Dagli scarti delle aziende orafe alla nuova vita dei preziosi. E poi l’impegno sul fronte ambientale, per il benessere dei lavoratori e del territorio. “Vogliamo promuovere un nuovo umanesimo” spiegano il direttore finanziario Sauro Serrotti e il direttore marketing Stefano Baldi, seguendo la filosofia della famiglia Castigli.
Un anno e mezzo di vita appena, ma uno sterminato orizzonte di possibilità, perché siede su gigantesche spalle d’esperienza nel campo. Caurum è formalmente nata il 18 gennaio 2021, per scrivere una storia nuova. “Recover, refine, transform”: è questo ciò che si fa nell’azienda chimica con base nel cuore del distretto orafo aretino. Ovvero recupero, raffinazione e trasformazione di materiali preziosi che derivano da scarti di aziende del settore orafo ed industriale.
La gioventù e l’ambizione di Caurum sono ben rappresentate dalla freschezza nell’approccio, nel marketing, ma anche nella sostanza: perché l’impresa cresce a un ritmo sorprendente. Nel fatturato, ad esempio, registra un +145% dal 2021 al 2022, contando di chiudere l’anno corrente sopra i 100 milioni. Oppure nei costanti investimenti, su tutti quelli in risorse umane: al momento in organico ci sono 42 persone. Le assunzioni sono continue: sono state integrate 25 ulteriori figure in soli 18 mesi.
Appena nata, già grande
Ma c’è qualcosa di diverso in questa storia imprenditoriale aretina. Ad esempio, l’ingegnoso fondatore Giovanni Battista Castigli, un chimico, un entrepreneur visionario, che ha messo al servizio dell’impresa i suoi esclusivi ritrovati, preferisce rimanere nell’ombra. Il know-how di Caurum ha la sua firma impressa, tra lavorazioni consolidate e altre innovative, passando dalle distillazioni dei metalli nobili bianchi ai recuperi. Ma c’è il figlio di Giovanni Battista, Andrea, al timone dell’azienda, dopo una lunga gavetta nel settore. “La famiglia Castigli – spiega il Cfo (Chief financial officer, ovvero il direttore finanziario) Sauro Serrotti – ha deciso di circondarsi sin dall’inizio di figure di livello manageriale a cui affidare lo sviluppo di Caurum. Un approccio non comune, proprio per battere una strada alternativa”. La proprietà supervisiona, lontano dai riflettori. E così a raccontare quale percorso sta intraprendendo l’azienda, ci pensa proprio il Cfo Serrotti, che peraltro è anche formatore di Banca Tema.
I dati economici, patrimoniali e finanziari
Ecco alcuni dati economici, patrimoniali e finanziari di Caurum: “Il turnover (ovvero il fatturato) è passato 33.540K euro del primo anno agli 82.271K del 2022, l’indice di redditività Ebitda (margine operativo lordo) è cresciuto da 1.600k a 2.700k, mentre l’Equity ha visto un salto in alto da 6.500k euro a 7.900k. Ed infine il FcF Equity che balza da 1.700k a 5.200k in un anno.
“Cruciali per caurum sono i temi dell’innovazione e della sperimentazione, verso cui incanalare risorse”
Come un organismo
Radici a San Zeno, alle porte di Arezzo, ma vocazione internazionale: il 30% delle commesse proviene dall’estero, il 70% dall’Italia. E sguardo fisso al futuro. “L’azienda si occupa del recupero efficace e della trasformazione di oro, argento, platino, palladio, rodio, rutenio, iridio – spiega Serrotti – rendendone gli scarti una fonte rinnovabile”. Cruciali per Caurum sono i temi dell’innovazione e della sperimentazione, verso cui incanalare risorse per nuovi impianti all’avanguardia. Ma poi ci sono gli impegni presi in tema di sostenibilità ambientale e sociale. Sfaccettature diverse, per un’unica identità. “Sin dall’inizio della nostra avventura abbiamo voluto mettere le persone al centro del nostro progetto. Intendiamo valorizzare le qualità, le peculiarità del singolo. Non c’è una piramide di comando, semmai una piramide invertita: io mi metto al servizio delle altre persone che qui lavorano. Occorre creare un clima sereno, di fiducia, affinché il lavoro proceda nel migliore dei modi”. Le assunzioni sono continue in un’ottica di espansione aziendale, e ponderate. “Ovviamente devono ricevere l’ok dalla proprietà, ma soprattutto del diretto responsabile di funzione. Senza che il responsabile sia d’accordo, non si assume”, aggiunge Serrotti. L’idea è che Caurum funzioni come un organismo, dalle molte anime e sensibilità, la cui creatività si manifesta nei “fertili” momenti dei brainstorming. E cui segue la concretezza, nella sintesi e nelle decisioni.
