C’è sempre stato qualcosa di magico lassù in cima alla città, il fascino della storia mescolato allo svago della quotidianità, l’eco delle voci delle genti antiche sovrapposto a quelle degli abitanti di oggi. La straordinaria metamorfosi di un luogo nato per sfidare l’orgoglio degli aretini e di cui gli aretini, finalmente, si sono riappropriati per intero
Geolocalizzazione
La Fortezza Medicea di Arezzo sorge sulla collina di San Donato, che con i suoi 305 metri è la più alta della città. Lì accanto si trova quella di San Pietro (290 metri). L’area, che comprende anche il Duomo, è oggi considerata un tutt’uno, mentre in passato non era così. Le due zone sono state separate per secoli, poi agli inizi dell’800, sotto la dominazione francese, venne realizzato il passeggio del Prato, un giardino pubblico utilizzato anche per le corse di cavalli, per manifestazioni ludico/sportive e perfino per alcune Giostre di cavalieri, simili alla futura rievocazione del Saracino.
Gli albori di Arezzo
I primi insediamenti sul colle corrispondono con lo stanziamento definitivo degli etruschi ad Arezzo, tra VII secolo e VI secolo a.C. La zona ebbe un’importanza vitale in epoca romana. Arezzo, strategico municipio, qui aveva il Foro, ovvero il centro commerciale, politico e religioso, e un grande complesso formato dal teatro e dalle terme. Sempre al periodo romano (I secolo d.C.), risale la grande cisterna per la raccolta dell’acqua scoperta nel 1872, un edificio a pianta quadrata, 23 metri per lato, coperta con volte a crociera e divisa in sei navate.
1337, la prima edificazione
All’inizio del Trecento i Tarlati instaurarono una vera e propria signoria ad Arezzo. Nell’area dell’odierno Prato avevano probabilmente il loro palazzo principale, oggi scomparso. A causa delle lotte intestine, nel 1337 Arezzo fu ceduta per dieci anni ai fiorentini da Pier Saccone Tarlati. Il 20 maggio di quell’anno partirono i lavori per un grande sistema fortificato a controllo della città. Le tre strutture principali erano costituite da un circuito murario detto Cassero Grande o Cittadella, un fortilizio minore al suo interno detto Cassero Piccolo o di San Donato e il Cassero di San Clemente.
La fortezza del ‘500
Rivolte popolari e guerre con le città vicine, hanno causato demolizioni e ricostruzioni nel corso dei secoli. I resti della Fortezza oggi visibili risalgono alla metà del ‘500. Nel giugno 1534 la Repubblica di Firenze, per ordine di Cosimo I de’ Medici, inviò Antonio da Sangallo il Giovane ad Arezzo per disegnare la nuova struttura. L’architetto, autore anche di Fortezza da Basso a Firenze, sentenziò che la cittadella medievale, con tutte le sue possenti torri, i grandi palazzi, le mura, doveva essere totalmente atterrata per ridurla, testuali parole, “a piazza”. L’esigenza era quella di tenere campo libero per l’artiglieria.
L’epoca moderna
Attività agricole, coltivazione di gelsi per bachi da seta, lanificio. Dal ‘600 in avanti la Fortezza è stata destinata a vari utilizzi e a seguito dei moti antigiacobini del Viva Maria, nell’ottobre 1800, i francesi che hanno in mano la città mettono in opera una rappresaglia che li porta a rovinare la chiesa di San Donato, a minare il Bastione di Belvedere e a danneggiare i Bastioni della Chiesa e del Soccorso. Agli inizi del ‘900 si restaurano gli edifici interni e nel 1904 viene riaperta al pubblico la Fortezza.
I cinque bastioni
La Fortezza ha un perimetro pentagonale con 5 bastioni: della Diacciaia, della Spina, del Belvedere, della Chiesa e del Soccorso. La porta si trova tra il Bastione della Diacciaia a sinistra e della Spina a destra. Era provvista di ponte levatoio che bypassava un fossato profondo circa 7 metri. Un secondo ponte levatoio si trovava dall’altra parte, per accedere alla Porta del Soccorso. Il Bastione della Spina è il più imponente, perché allungato e appuntito verso la città, gesto simbolico di ammonimento dei fiorentini verso gli aretini. Il Bastione della Diacciaia è considerato il più bello. Sui fianchi si osservano due bocche di fuoco. Importantissimo anche dal punto di vista archeologico, visto che gli scavi condotti al suo interno nel 1991 hanno portato alla scoperta di Porta Sant’Angelo (1317), l’unica intatta della cinta tarlatesca, e della statua di San Michele Arcangelo.
Finanziamenti e restauro
Diecimila metri quadrati di estensione, mura con uno sviluppo lineare di 700 metri e un’altezza che varia tra i 10 e i 12 metri. I lavori di restauro degli ultimi anni sono stati molto complessi dal punto di vista tecnico con indagini preliminari, messa in sicurezza, puliture, riempimenti, stuccature. Per questi interventi sono stati utilizzati 5 milioni di euro di finanziamenti regionali grazie al Piuss, i contributi dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze (2 milioni), di Prada (200mila euro) oltre a una serie di risorse investite dall’amministrazione comunale (2 milioni e 400mila euro).
Visite e turismo
La Fortezza restaurata è aperta al pubblico dal martedì alla domenica e festivi, dalle ore 10 alle ore 14 (ultimo ingresso alle ore 13.30) e dalle ore 16 alle 21 (ultimo ingresso alle ore 20.30). Nei sabati della Fiera Antiquaria la chiusura serale è alle ore 22 (ultimo ingresso ore 21.30). Resta chiusa il lunedì. L’ingresso è sempre libero.
Storia e svago
C’è sempre stato qualcosa di magico in Fortezza, il fascino della storia mescolato allo svago della quotidianità, l’eco delle voci delle genti antiche sovrapposto a quelle degli abitanti di oggi, giovani e meno giovani, che nel punto più alto della città hanno vissuto momenti di studio e di relax: i concerti di sera, le mattine rubate alle ore di scuola, la movida notturna, i pomeriggi a parlare d’amore. Sotto i nostri occhi c’è la straordinaria metamorfosi di un luogo nato per sfidare l’orgoglio degli aretini e di cui gli aretini, finalmente, si sono riappropriati per intero.