E domani come sarà? Come affrontare il post coronavirus? Ecco la risposta di Cristina Squarcialupi, imprenditrice di successo nell’oreficeria di lusso con Lasi, Chimet e Unoaerre
L’emergenza che viviamo lascerà tracce nella vita quotidiana perché lascia una scia di morti e una ferita profonda nelle coscienze: sarebbe uno spreco buttare via questa esperienza che, per quanto negativa, è destinata ad insegnarci molto.
Innanzitutto, come ha detto lo scrittore David Grossman, ci siamo resi conto che il bene di ciascuno di noi è il bene di tutti ed è determinante per il futuro dei nostri figli. Siamo parte di un unico Stato, siamo interconnesssi uno all’altro.
Abbiamo scoperto che “solidarietà” non è una parola vuota: non è l’elemosina che si fa ai bisognosi, ma un punto di riferimento nelle società democratiche.
Abbiamo riscoperto l’importanza del lavoro e il suo valore sociale, come servizio per la collettività.
Le sfide che saremo chiamati ad affrontare richiederanno una dirigenza preparata, che sappia trovare soluzioni praticabili con una visione di ampio respiro. Avremo bisogno, ora più di prima, di una classe dirigente in grado di muoversi verso orizzonti nuovi che richiedono competenza. Il virus ci ha insegnato che non è più l’epoca dei dilettanti. Abbiamo un disperato bisogno di investire in formazione e ricerca.
Altro aspetto che la situazione attuale ha messo in luce è l’eccesso di burocrazia, un’atavica debolezza italiana e un problema che gli imprenditori denunciano da anni perché rischia di far implodere il sistema produttivo.
Le attività della mia famiglia sono un esempio di interconnessione tra filiere produttive che potrebbero sembrare, a prima vista, distanti. Il gruppo non si occupa solo di oreficeria ma fa parte di una filiera molto più vasta, circolare che coinvolge UnoAerre e Chimet. Con UnoAerre ci occupiamo di moda e abbiamo una clientela distribuita in tutto il mondo, utilizzando anche le materie prime reperite e riciclate in modo etico e sostenibile da Chimet. Non è un caso che in questa crisi sanitaria, economica e sociale, Chimet sia rimasta aperta perché considerata strategica per l’economia nazionale.
Per chiudere, quindi, rovescerei la prospettiva: questa crisi ci indica la sola strada percorribile. Abbiamo bisogno di una maggiore attenzione al lavoro, alla salute, all’istruzione e all’ambiente. Da qui dovremo ripartire per affrontare quel nuovo mondo di cui tutti parlano.