L’origine del nome
Il nome è un gioco di parole, la fusione (e visto la tipologia di azienda non poteva essere altrimenti) di due termini latini. Il primo è “Caurus”, che è il nome di un vento, cioè il Coro: oggi comunemente chiamato Maestrale, spira da nord ovest e un tempo ricopriva un ruolo cruciale nella navigazione del Mediterraneo. “E’ stato scelto perché simbolo del soffio del pensiero intuitivo”, spiega il direttore marketing Stefano Baldi. Il secondo è invece “Aurum”, cioè l’oro. Il più celebre dei metalli nobili. C’è poi il logo, composto da un cerchio e da una stella a sette punte, 7 è il simbolo della scienza e 7 sono proprio i magnifici metalli recuperati.
Il cerchio racchiude un esagono luminoso all’interno. “Si tratta di icone della congiunzione fra cielo e terra e della trasformazione materica: così vengono espressi i valori dell’impresa, l’armonia e la perfezione delle forme, l’immaginazione, l’energia creatrice, le emozioni ed il riflesso di luce che manifestano la passione e la dedizione per la propria opera”, aggiunge Baldi.
“I nostri obiettivi fanno parte di una visione unica, per un welfare aziendale vantaggioso”
Un nuovo umanesimo
“Vogliamo perseguire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Ci impegniamo – spiega il direttore marketing Stefano Baldi – affinché l’ambiente lavorativo sia confortevole. Un nuovo umanesimo secondo noi è possibile. E anche questi obiettivi fanno parte di una visione unica, molto forte. Che si concretizza, ad esempio in un welfare aziendale particolarmente vantaggioso”. Tra i benefit e i piani messi in atto dal datore di lavoro per migliorare la qualità lavorativa e di vita del dipendente, spicca un’iniziativa. “Quella dell’assicurazione legale. Vogliamo mettere tutti coloro che lavorano in Caurum in una condizione di sicurezza operativa. Avere a che fare con i preziosi è una grande responsabilità, chi lo fa deve poter agire con la serenità di non subire gravi conseguenze incappando in un errore. Errori nel corso della lunghezza della filiera, possono capitare”, aggiunge Serrotti.
Dai rifiuti ai preziosi
“Il business di Caurum è legato alla vendita del metallo prezioso che viene recuperato attraverso i processi di trasformazione anche a partire dai rifiuti delle aziende orafe, non c’è quindi estrazione dalle miniere. E a parità di condizioni, il ciclo produttivo di Caurum è molto più efficiente di circa il 40% di un ciclo estrattivo da miniera, che garantisce un massimo di 4 grammi di oro/tonnellata estratta”, spiega Serrotti.
Ma non solo. L’impegno sul fronte ambientale è nel dna di Caurum, il settore di ricerca e sviluppo è impegnato costantemente nello studio dei prodotti chimici ausiliari, indispensabili per le fasi della lavorazione, analizzandone le caratteristiche di efficacia nel processo, ma di impatto sull’ambiente e di salute e sicurezza dei lavoratori. “In tal senso quindi è obiettivo di Caurum utilizzare nel proprio ciclo produttivo le sostanze migliori che possano ottimizzare la produzione rispondendo a tutte le esigenze aziendali, comprese quelle ambientali e di riduzione degli impatti negativi su aria e acqua”, aggiunge il Cfo.
