I LUOGHI DELLA BATTAGLIA DI SCANNAGALLO

Tra Marciano e Pozzo della Chiana, uno scontro campale che segnò la futura nascita del Granducato di Toscana

 

Uno dei conflitti tra Impero Spagnolo e Regno di Francia per la supremazia in Europa. Oggi, viaggiando nell’idilliaca campagna tra i comuni di Marciano della Chiana e Foiano della Chiana, a nessuno verrebbe in mente che proprio quella zona fu teatro, il 2 agosto 1554, di uno dei più celebri episodi bellici del Cinquecento: la Battaglia di Scannagallo tra l’esercito ispano-fiorentino e quello franco-senese. Lo scontro va inquadrato all’interno della cosiddetta “Guerra di Siena”, uno dei tanti conflitti combattuti nel corso del XVI secolo sul suolo italiano, in cui la posta in gioco era molto più grande, ovvero la supremazia in Europa bramata da Impero Spagnolo e Regno di Francia. La scintilla fu l’insurrezione della Repubblica di Siena agli spagnoli del 26 luglio 1552, la conclusione fu invece il Trattato di Cateau-Cambrésis del 2-3 aprile 1559, che di fatto pose fine, dopo 65 anni, alle “guerre d’Italia” tra i re francesi e gli Asburgo di Spagna e Austria. Con la pace venne inoltre decretato il passaggio di quasi tutti i territori senesi nelle mani di Cosimo I de’ Medici, che sancì la nascita del Granducato di Toscana, ufficializzato dieci anni dopo.

Due grandi eserciti, un solo vincitore. Il 2 agosto 1554 si scontrarono due truppe equivalenti per numero di soldati, formati da circa 14.000 fanti e 1.000 cavalieri per parte. Le milizie ispano-fiorentine erano guidate da Gian Giacomo de’ Medici, quelle franco-senesi da Piero Strozzi. Le prime, più organizzate e compatte, dotate di migliori armi e strategie, ebbero decisamente la meglio. Dopo la battaglia i senesi furono assediati per otto mesi nella loro città, fino a quando Siena capitolò il 17 aprile 1555. Gli esuli si rifugiarono a Montalcino e continuarono la loro resistenza per altri quattro anni, finché la Repubblica di Siena cessò definitivamente di esistere nel 1559, dopo oltre quattro secoli. Un grande affresco di Giorgio Vasari, eseguito intorno al 1567 nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, ricorda lo scontro e celebra la casata medicea che ne fu protagonista. Nelle zone del conflitto, invece, ogni anno si svolge la “Rievocazione storica della Battaglia di Scannagallo” curata dall’associazione culturale Scannagallo, che fa convergere in Val di Chiana rievocatori dall’Italia e dall’estero per allestire gli accampamenti degli eserciti nemici e simulare i combattimenti che a metà del XVI secolo incendiarono questo angolo di Toscana.

Un tempio a ricordo della vittoria dei fiorentini. Per celebrare la battaglia campale, Cosimo I de’ Medici fece erigere tra il 1569 e il 1572 una grande cappella a pianta ottagonale, detta Tempio di Santo Stefano alla Vittoria, che isolata si ammira sulla sommità di una collina a Pozzo della Chiana, deliziosa frazione nel territorio comunale di Foiano della Chiana ai confini con quello marcianese. L’elegante edificio è attribuito a Bartolomeo Ammannati e Giorgio Vasari. Un lato esterno è contraddistinto da una scarsella a pianta quadrata con campanile a vela. L’ingresso principale è sormontato dallo stemma in travertino dei Medici con la corona granducale. La cupola costolata è rivestita con lastre di piombo e termina con una lanterna. All’interno l’altare in pietra ospita tre tavole dipinte da Orazio Porta, stretto collaboratore di Vasari. Nell’opera centrale, su due piani narrativi, si osservano “Cristo tra la Vergine e santi” e “San Girolamo incoronato da un angelo”, in quelle laterali le allegorie della “Fede” e della “Pace”.

Marciano, la sua rocca, i suoi gioielli. Dopo aver visitato i luoghi della battaglia, da Pozzo della Chiana vale la pena di spostarsi a Marciano della Chiana, borgo fortificato dall’impianto geometrico, che dal colle su cui sorge domina la vasta campagna circostante. La presenza etrusca nella zona è testimoniata da importanti ritrovamenti, come il “Torso di Marciano”, una statua di guerriero in pietra fetida del VI secolo a.C. custodita nel Museo Archeologico “Gaio Cilnio Mecenate” di Arezzo. In epoca romana e medievale fu un’area strategica, perché consentiva di controllare un’ampia fetta della Val di Chiana. Il castello marcianese, citato dall’XI secolo, forse era già presente nel periodo longobardo. Divenuto libero comune, nel XIII secolo Marciano finì sotto il controllo degli aretini, che ampliarono il fortilizio e lo munirono di una nuova cinta muraria, un cassero e quattro torrioni cilindrici agli angoli delle mura. Per la sua particolare posizione strategica il castello fu al centro di aspre contese tra Arezzo, Siena e Firenze per tutto il XIV secolo, finché nel 1382 passò per un breve tempo in mano ai senesi e dopo il 1384 in maniera definitiva ai fiorentini. All’area dell’antico fortilizio si accede attraverso una porta sovrastata dalla Torre dell’Orologio. Il piccolo centro storico è dominato dalla torre della Rocca, una delle architetture militari più imponenti del territorio aretino. Oggi è un centro culturale e artistico polifunzionale, dove si può osservare un’esposizione permanente dedicata alla Battaglia di Scannagallo con costumi, armature e armi dell’epoca e un plastico dello scontro tra fiorentini e senesi. L’edificio religioso principale di Marciano è invece la Chiesa dei SS. Stefano e Andrea, sorta nell’XI secolo ma ristrutturata negli anni Novanta del XVI secolo e ancora nel Settecento. Al suo interno si ammirano opere d’arte di varie epoche, come la pregevole “Madonna con il Bambino e i santi Giacomo e Cristoforo” di Bartolomeo della Gatta, realizzata intorno al 1486 dal più grande artista attivo ad Arezzo e dintorni negli ultimi decenni del XV secolo.