Da La Rappresentante di Lista a Francesco Motta fino alla storica band aretina che si esibirà in un concerto speciale per celebrare i 25 anni di carriera: sei date all’anfiteatro romano, un cast di livello e l’entusiasmo per aver allestito un festival di qualità nonostante le restrizioni per il covid. Il Mengo Music Fest ha cambiato location ma non ha cambiato anima. E Paco Mengozzi, l’art director, guarda già al 2022: “Sarà l’edizione più bella di sempre”
Tra la serata unica del 2006 e lo sfizioso programma del 2021, scorre una bella fetta di storia popolare aretina. Il Mengo Music Fest l’ha raccontata con assoli di chitarra e rulli di batteria, allargandosi come una marea ritmata dalla zona circoscritta di Tortaia fino a una ribalta transnazionale. Passando con il mouse, e con la memoria, sopra le locandine delle varie edizioni, si snoda il filo dei ricordi che unisce l’atmosfera sbarazzina degli esordi al palco rutilante del Prato, dove la manifestazione si è trasferita dal 2018, ufficializzando il definitivo salto di qualità dal punto di vista organizzativo, artistico e mediatico.
Quest’anno, nonostante i tentacoli della pandemia restino ancora avvinghiati agli eventi live, il Mengo andrà in scena all’anfiteatro romano con l’insegna Arezzo Music Fest grazie al patrocinio e contributo di Regione, Comune e Camera di commercio, oltre alla collaborazione di Fondazione Guido d’Arezzo, Fondazione Arezzo InTour e Discover Arezzo. In totale, 6 appuntamenti inseriti all’interno del cartellone culturale “Anfiteatro sotto le stelle”.
Le date da segnare in rosso sono 24 giugno, 9 luglio, 22 luglio, 31 luglio, 5 agosto e 26 agosto. Ad aprire la scena sarà La Rappresentante di Lista, queer band reduce da Sanremo che proverà ad Arezzo dal 18 al 23 e che proprio da qui partirà per il My Mamma Tour. Il 9 luglio spazio all’aretinità: saliranno sul palco Manfri, Frambo, Brunacci e Spumante per cimentarsi con pezzi dei rispettivi repertori e cover di successo. Con il supporto di Stefano Santoni e in collaborazione con Arezzochespacca ci saranno anche i Soul Killa Beatz. Il 22 toccherà a Motta, cantautore che in città ha già strappato applausi e che ha da poco lanciato l’album Semplice, mentre il 31 sarà la grande notte dei Negrita, in giro per l’Italia da fine giugno con La Teatrale Summer Tour. Una data niente affatto casuale, che cade in concomitanza con la Fiera Antiquaria e che arricchirà la proposta turistica per i visitatori che, si spera, torneranno a frequentare Arezzo. Senza contare che si tratterà di un concerto speciale, unico e imperdibile, per festeggiare i 25 anni di carriera. Ancora da ufficializzare, invece, gli artisti del mese di agosto, ma le indiscrezioni sono roboanti.
“Il sostegno della Fondazione e del Comune, sul piano operativo, è stato fondamentale in questi ultimi due anni” ci ha detto Paco Mengozzi, art director nonché fondatore e anima, cuore pulsante e mente creativa del festival. “Guardiamo all’edizione 2021 con un ottimismo cresciuto cammin facendo. Nel nostro dna c’è il concerto, l’atmosfera elettrica che si respira cantando, ballando insieme. E invece siamo costretti a organizzare eventi a numero chiuso: tutti a sedere, distanziati e con la mascherina. E’ una rinuncia pesante ma la realtà si è dimostrata meno brutta del previsto. L’anno scorso il concerto di Daniele Silvestri è stato uno spettacolo in tutti i sensi. E credo che pure quest’anno ci sarà da divertirsi. Gli artisti si sono adattati al momento, il pubblico anche e noi organizzatori abbiamo scoperto che si possono mettere in piedi esibizioni di qualità nonostante le restrizioni per il covid. Del resto, fermarsi del tutto sarebbe stata una sciagura. Il nostro è un ambiente che vive di entusiasmo, senza eventi le persone mollano”.
