Il sorriso della signora Casi, 79 anni, dietro il successo della storica ferramenta di Ceciliano “Casa Lilia”
“Io non sapevo assolutamente niente di come gestire una ferramenta, credo che la gentilezza e l’umiltà siano state la mia fortuna, le mie carte vincenti”.
Ha 79 anni Lilia Casi ma indossa lo stesso sorriso che, da oltre 40, accoglie tutti coloro che varcano la soglia della ferramenta di Ceciliano “Casa Lilia”. Un negozio che sembra un cilindro magico da cui estrarre ogni utensile, attrezzo, arredo, strumento, addobbo, suppellettile o aggeggio si possa immaginare. Difficile elencare le migliaia di oggetti che affollano e decorano i fitti scaffali di quella bottega di ormai 1400 metri quadrati (senza contare i magazzini): dai prodotti per hobby e lavoro a quelli per l’illuminazione, dal reparto casalinghi a quello dedicato alla ristorazione, dal giardinaggio alla cura di ambiente e persona. “Se non lo trovi è perché non sei andato a Ceciliano”: è ormai un detto in provincia di Arezzo. Lilia conosce tutti. Oppure sembra che sia così. Con ogni cliente che entra in negozio si perde in chiacchiere, sorrisi e aneddoti.
“Nessun minuto è sprecato in compagnia. Ogni incontro è prezioso, ogni legame, che sia di qualche secondo o che duri per anni, è un dono. Questa è la mia casa e voglio che sia aperta a tutti. Chiunque deve sentirsi in famiglia”.
Occhi dolci, il volto rilassato e nient’affatto stanco, la voce calma e serena.
“Ho solo la terza media – esordisce Lilia ripercorrendo la sua storia – avevo 14 anni quando sono entrata in fabbrica, all’UnoAerre. Un lavoro noioso e monotono, me ne stavo su uno sgabello alto, in una posizione scomoda e curva per manovrare un macchinario. Mi venne una brutta ernia cervicale con coliche insopportabili. Il medico non ebbe dubbi e mi impose di lasciare l’occupazione. Avevo 38 anni, non avevo studiato e non sapevo far niente. Avevo solo una grande energia. I miei suoceri possedevano un fondo a Ceciliano che poteva offrirmi la possibilità di aprire un’attività commerciale. Sì, ma quale? Le persone a me vicine mi consigliavano un alimentari, un forno, un bar. Mentre mi decidevo, iniziai il percorso di burocrazia e scartoffie. Dovevo dare un apposito esame e se poi il Comune non avesse concesso il permesso per l’attività scelta, avrei dovuto riprovare il test per un settore diverso. Decisi di dare insieme tutti gli esami e chiedere la licenza per aprire una ferramenta”.
Perché proprio una ferramenta?
“Non ne ho idea – risponde Lilia ridendo – mi sembrava mancasse in zona. Ma io proprio non ne sapevo niente e molti provarono a scoraggiarmi”.
In quei 50 metri quadri scarsi di negozio Lilia ci fece entrare di tutto. Gli oggetti più preziosi li portava in casa ogni sera e ogni mattina, diligentemente, li rimetteva al loro posto. E poi apparecchiava tutto il patio davanti per creare spazio dove non c’era.
“Quando entrava un cliente io lo accoglievo con tutto l’entusiasmo che potevo. Provavo una profonda gratitudine anche solo per il fatto che avesse scelto me, una donna, senza alcuna competenza. Loro mi chiedevano un oggetto e io domandavo quale fosse il suo utilizzo, perché scegliere quello piuttosto che un altro, quali marche preferissero, se avevano necessità di reperire qualcosa che non trovavano. Gli artigiani e gli operai sono stati i miei pazienti maestri. Ascoltavo, immagazzinavo e facevo tesoro di ogni informazione. E quando mi chiedevano qualcosa che non avevo dicevo semplicemente di ripassare il giorno dopo, gliel’avrei fatta trovare. Per accontentare anche un solo cliente spedivo mio marito Mauro nei magazzini di Firenze il giorno stesso. Quanto mi ha aiutata mio marito, soprattutto nei primi anni. Lui lavorava in macelleria e il tempo libero lo passava a montarmi attrezzi, sistemare il materiale e cercare quello che ad Arezzo non si trovava. Poi morì mio cognato a 49 anni, in un tragico incidente e mio marito, ovvero suo fratello, dovette dedicarsi alla macelleria. Adesso che è in pensione ci dà una grande mano. Se ho un rammarico di quegli anni, è di essermi dedicata con tutta me stessa al lavoro sottraendo tempo ed energie ai miei figli. Stavo in negozio 12 ore al giorno e la sera controllavo conti e fatture. Non deve essere stato semplice per loro che avevano 13 e 6 anni”.
