Il debutto a suon di 5 e di successi, come un alieno sceso sulla Terra. La coppia inossidabile con Scortecci. La fedeltà a Porta Santo Spirito. Il quartiere trascinato in vetta all’albo d’oro. Dieci anni vissuti sempre sulla breccia: “E pensare che nel 2012 non dovevo nemmeno esordire… Vedovini l’avversario che ho apprezzato di più; Martino Gianni il mio maestro, non solo di Saracino. La vittoria più bella è quella di giugno, l’ultima che mia mamma ha visto in televisione. A settembre mi ha aiutato dall’alto”
Quando venne scaraventato sulla lizza da Porta Santo Spirito, e si parla ormai di dieci anni fa, sembrava l’alieno sceso sulla Terra. Cinque a raffica, carriere senza uno sbaffo, vittorie una dietro l’altra: era un ragazzino di vent’anni e andava contro il buratto con la disinvoltura di un veterano. La piazza, dopo l’iniziale stupore, cominciò a fischiarlo per metterlo in difficoltà. I figuranti degli altri quartieri disturbavano il suo cavallo. E lui, imperterrito, filava come un treno a stampare la lancia sulla V. Porta Santo Spirito si affidò a lui e Gianmaria Scortecci per risollevarsi da un periodo di difficoltà, inaugurando la linea verde che ha segnato (e probabilmente lo farà ancora) la storia del quartiere e della Giostra.
Elia Cicerchia, 30 anni compiuti ad agosto, ha poi vissuto alti e bassi come tutti. Ma è rimasto sempre sulla breccia, arricchendo il palmarès con una continuità impressionante fino a trovarsi con 12 trofei in rastrelliera, a un solo gradino dal suo mentore Martino Gianni e a tre da Tripolino, il più vittorioso di sempre. Gli ultimi due trionfi sono freschi freschi: giugno e settembre 2022, primato nell’albo d’oro, secondo cappotto della carriera portato a casa pochi giorni dopo la scomparsa di mamma Donatella.
La sensazione è che l’ultima Giostra, per quello che avevi vissuto, per i due 5 che hai marcato e per l’età che hai, 30 anni, sia stata una sorta di spartiacque. Prima c’era un Elia bravissimo e giovane, in evoluzione. Adesso un Elia sempre bravissimo ma più maturo, più solido. E’ così?
Con il passare degli anni la Giostra mi ha insegnato molte cose e in alcuni casi ne ho pagato anche lo scotto. Oggi eviterei alcune reazioni che ho avuto in passato, anche se poi l’adrenalina in certi momenti dice la sua e io mi lascio trasportare: questo a volte mi è stato di aiuto e altre mi ha penalizzato. Il 2022 mi ha riservato situazioni che mi hanno spinto a maturare, a vivere certe dinamiche con maggiore responsabilità. Quindi non credo ci sia stato uno spartiacque, penso di aver seguito il normale percorso in cui si cresce e ci si approccia al mondo con un atteggiamento meno incosciente.
Non so se tu credi al destino. L’esito della Giostra di settembre, ripensandoci a mente fredda, aveva un esito scritto? O la vittoria te la sei conquistata lì, sul campo?
A posteriori, diversamente da quello che si potrebbe pensare, per me è stato più importante dedicare a mia madre la vittoria di giugno, perché lei mi stava guardando dalla televisione. A settembre invece mi ha guardato dal cielo, mi piace pensarla cosi, anche se avrei preferito poterla abbracciare invece che puntare il dito verso l’alto. Io ho dato tutto me stesso sia in allenamento che in Giostra e la vittoria è stata conquistata sul campo, sicuramente con un aiuto in più.
I tuoi esordi sono coincisi con una serie di successi e di punteggi altissimi. Come hai scoperto questo talento giostresco, lo hai allenato o ce l’avevi nel dna?
E’ stata una scoperta inaspettata che abbiamo fatto tutti insieme. Non pensavo di esordire con un centro e ripetermi per altre tre volte di fila, contribuendo al triplete: fu una sorpresa per tutti. Non ero affatto l’asso nella manica del quartiere e non è un segreto che inizialmente non avrei neanche dovuto esordire nel 2012. Ero quello che alle scuderie e alle prove aveva qualche difficoltà in più rispetto agli altri. Il consiglio però decise di far scendere in piazza me accanto a Gianmaria e da li è nato tutto.
Domanda secca e risposta sincera: in questo momento chi è il giostratore più completo. Tu o Scortecci?
Premessa: sono onorato di scendere in lizza a fianco del miglior giostratore che ci sia attualmente. Se vogliamo parlare di completezza, credo che io abbia tirato fuori dal cilindro alcuni 5 che nessuno poteva prevedere. Ma sarei falso a non ammettere che oggi Gianmaria rispecchia il giostratore che tutti vorrebbero come compagno, sia a livello tecnico che umano, e assicuro che conta anche quello. Il bello della nostra coppia è che in questi dieci anni, ogni volta che uno dei due era in difficoltà, l’altro viveva una forma strepitosa. Questo ci ha permesso di continuare a vincere.
