chiesa della Ss. Annunziata dei padri scolopi e la chiesa di San Filippo, costruita dai padri filippini grazie all’eredità lasciata dal benefattore Cosimo Serristori.
La principale chiesa è paradossalmente la più recente. La Collegiata di San Giuliano fu infatti realizzata in stile neoclassico a partire dal 1836 a seguito di un incendio provocato da un fulmine, che rovinò la vicina pieve di San Giuliano. All’interno si ammirano capolavori come la grande croce dipinta della prima metà del XIII, la “Maestà” di Segna di Bonaventura di inizio Trecento, la “Madonna in trono con il Bambino e i santi Pietro, Paolo, Giuliano e Michele” del 1486 di Bartolomeo della Gatta e una “Adorazione di Gesù Bambino” di primo Cinquecento di Lorenzo di Credi.
Uscendo dal centro storico, subito a sud est, si possono comodamente raggiungere due preziosi edifici sacri che rappresentano ideali porte d’ingresso alla Val di Chio. La chiesa di Sant’Andrea del Pozzo, lungo via San Quirico, apparteneva a una badia camaldolese del XII secolo, mentre la pieve dei SS. Ippolito e Cassiano a Retina, più nota come chiesa dei Cappuccini, è un gioiello romanico realizzato su preesistenze romane, rimaneggiato nel Cinquecento.
I santuari mariani, tre luoghi affascinanti dove tradizione e religione vanno a braccetto
La devozione dei castiglionesi per la Madonna è mirabilmente esemplificata da tre edifici sacri esterni al centro storico che idealmente lo proteggono da diversi lati. A nord, lungo l’antica via che portava verso Arezzo, si trova la chiesa della Madonna delle Grazie del Rivaio, sorta agli inizi del Seicento e ampliata nel 1652 nel luogo dove si trovava una maestà ritenuta miracolosa.
Alle pendici meridionali di Castiglion Fiorentino, poco fuori Porta Romana, la chiesa della Madonna della Consolazione sorge al posto di un’altra maestà prodigiosa, che secondo la tradizione fece riacquistare anche la vista a Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I de’ Medici. La costruzione del tempio a pianta centrale ottagonale fu portata avanti tra il 1565 e i primi anni del Seicento. Per il progetto sono stati avanzati grandi nomi come Giorgio Vasari, Antonio da Sangallo il Giovane e Bartolomeo Ammannati.
Il santuario della Madonna del Bagno, due chilometri circa a est del capoluogo, ricorda l’apparizione miracolosa della Vergine a due pastorelli nel XIII secolo. Nello stesso luogo, meravigliosamente affacciato sulla Val di Chio e immerso negli oliveti, sarebbero poi sgorgate dal terreno acque guaritrici. Modifiche e ampliamenti al primo oratorio sono documentati nel 1527, nel 1711 e nel periodo 1874-87 che dette l’aspetto attuale al luogo mariano.
Una rete museale sempre più apprezzata dai turisti
Per gli amanti dei musei, la Pinacoteca Comunale nella ex chiesa di Sant’Angelo propone dipinti, sculture e oreficerie sacre dal Duecento al Settecento. Il “San Francesco” di Margarito d’Arezzo della seconda metà del XIII secolo, la statua lignea trecentesca di “San Michele Arcangelo” che si trovava in origine su Porta Romana, le “Stigmate di San Francesco” del 1486 di Bartolomeo della Gatta, senza dimenticare gli straordinari reliquiari medievali della “Croce Santa” e di “Sant’Orsola”, sono i capolavori più conosciuti di una collezione pubblica di grande valore.
Il Museo Archeologico, all’interno di Palazzo Pretorio, racconta invece la storia di Castiglion Fiorentino e del suo territorio attraverso i reperti etruschi, romani e medievali ritrovati nelle campagne di scavo degli ultimi decenni. Il percorso espositivo si articola in sale tematiche dedicate sia all’oppidum etrusco, sia agli insediamenti limitrofi, come quello di Brolio, dove venne alla luce nel 1863 il celebre deposito votivo del VI secolo a.C. Al museo è abbinato anche un percorso archeologico sotterraneo alla scoperta del primo insediamento castiglionese.
Da ricordare anche il Museo della Pieve di San Giuliano, con la sua raccolta di dipinti, sculture e paramenti di varie epoche, come la tavola con il “Compianto sul Cristo morto” di Luca Signorelli di primo Cinquecento.
Il palio dei Rioni, le processioni di Pasqua e tante altre iniziative per tutti i gusti
Castiglion Fiorentino propone in ogni stagione eventi per tutti i palati.
Il Palio dei Rioni è la principale rievocazione storica. Ogni terza domenica di giugno, sul tondo allestito per l’occasione nel piazzale Garibaldi, i rioni Cassero, Porta Fiorentina e Porta Romana si sfidano nella corsa equestre dedicata alla Madonna delle Grazie del Rivaio, preceduta dal corteggio per le principali vie del centro, in cui i figuranti dei rioni sfilano accompagnati dai rispettivi gruppi di musici e sbandieratori.
Sul fronte delle ricorrenze religiose, le suggestive processioni notturne per le vie del centro della Settimana Santa e la “Festa al Bagno”, che si svolge l’ultima domenica di agosto al santuario della Madonna del Bagno, sono appuntamenti a cui nessun castiglionese vuole rinunciare, ma che attirano anche tanti turisti.
Il Teatro Comunale “Mario Spina” garantisce sempre stagioni teatrali di qualità per gli appassionati, mentre gli amanti delle tradizioni culinarie trovano nel territorio alcune delle sagre più radicate dell’intera provincia di Arezzo. Il “Maggio Castiglionese” è infine un ricco contenitore che comprende tante iniziative per valorizzare l’economia e l’artigianato, abbinate a eventi culturali, artistici e sportivi organizzati in sinergia da Comune, Pro Loco e mondo dell’associazionismo.