I modi gentili e garbati di Lilia, uniti alla sua grande passione, abbracciarono sempre più acquirenti. Che poi ritornavano. Alla fine del primo anno il fatturato era già apprezzabile ed arrivò Paola, la prima dipendente che ancora oggi lavora a Casa Lilia. Il suo aiuto è tuttora indispensabile.
Stagione dopo stagione la ferramenta di Ceciliano si guadagnò la meritata reputazione.
Entrarono al lavoro prima Giacomo, il figlio più grande di Lilia e Mauro, e dopo 7 anni il più giovane Fabio.
“Giacomo è una forza, solare, gentile, accogliente e disponibile con tutti. Fin da ragazzo mi dava una mano in negozio: prima di andare a scuola portava fuori i rasaerba, i tavolini, gli attrezzi. E quando si è diplomato ha rinunciato ad un lavoro sicuro e ben retribuito per entrare in ferramenta. I clienti chiedono di lui, anche solo per scambiare quattro chiacchiere in allegria. Fabio ha un carattere più riservato, è umile, attento e meticoloso. Che soddisfazione mi ha dato quando anche lui ha scelto questa strada! E’ riuscito a creare un nuovo servizio, un nuovo modo di vendere portando Casa Lilia fuori dalle quattro mura del negozio e andando direttamente dalle ditte e dalle aziende. La ferramenta è cresciuta soprattutto grazie ai miei figli, al loro impegno, alla loro passione e ai loro caratteri così diversi e complementari”.
Alla fine degli anni 90 gli affari procedevano a gonfie vele e Lilia decise di allargare il negozio espandendosi sotto terra e creando stanze e magazzini, quasi 700 metri. Tutto sembrava procedere per il meglio finché furono fatti alcuni interventi di rifacimento di strada e marciapiedi e sparirono i parcheggi per le auto,
“Ci bloccammo. Le persone non potevano sostare, non potevano parcheggiare vicino per caricare il materiale. Senza posteggi non si poteva lavorare. Iniziammo a guardare altri magazzini in zona ma gli affitti erano altissimi e non potevamo permetterceli. La provvidenza si presentò indossando gli abiti di un agente immobiliare: doveva vendere dei fondi velocemente, quelli in cui ci troviamo adesso. Tentammo con tanta paura. E, dopo esserci buttati nel vuoto a occhi chiusi, ci siamo resi conto di volare: eravamo circondati da affetto, calore e amicizie. La cortesia e la gentilezza che offri ritornano sempre. Siamo ripartiti immediatamente”.
Erano i primi anni 2000 e arrivavano in negozio giovani dipendenti di un noto marchio di abbigliamento sportivo che aveva un ingrosso non molto distante. Chiedevano piccole cose. A volte osservavano e uscivano. “Un giorno – narra Lilia – iniziai a parlare con uno di loro, incuriosita. Mi raccontò che il loro titolare, ad ogni riunione, diceva che se volevano imparare come accogliere e coccolare un cliente dovevano recarsi a Casa Lilia. Mi sentii onorata”.
Nei nuovi e ampi spazi Lilia ha potuto mettere in bella mostra un vasto reparto di casalinghi, la sua passione. Non trascurando ovviamente quello che è stato il suo primo amore, la ferramenta. Oltre ai clienti abituali, grazie alla cortesia e professionalità di collaboratrici e collaboratori e all’esperienza di Monica, hanno iniziato a frequentare il luogo ristoratori, albergatori e persone comuni in cerca magari di un regalo speciale.
“Vengo in negozio tutti i giorni da oltre 40 anni e non sento la fame, la sete, la stanchezza. Sono entusiasta del mio lavoro, credo che sia il migliore che si possa desiderare. Mi sento realizzata”.
Casa Lilia vanta oggi un fatturato di oltre 3 milioni di euro e dà lavoro a 15 persone.
“I soldi non mi sono mai interessati. Ho sempre inseguito un’altra idea di gratificazione. Io sorrido, le persone che incontro mi sorridono e anche la vita sorride”.