Tra il Pratomagno e l’Arno c’è una terra dove la natura e l’uomo hanno plasmato luoghi unici, ricchi di storia e di grande fascino
IL VALDARNO SUPERIORE TERRA DI CONFINE E CROCEVIA DI TRAFFICI
Circoscritto dal massiccio montuoso del Pratomagno a nord est e dalle colline del Chianti a sud ovest, il Valdarno è una delle quattro principali vallate che circondano Arezzo. Spesso viene definito Valdarno Superiore per distinguerlo dal corso dell’Arno tra Firenze e Pisa, che prende invece il nome di Valdarno Inferiore.
Territorio fertile e ideale per lo stanziamento umano fin dall’età della pietra, crocevia strategico di traffici commerciali fin dall’epoca etrusca e ancor più nel periodo romano, quando era solcato da strade consolari, nel medioevo fu al centro di lotte per il suo dominio tra Arezzo e Firenze, fino alla definitiva supremazia della seconda.
Il Valdarno presenta ancora oggi paesaggi tra i più pittoreschi ed eterogenei della Toscana. Se i declivi del Pratomagno ricordano gli ambienti alpestri, percorrendo la via Setteponti, che ricalca grossomodo il percorso della romana Cassia Vetus, si possono ammirare borghi tipici, gioielli romanici di arte e fede, vigneti e oliveti da cartolina che degradano dolcemente verso i dinamici centri valdarnesi del fondovalle.
IL BORRO UN SOGNO A OCCHI APERTI TRA STORIA E ALTA MODA
È proprio lungo la Setteponti che si sviluppa principalmente il territorio comunale di Loro Ciuffenna. Partendo da Arezzo e dopo aver oltrepassato l’Arno a Ponte Buriano e il centro di Castiglion Fibocchi, la prima tappa lorese è Il Borro, uno dei luoghi più caratteristici dell’intera provincia.
In origine era un fortilizio, acquistato a metà del XIII secolo dal nobile milanese Borro Borri, podestà di Arezzo dal 1254 al 1256 e capostipite della famiglia “del Borro”.
Nelle vicinanze si trovava già la pieve di San Giustino, documentata dall’XI secolo, che dette il nome anche al villaggio sortole intorno, l’odierna San Giustino Valdarno. Nella prima metà del XVII secolo, grazie al condottiero Alessandro del Borro, soprannominato per le imprese militari “terrore dei turchi”, il centro si ingrandì. In seguito entrò nell’orbita di famiglie prestigiose come i Medici Tornaquinci, i Torriani, gli Hohenlohe Waldemburg, fino al passaggio del 1904 ai Savoia.
Nel 1993 il duca Amedeo di Savoia-Aosta vendette tutto a Ferruccio Ferragamo, figlio del fondatore della casa di moda “Salvatore Ferragamo”, che ridette nuova vita al luogo, trasformando Il Borro in un’esclusiva oasi del benessere.
PIEVE A GROPINA GIOIELLO D’ARTE ROMANICA IN TOSCANA
Proseguendo il viaggio lungo la via Setteponti, poco prima di raggiungere il capoluogo comunale, una deviazione a destra conduce alla pieve di San Pietro a Gropina nelle pendici occidentali del Pratomagno, dove si trova uno dei più alti esempi di architettura romanica del territorio aretino e di tutta la Toscana, non a caso dichiarato “monumento nazionale”.
La chiesa è menzionata per la prima volta in un atto di dubbia provenienza, che parla di donazioni all’abate del monastero di Nonantola da parte di Carlo Magno nel 780. Il primo documento autentico che la cita risale invece al 1016. Nel 1191 l’imperatore Arrigo VI concesse Gropina ai conti Guidi.
Tra il XII secolo e la prima parte di quello successivo venne costruita la chiesa romanica a tre navate che ammiriamo oggi. Alla fine del Quattrocento papa Innocenzo VIII dette, su intercessione di Lorenzo il Magnifico, la pieve in beneficio al poeta Agnolo Poliziano. Giovanni de’ Medici, divenuto papa nel 1513 con il nome di Leone X, lo trasferì al Capitolo della Cattedrale di Firenze. Ancora nel XIX secolo il pievano di Gropina veniva scelto dai canonici fiorentini.
Il robusto campanile a pianta quadrata e la facciata in grandi conci di pietra, figlia di vari rimaneggiamenti, non lasciano nemmeno immaginare lo straordinario colpo d’occhio dell’interno a pianta basilicale, con l’abside semicircolare ornata da due file di arcate sorrette da colonnette.
Le navate sono spartite da colonne con capitelli scolpiti che raffigurano episodi tratti dal Vecchio e dal Nuovo Testamento, elementi zoomorfi e fitomorfi, animali fantastici e tanti simbolismi.
Nella navata destra della chiesa una scala permette di accedere al sottochiesa dove sono state ritrovate le fondazioni di edifici precedenti. In particolare si riconoscono resti di costruzioni romane, una chiesa paleocristiana del V/VI secolo a una navata e una chiesa tardo-longobarda dell’VIII/IX secolo a due navate. Da quest’ultima gli studiosi fanno venire il celebre pulpito di Gropina, fiore all’occhiello della pieve.
