Puntare sull’attrattività di Arezzo quando lo facevano in pochi e trasformare la propria casa in un B&B amatissimo in pieno centro storico, ad un passo dal Duomo e da piazza Grande. Barbara Lancini ha precorso i tempi ed è stata tra i pionieri di un nuovo sistema d’accoglienza per i turisti
Come spesso accade, da una scelta sofferta e difficile è nata una storia imprenditoriale di successo, che ha aperto la strada ad un nuovo modo di fare accoglienza. Barbara Lancini, proprietaria e gerente insieme alla propria famiglia di Antiche Mura, uno dei primi Bed&Breakfast aperti in città, sta per celebrare un importante anniversario con uno stato d’animo che mixa orgoglio ed emozione, quello dei dieci anni di attività.
Oggi che Airbnb, il portale dedicato alla ricerca di alloggi a breve termine, è lo strumento con cui molti di noi pianificano le proprie vacanze, è facile pensare di aprire un B&B. Ma nei primi anni 2000 solo l’idea di realizzare una struttura ricettiva alternativa al classico hotel sembrava un’avventura. Come ha preso vita l’idea di Antiche Mura?
Prima di tutto per il grande amore verso Arezzo e la sua parte storica. La mia famiglia vive da sempre in centro ed io sono nata e cresciuta nella casa che oggi ospita il B&B. Riconoscere il fascino e la bellezza di questi luoghi mi ha spinto ad avere fiducia nel fatto che anche il turista o il visitatore occasionale potesse rimanerne colpito. Il costante incremento di chi apprezza la nostra città e torna a visitarla, non fa che consolidare questa mia convinzione.
C’è stato un momento particolare che ha dato inizio a questa avventura imprenditoriale?
Dopo la scomparsa delle amatissime zie Italia e Paolina, che abitavano il primo piano della palazzina dove oggi c’è il B&B, la mia famiglia si è trovata davanti ad una scelta importante: vendere un immobile molto richiesto e per il quale si erano già concretizzate delle offerte interessanti oppure seguire il cuore, rimanendo ad abitare in questa casa e nel centro storico di Arezzo. Oggi posso dire con orgoglio che aver seguito la passione si è dimostrata la scelta vincente.
La soddisfazione più grande, in questi anni di attività, qual è stata?
Quella che ripaga dei sacrifici, è veder riconosciuto l’impegno e la cura che quotidianamente dedichiamo a chi soggiorna da noi, perché possa sentirsi coccolato come a casa propria. E poi accogliere ospiti da tutto il mondo permette di conoscere così tante storie e abitudini e modi di vivere diversi, che sembra di viaggiare anche senza muoversi da qui.
Come è cambiata l’utenza turistica in questi anni?
Di sicuro è aumentato il numero dei turisti che conoscono ed apprezzano la nostra città. Molti dei nostri ospiti ci dicono di preferirla a città vicine e più visitate come Firenze o Siena: la trovano più genuina, più fedele ad una certa idea di Toscana e più a misura d’uomo.
La tua sensibilità di donna quanto e come ha influenzato l’attività?
La femminilità è molto presente nelle scelte di stile dell’arredamento e della personalizzazione delle camere. Ognuna delle stanze è dedicata ad una donna speciale: Artemisia, in onore della pittrice Gentileschi; Marilyn, da sempre icona della femminilità, non solo al cinema; Clarissa, la signora Dalloway del libro di Virgina Woolf; Holly, come la dolcissima attrice Audrey Hepburn nel film Colazione da Tiffany; Emma, l’eroina del romanzo Madame Bovary di Flaubert; infine la nostra nobile Matilde, in onore di Matilde di Canossa, duchessa di Toscana. Niente di tutto questo, però, sarebbe stato possibile senza il contributo di mamma Grazia, papà Giovanni e mio fratello Patrizio. Ognuno di noi, con le proprie attitudini e capacità, dà il massimo ogni giorno perché questa avventura prosegua nel futuro. Lavorare insieme è uno dei privilegi di questo lavoro ed è bello condividere difficoltà e gioie con le persone che ami di più.