Conoscevo un proverbio che diceva “Dio ti salvi da un cattivo vicino e da un principiante di violino”. Chissà se i vicini di casa di Adamo Rossi, casentinese doc nato a Bibbiena, hanno avuto ben presente questo proverbio quando ad appena otto anni si è approcciato a questo strumento iniziando il suo percorso nella musica. Certo è che da allora certamente questo giovane casentinese di 26 anni ne ha fatta di strada arrivando persino a suonare alla Scala di Milano.
«È sicuramente uno strumento molto difficile soprattutto perché magari con un pianoforte ma anche con uno strumento a fiato riesci a suonare una melodia che abbia un senso e che soprattutto sia minimamente piacevole all’orecchio in tempi più brevi, con il violino per creare un suono intonato ci vogliono veramente anni e anni. All’inizio è da tapparsi le orecchie, sembra veramente “un gatto a stretto all’uscio” come si suol dire. Poi naturalmente quando inizi a creare un suono accettabile ti rendi conto che il peggio ha ancora da arrivare».
Come nasce la tua passione per la musica?
«Sono nato in una famiglia di musicisti quindi per noi la musica è sempre stata una costante. Il mio babbo in particolare lavora nella musica essendo Maestro e i miei genitori si sono proprio conosciuti nella banda del paese ed hanno trasmesso la passione per la musica a me e alle mie sorelle maggiori Susanna (che suona per diletto) e Maria (che invece lo fa di lavoro). Per coltivare la mia passione ho deciso di iscrivermi al Liceo Musicale di Arezzo dove ho svolto i miei studi poi seguiti da un anno all’Accademia a Pinerolo, in provincia di Torino. Successivamente mi sono iscritto al Conservatorio di Firenze dove ho conseguito la laurea Triennale e Magistrale svolgendo anche un anno di Erasmus a Maastricht dove ancora oggi continuo a studiare e a vivere facendo la spola tra qui e l’Italia lavorando e studiando anche, dal mese di gennaio, all’Accademia del Teatro alla Scala di Milano. Per anni mi sono dedicato a specializzarmi anche in musica da camera frequentando anche, con il mio trio il Trio Desìo, un Master di secondo livello al Conservatorio di Parma e un corso di perfezionamento in una scuola privata di musica a Roma. Naturalmente non mi dedico solo alla musica infatti da circa un anno faccio parte della redazione di una rivista di divulgazione musicale fatta da giovani Quinte Parallele e da qualche tempo ho anche aperto un canale Youtube che però non tratta solo di musica ma spazia a 360° avendo sempre avuto la passione per l’editing e il documentare con video e altro».
Perché proprio il violino?
«In realtà inizialmente ho preso lezioni di pianoforte dal mio babbo che è direttore di orchestra e compositore. Il pianoforte è stato un po’ un passaggio obbligato per tutti noi figli essendo il suo strumento anche se lui ci ricorda sempre che non è un pianista. Ogni musicista deve avere un po’ di esperienza con il pianoforte, è un po’ lo strumento base. Purtroppo per lui non ha appassionato nessuno di noi tre figli. Io in realtà quando poi ho pensato a degli strumenti alternativi e mi ero orientato verso gli strumenti a fiato che sono quelli suonati sia da mia mamma che è clarinettista, sia dalle mie sorelle (Susanna suona clarinetto e sax mentre Maria è trombettista). Ma mio babbo, forse stanco di tutti questi strumenti a fiato, mi propose il violino che io, essendo molto piccolo, neanche sapevo cosa fosse. Per convincermi portò a casa questo amico di famiglia Jean-François che ci portò… una sega gigante, di quelle utilizzate per tagliare gli alberi, con un archetto. una volta sfregata questa creava delle vibrazioni e oltre a questa portò il suo violino e me lo lasciò senza spiegarmi nulla, dicendomi di farne cosa volevo, anche buttarlo per terra e io …. me ne innamorai subito».
Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?
«Una delle esperienze più belle è stata quando con altri tre del Liceo musicale di Arezzo fummo selezionati per andare a Bedford in Inghilterra per suonare con l’orchestra giovanile. Il fatto di essere all’estero con persone diverse a fare musica tutti insieme, nonostante magari ci fossero dei limiti di comunicazione ma uniti da questa passione mi ha fatto capire che era questo che volevo fare nella vita. Ho suonato anche con l’orchestra giovanile italiana al Maggio Musicale Fiorentino e alla Konzerthaus di Berlino, altre due esperienze incredibili».
Parlaci della tua esperienza all’Accademia del Teatro alla Scala.
«Sono stato ammesso al corso biennale di perfezionamento per Professori d’orchestra presso l’Accademia Teatro alla Scala che punta a darci una preparazione che si spera in futuro per tutti noi possa permetterci di entrare a tutti gli effetti come dipendenti in un’orchestra in Italia o all’estero. I professori si impegnano a darci sia una formazione individuale che collettiva facendoci anche avere delle esperienze lavorative, stipendiate, ad esempio questo mese stiamo facendo il “Lago dei Cigni” e il “Barbiere di Siviglia”. Naturalmente per entrare ho dovuto sostenere delle audizioni, lo scorso novembre, davanti ad una commissione presieduta dai violinisti principali della vera orchestra della Scala. Eravamo quasi un centinaio di violinisti provenienti da tutta Italia, tra i 18 e i 27 anni ma i posti disponibili erano solo 18, chiaramente il numero varia in base allo strumento. È una grande opportunità per noi, anche l’altra sera avevamo eseguito il Lago dei Cigni e guardandoci intorno vedevamo chi rideva, chi piangeva, perché ci rendevamo conto di quanto sia bella questa vita anche se è molto difficile».
Cosa senti di dire a giovani che vorrebbero intraprendere questo tipo di percorso?
«Ci sono tante frustrazioni, tante difficoltà, tanti soldi spesi che sono molti più di quelli che guadagni però è la gioia di momenti come quello d’altra sera che fanno superare tutto. Quello che ci sentiamo dire più spesso sia dagli insegnanti che da grandi musicisti è che alla fine di tutto nonostante i sacrifici siamo dei privilegiati perché stiamo facendo qualcosa che ha a che fare la sfera più intima dell’essere umano perché la musica è un’arte che ci connette tutti quanti».