Le suggestioni che rimangono negli occhi e nel cuore di tutti coloro che visitano la pieve sono indelebili.
LORO CIUFFENNA TRA TESTIMONIANZE ETRUSCHE E FASTI MEDIEVALI
Il capoluogo comunale si sviluppa su un ripiano terrazzato alla destra dell’Arno. La presenza etrusca è testimoniata da toponimi come “Ciuffenna” e “Gropina”, mentre l’emergenza romana più evidente è il ponte nel centro storico, poi riadattato in epoca medievale. Da qui passava la Cassia Vetus, che attraversava tutto il territorio lorese e collegava Arezzo a Fiesole e dopo il I secolo a.C. anche alla nuova colonia di Firenze.
Nel II secolo d.C. la viabilità fu purtroppo messa in secondo piano e sostituita dalla Cassia Adrianea, che correva sulla sponda sinistra dell’Arno. Il sito fu così emarginato, a vantaggio dei centri del fondovalle valdarnese.
Il castello di Loro sorse in epoca altomedievale ed è menzionato per la prima volta in un documento del 1059 con il quale i conti Guidi, che ne erano feudatari, lo concessero in sub-feudo. Al secolo seguente potrebbe appartenere il mulino ad acqua ancora funzionante per la produzione di farina di castagne, uno dei più antichi della Toscana, edificato su uno scoglio del torrente Ciuffenna che attraversa il paese.
Loro rimase sotto l’egida dei Guidi fino al 1293, anno in cui la Repubblica Fiorentina tolse alla famiglia la giurisdizione su queste terre.
Nel basso medioevo ci fu una ripresa urbanistica e nel 1462 vennero redatti i primi statuti comunali. Il centro si estese così oltre il nucleo originario sorto intorno al fortilizio, che comprendeva anche la preziosa chiesa di Santa Maria Assunta, ma senza grandi sussulti a causa della marginalità rispetto alle principali vie di comunicazione create in epoca moderna. Questo aspetto contribuì tuttavia a preservare l’impianto medievale di Loro Ciuffenna, negli ultimi anni riscoperto e apprezzato da un numero sempre maggiore di turisti.
IL MUSEO “VENTURINO VENTURI” IL LASCITO DI UN MAESTRO LORESE DEL NOVECENTO
Negli anni Settanta il grande scultore e pittore Venturino Venturi tornò a vivere a Loro Ciuffenna, dove era nato nel 1918. Egli donò al Comune un cospicuo numero di opere, a patto che venisse istituita un’esposizione permanente che le valorizzasse. Il museo fu inaugurato il 23 giugno del 1993 al piano terreno del palazzo comunale.
Successivamente il Museo “Venturino Venturi” fu ampliato e riordinato in sezioni, organizzate secondo i principali temi della ricerca artistica del maestro toscano. La casa-atelier fu invece trasformata dopo la sua morte, avvenuta nel 2002, in Archivio votato alla promozione dell’arte di Venturi. Da anni è sede di conferenze e mostre dedicate all’artista e ai movimenti del Novecento a lui collegati.
POGGIO DI LORO UN BORGO MEDIEVALE DOVE IL TEMPO SI È FERMATO
Abbarbicato sotto il Pratomagno, lungo un’antica strada che comunicava con il Casentino, Poggio di Loro è la più caratteristica delle frazioni montane del comune e mostra ancora l’impianto del borgo fortificato. I resti delle mura castellane, le tipiche casette in pietra locale, le strette vie lastricate donano al luogo un’atmosfera magica, come se il tempo si fosse fermato al medioevo.
Nella piazzetta centrale è situata la chiesa Santa Maria Assunta, edificio romanico a navata unica dell’XI secolo che custodisce il quattrocentesco polittico con la “Madonna e il Bambino in trono fra i quattro evangelisti” attribuito da alcuni a Stefano d’Antonio di Vanni e da altri a Mariotto di Cristofano, entrambi pittori d’area fiorentina.
DALLA CROCE DEL PRATOMAGNO SI VEDE IL MONDO
Il massiccio del Pratomagno interessa vari comuni aretini e fiorentini, ma ha nel territorio di Loro Ciuffenna alcune delle sue zone più suggestive, come la vetta, a 1.592 metri s.l.m., che ospita la famosa Croce.
Il monumento in ferro promosso dal padre francescano Luigi da Pietrasanta nel 1926 e inaugurato il 2 settembre 1928 è il simbolo per eccellenza della montagna, fotografato in ogni stagione da escursionisti, cicloamatori e appassionati di trekking per gli incredibili scorci paesaggistici che si ammirano dal punto in cui si trova. L’ultimo suo restauro si è concluso nel 2013.
La principale via per raggiungere la cima è la panoramica che passa da Quota in Casentino, sul versante orientale, ma gli amanti delle lunghe passeggiate scelgono come basi di partenza anche i borghi loresi di Trappola, Anciolina e Chiassaia.