Certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano, cantava Antonello Venditti in «Amici mai». Frase che potrebbe rappresentare il refrain della vita, umana e professionale, di Mariella Dei, classe ’76, da Rassina, località Fontantica per la precisione. Liceale classica, laureata in Lettere e Filosofia all’Università di Siena, sede di Arezzo, nel 2000 con una tesi di storia contemporanea. Posata, pragmatica se volete ma con una luce inconfondibile negli occhi, quel fuoco che non tutte le persone hanno e che brucia tempi e spazi per farsi largo in ogni ambiente. Una ragazza, oggi una donna, che al giornalismo ci è arrivata per caso, ma non per caso ci è rimasta a lungo e oggi gira il mondo, da un festival a un altro, raccontando il cinema e i suoi protagonisti.
Indecisa se affrontare il dottorato di ricerca Mariella accetta il lavoro che gli offre Stefanella Baglioni a 102TV, televisione casentinese, nata su input di un imprenditore di Subbiano; una piccola realtà che ha dato il là a tanti giovani colleghi, tra questi Mariella: «Nelle mie mani il microfono e in quelle di mio padre, Orlando, la telecamera. Iniziai con I sentieri dell’archeologia, programma che suscitò interesse in cinque-sei puntate nel 2002. Ma il programma che ha avuto più successo è stato indiscutibilmente Casentino nascosto, iniziato nel 2003 e andato avanti fino al 2012, che ha coinvolto studiosi e cultori del territorio quali Giovanni Caselli, Terenzio Biondi, Vittorio Vannini, David Verlato, siamo diventati una squadra di esploratori».
Figlia unica, avuta dopo tredici anni di matrimonio, Mariella non nasconde il rapporto di grande attaccamento che ha sviluppato con i propri genitori, i quali hanno rappresentato per lei un continuo punto di riferimento: «Ero giovane e un contratto a tempo indeterminato mi metteva a disagio, mi chiedevo cosa volessi fare della mia vita e se quello sarebbe stato il mio approdo definitivo. Inizialmente volevo rifiutare, ma l’ambiente era sereno, con i colleghi ci stavo bene e mio padre mi spronò a non rinunciare, a capire, lavorando, quale potesse essere il mio futuro. Mi ha insegnato tanto: dal sacrificio a non avere orari, a non adagiarsi sulle scuse, e mi ha supportata quando volevo mollare, quando non mi sentivo a mio agio, quando mi facevo prendere dallo sconforto, ogni tanto ci sono momenti così nella vita di ognuno di noi e lui era lì a tenermi in piedi», come ogni padre decente dovrebbe fare per una figlia o un figlio.
Alla fine Mariella Dei ha fatto un pezzo di storia di 102TV e di televisione locale con Casentino nascosto, anche dopo il passaggio dell’emittente di Subbiano e di tutta la redazione a Teletruria. Pubblicista nel 2005, professionista nel 2008, di lei si ricordano anche le trasmissioni elettorali, condotte in diretta dalla Prefettura con eleganza: «Il passaggio a Teletruria non fu indolore. C’era un altro ambiente e nel contempo la malattia di mio padre era peggiorata, mamma era sola e io sentivo che dovevo restituirgli qualcosa, non volevo lasciarlo a un badante e decisi di dare le dimissioni, dimissioni da un contratto a tempo indeterminato. Il direttore Duranti mi chiese di ripensarci, di prendermi del tempo, ma alla fine – come ho sempre fatto nella vita – presi la decisione da sola e lasciai Teletruria. Sono stata dietro a mio padre, che poi, è morto e quel tempo è stato per me vita, chiudendo il legame terreno con la persona che ho amato di più e che mi ha resa ciò che sono oggi».