Un’identità forte
“Attenzione all’ambiente, al benessere dei lavoratori, ma anche della comunità in cui Caurum è inserita. In questo senso – dice Sauro Serrotti – investiamo per rendere migliore il posto in cui operiamo giornalmente. Sosteniamo valide iniziative, dall’arte all’editoria. Comunichiamo la nostra visione, ci interfacciamo attraverso il nostro merchandising. Fa tutto parte di un’identità molto forte, ma aperta e in evoluzione. Pronta a cogliere le sfide che il futuro sa riservare”. Ma non solo.
“L’impresa ha infatti deciso di investire nel benefit principale, la salute dei dipendenti con una polizza collettiva di cura e protezione per le malattie gravi, grazie alla quale sarà possibile effettuare visite mediche gratuite di controllo in giornate dedicate, organizzate direttamente dalla struttura medica nei locali della ditta, tutelando così il diritto più importante dell’essere umano”. Caurum ha scelto inoltre di diventare partner istituzionale dell’Auditorium Guido d’Arezzo. “Caurum Hall sarà lo spazio ideale e patrimonio esperienziale d’eccellenza, epicentro di incontri di qualità e di valori autentici. Sarà un connubio duraturo nell’ottica di una visione di valorizzazione e promozione della cultura, come elemento costitutivo e distintivo della personalità e di grande arricchimento per la comunità territoriale”, sottolinea Stefano Baldi.
“Sosteniamo iniziative dall’arte all’editoria. Fa tutto parte di una identità molto forte”
Responsabilità sociale e certificazioni
Caurum ha implementato un sistema di gestione per la qualità, l’ambiente e la sicurezza conforme alle norme ISO 9001, ISO 14001 e ISO 45001, nel rispetto dell’ambiente e della sicurezza sui luoghi di lavoro. L’iter di certificazione si è concluso positivamente nel maggio 2023. “Ma questo è un punto di partenza nel perseguire futuri obiettivi di crescita”, afferma Serrotti.
“Caurum ha conquistato due importanti traguardi attraverso le certificazioni: Responsible Jewellery – Rjc e Chain of Custody (CoC). In qualità di membro certificato, Caurum è stata perciò riconosciuta per il suo impegno nei confronti di un’attività responsabile e di un percorso di business sostenibile, fornendo la garanzia della probità dei suoi prodotti e dei materiali. Tutti i metalli preziosi, che sono trattati e che escono dall’azienda sono conformi alle certificazioni Rjc & CoC. Tali attestati offrono ai clienti e ai fornitori la garanzia di una catena d’approvvigionamento sicura, dall’origine al trattamento finale, nel rispetto dei diritti umani, tutelando l’ambiente ed adempiendo tutte le corrette prassi gestionali. Inoltre l’azienda ha implementato ed adottato un modello organizzativo 231/01 dall’anno 2021 che fa da cornice alle certificazioni di qualità, ambiente e sicurezza.
Dopo una prima fase di analisi, strettamente funzionale all’identificazione delle attività aziendali teoricamente esposte ai rischi del decreto legislativo 231/2001 (effettuata con il supporto dei consulenti) sono stati implementati: il risk assessment, il modello nella sua parte generale e nelle sue parti speciali relative alle singole aree di reato presupposto contenute nel D.Lgs. 231/2001 con le procedure operative (protocolli) per le aree a rischio, il codice etico, il regolamento e lo statuto dell’organismo di vigilanza, il piano di formazione aziendale e definizione delle modalità di reporting interno. “Il modello 231 nel suo complesso, insieme alle certificazioni ambiente, qualità e sicurezza e Rjc, è per Caurum uno strumento di tutela nei confronti di clienti, fornitori, lavoratori e amministratori e testimonia l’impegno a garantire il rispetto di tutti gli adempimenti cogenti e volontari da parte della direzione aziendale”, conclude Serrotti.