Tre date dell’Arezzo Music Fest saranno a ingresso gratuito, altre tre con biglietti da acquistare online a prezzi molto contenuti, tra i 15 e i 25 euro. Non sarà il Mengo che i fans speravano di vivere, vedere e gustare, ma la versione anti-covid è tutt’altro che un ripiego. Anzi.
“Vorrei spendere un ringraziamento sincero per il Museo Archeologico, che ospita tutta la rassegna, e in particolare per la direttrice Maria Gatto, che ha dimostrato grande sensibilità. Fino a ottobre avevamo ancora la speranza di allestire il festival vero. Poi abbiamo dovuto riporre i sogni nel cassetto, non senza rimpianti. Nel 2020 avevamo già messo sotto contratto Achille Lauro e i Subsonica, chissà se riusciremo a riportarli in futuro… In ogni caso mi auguro che il 2022 sia veramente l’anno della rinascita. Questo settore è stato molto trascurato durante la pandemia, specie chi vi lavora a partita iva, con contratti stagionali o legati ai tour. Per fortuna la categoria si è compattata e noi del Mengo non abbiamo fatto eccezione. L’associazione Music, che organizza il festival, è composta da circa trenta persone, molte delle quali prestano la loro opera per passione. Se non avessimo trovato il modo di allestire un cartellone alternativo, non so come sarebbe andata a finire”.
Il legame del Mengo con Arezzo resta saldo al di là delle scelte imposte dall’emergenza sanitaria. Il trasferimento all’anfiteatro romano, cornice suggestiva ma meno rockettara del Prato, non ha annacquato i rapporti con la città in cui il festival è nato, cresciuto e dove resterà nonostante l’esplosione registrata in fatto di presenze e di interesse: “Arezzo rimane il contesto ideale per noi. E’ una città con un potenziale altissimo e in molti casi inespresso, con spazi che potrebbero attirare gente e che non sono utilizzati a dovere. Manca un ultimo gradino da salire, manca un’attività di coordinamento per le decine e decine di iniziative che ci sono ogni anno e che spesso procedono in ordine sparso. Per questo ho messo in evidenza il ruolo positivo della Fondazione Guido d’Arezzo, che un compito del genere sta cominciando a svolgerlo in modo efficace. Il paragone con Arezzo Wave? Me lo sento proporre da tempo e la cosa non può che farmi piacere, visto che parliamo di un festival che era diventato uno dei più importanti d’Europa. Per quelli della mia generazione, Arezzo Wave è stato una scuola, ha tracciato una strada innovativa da seguire, ha valorizzato la città e a distanza di tanti anni, ancora sentiamo l’eco positiva di quei giorni. Noi cerchiamo di replicare quel format, ovviamente adattato al contesto di oggi. Di sicuro, per citare uno slogan molto in voga, credo che Arezzo debba essere veramente città della musica. Di tutta la musica”.
E se lo dice Paco Mengozzi, c’è da credergli. 39 anni tra poche settimane, insegnante di violoncello, uomo delle pubbliche relazioni di Woodworm (etichetta discografica aretina in grande ascesa), presidente del direttivo dei giovani di Confcommercio, è uno che più multitasking non si può e che il mondo delle sette note lo conosce a menadito.
“La musica è sempre stata la mia grande passione. Il violoncello l’ho scoperto alle elementari grazie al professor Volfango Dami, che un giorno si presentò nella nostra classe e iniziò a suonare la pantera rosa. Ne rimasi talmente affascinato che poi mi sono diplomato al liceo musicale, ho fatto il conservatorio a Roma al Santa Cecilia e il Dams a Firenze. In parallelo avevo cominciato a organizzare piccoli eventi estivi. Mio padre gestiva un chiosco in zona Tortaia in cui vendeva bibite, panini e gelati. Si chiamava “dal Mengo” e intorno a quel chiosco è nato il festival, conservandone il nome. Era il 2002, poi tre anni di stop e nel 2006 siamo tornati per non fermarci più. Da quel momento in avanti è stata un’ascesa continua: nel 2009 è nata l’associazione Music, il pubblico ha cominciato a moltiplicarsi e nel 2018 ci siamo spostati al Prato. Dove speriamo di tornare tra dodici mesi: senza mascherine, senza distanziamento, senza paure. Dopo tutto quello che abbiamo passato, sarà l’edizione più bella di sempre”.