A Gianmaria qualche mese fa chiedemmo su cosa si basavano gli equilibri di coppia con te. Lui rispose “su una grande amicizia, quasi una fratellanza”. Tu cosa dici?
Con Gianmaria è tutto naturale, come in un matrimonio che funziona alla perfezione. Ci rispettiamo a vicenda e sappiamo che il bene di uno corrisponde al bene dell’altro. Questi anni di Saracino ci hanno permesso di creare un’amicizia sincera e costruttiva per noi e per l’ambiente delle scuderie. Però posso rivelare che il capitano Geppetti si preoccupa se non ci vede bisticciare nelle settimane cruciali, perché alla base di tutto c’è stima, fiducia e quella passione che ci sprona sempre ad alzare l’asticella. Gianmaria è una persona di cui non mi priverei mai, sia dentro che fuori la Giostra.
Chi è stato, se c’è stato, il tuo modello di giostratore in gioventù?
Non ho mai pensato di voler diventare come qualcuno in particolare. Di sicuro ho sempre stimato e cercato di arrivare al livello di Enrico Vedovini. Per me poterlo battere in piazza era motivo di orgoglio e non ho mai smesso di apprezzarlo sia tecnicamente che psicologicamente. Invece le persone dalle quali ho rubato di più con gli occhi e con le orecchie sono il mio maestro Martino Gianni e il mio compagno Gianmaria.
Quando hai vissuto il momento più difficile della tua carriera da giostratore?
Le difficoltà a Santo Spirito non ce le siamo mai fatte mancare: penso alla Giostra corsa con Ninnittu, alla quarantena dei cavalli del 2016, all’esclusione di Babydoll un anno prima di quanto preventivato. Il periodo più difficile però risale agli anni in cui non trovavo feeling con nessun cavallo, in cui forse ho e abbiamo abusato nel credere nelle mie capacità, con conseguente calo di rendimento. Per diverse edizioni ho avuto a che fare con cambi frequenti di cavalcatura e anche il binomio con Olympia non è partito come mi sarei augurato. Passare da quello “forte” a quello “in difficoltà” è stato un colpo duro per me, però con la squadra tecnica abbiamo analizzato ogni errore commesso e lavorato sodo, credendo in noi e nelle nostre scelte. E oggi mi sento nuovamente competitivo.
Hai mai avuto la tentazione, l’idea, il dubbio di cambiare colori? E c’è stato mai un contatto veramente concreto con qualche altro quartiere?
Ci sono stati momenti in cui, per varie dinamiche, ho pensato di farmi da parte, anche in modo immaturo. Nulla di più. In passato ho ricevuto qualche chiamata in via ufficiosa o quasi ufficiale, ma parlo di un periodo non recente. Ho sempre ringraziato per la stima e fatto capire, rispettosamente, che il mio futuro sarebbe stato gialloblu.
A giugno per la prima volta troverai Martino Gianni come avversario. Cosa ha rappresentato lui per te, cosa ti ha dato e che effetto ti farà trovartelo contro?
Non si può riassumere in poche parole quello che abbiamo vissuto e ciò che ci ha trasmesso. Gli riconosco il merito di ciò che ci ha fatto diventare: io posso ringraziarlo per avermi aperto gli occhi su certi aspetti e per avermi trasmesso le sue idee di Giostra. E’ stato un percorso in cui abbiamo ricevuto e dato, crescendo insieme. Noi non saremmo i giostratori che siamo se non ci fosse stato Martino e Martino non sarebbe l’allenatore che è adesso se non ci fossimo stati noi. Con lui in squadra si è sempre più forti di prima e sono sicuro che riuscirà a fare un bel lavoro anche in biancoverde. Mi meraviglierei del contrario, perciò sarà una grande sfida averlo come rivale. Cercherò di non farmi condizionare dalla sua energia dietro le logge: Martino sa che la sua opinione conta nella testa delle persone ed è bravo a usarla come arma. Se avremo la fortuna e la bravura di batterlo, a lui roderà un bel po’ ma sarà fiero di noi come lo è stato in questi anni dove ci guardava da lontano. Gli voglio molto bene, sono cresciuto con un severo insegnante, non solo di Giostra.
A parte il Saracino, cosa c’è nella tua vita e quali progetti hai per il tuo futuro?
Nella mia vita privata posso reputarmi fortunato ad avere una famiglia unita, un lavoro che mi piace e una fidanzata meravigliosa che mi supporta a tutto tondo. Da quello che emerge dalle vicende di Giostra potrebbe sembrare che io sia un antipatico: in realtà ho molti amici, alcuni davvero speciali. Per il futuro inseguirò i miei obiettivi con costanza e dedizione. Non faccio programmi a lungo termine, ho capito che a volte non hanno senso, perciò mi godo il presente con un occhio al domani.