Il tempo che passiamo sulla Terra lo pensiamo spesso come tante parti staccate l’una dall’altra, legate all’età, ai luoghi, alle persone, invece è un unicum, siamo noi che diventiamo quello che siamo stati, che ogni giorno, ogni scelta che facciamo, dipingiamo il nostro autoritratto umano: «Dopo la morte di mio padre ho dovuto rialzare la testa e capire cosa volevo e, soprattutto, cosa potevo fare, perché a me non piace tornare indietro e quando si abbandonano certe strade è bene lasciarle dove sono. Così, nel 2014, ho preso la partita IVA e sono ripartita con Radio Italia 5, grazie a Gianfranco Ballerini, un guascone che mi ha dato carta bianca. Io non avevo esperienza radiofonica e su due piedi non sapevo da dove iniziare. In quel periodo si stava avvicinando il Festival del Cinema di Parigi e decisi di andarci, raccogliere tutto il materiale che potevo e vedere cosa ne sarebbe venuto fuori: mi sono lanciata nel vuoto e quel vuoto oggi è il mio lavoro. Con la fortuna del primo incarico importante, riportai a casa tante interviste e tantissimo materiale. Pensai di metterlo su YouTube perché non andasse perso e da quella rassegna stampa, ripresa anche dalla Rai, il cinema è diventato la mia vita e, ovviamente, il mio lavoro, grazie a un’agenzia che copre i vari festival e che io seguo da freelance: dal 2015 ho fatto Berlino, Cannes, Locarno, Venezia e Roma, devo andare ancora negli Stati Uniti, ero pronta per Toronto ma sono stata fermata dalla pandemia».
Mariella, lo abbiamo accennato, è pragmatica, prende quello che la vita le dà, ma cerca sempre di trasformarlo, di lasciare la sua impronta, una cosa per lei è molto importante, l’ambiente e nel cinema, ai massimi livelli, l’ha trovato: «Accogliente e di nicchia, dove ognuno si ritaglia il proprio ruolo per lavorare. Generalmente sai già cosa devi coprire, quindi fai la scaletta delle giornate e del lavoro da svolgere, ma a volte devi seguire anche l’intuito, come nel 2017, quando vidi la proiezione per la stampa di The Square e decisi che dovevo coprirlo. Un’esperienza molto positiva, perché c’è spazio anche per i cambiamenti di velocità e di rotta, non ci si annoia mai. Certo, il rapporto con i protagonisti è molto filtrato, dai manager agli uffici stampa, però ci sono attori che si rivelano persone strepitose come Keanu Reeves: ero a Parigi con una piccola telecamera, mi avevano detto che sarebbe stato difficile, ma alla fine si concesse senza fare distinzioni. Tom Cruise è una macchina di determinazione e Brad Pitt è più alla mano di quanto si possa pensare, gode a stare in mezzo al pubblico».
E i preferiti? «Juliette Binoche, empatica, magica anche nei rapporti con i giornalisti. Timothée Chalamet, enorme, con un grande futuro davanti. Poi le registe. Sofia Coppola notevole. Claire Denis strepitosa. Julia Ducournau, allieva di David Cronenberg, segnatevela».
Tra gli studi, il giornalismo e il cinema, Mariella nasconde una profonda vena artistica, che esprime con la pittura: «Mi sono formata con Enzo Cocchi, lui anziano io tredicenne, e Roberta Piemonte con la quale ho fatto uno stage di acquarello tra il ’92 e il ’94. Dipingere è il mio rifugio, quei momenti che dedico solo a me stessa, quando devo riflettere o quando sono arrabbiata, allora dipingo. Mi piacerebbe in futuro passare al livello pro anche in questa altra mia grande passione».
La pandemia ha stravolto le vite di tutti noi e anche quella di Mariella, la quale si è ritrovata a seguire, commentare e raccontare i festival a distanza: «Il lavoro è una condizione che non sempre ti permette di scegliere, soprattutto quando sei freelance, prendi quello che viene, ma è chiaro che seguire i festival dal vivo è tutta un’altra cosa. Nel mio futuro? Non lo so, ho smesso di fare programmi, di pianificare, ho imparato che da un momento all’altro può cambiare tutto quindi si deve essere sempre pronti ad adattarsi a nuove realtà. Mi piace lavorare come giornalista e mi piace farlo nel mondo del cinema, finché potrò. Sognare? Sempre e sogno di seguire La Notte degli Oscar e magari un giorno ritirarmi e girare il mondo grazie alla pittura».
Ma se il cinema ti fa sognare e ogni film, come un libro, è un viaggio intorno al mondo e dentro sé stessi, Mariella Dei ha le radici ben piantate in Casentino: «Non immagino nessun altro posto in cui potrei vivere, qui ho il mio gruppo di amici e i miei interessi, anche se non faccio tanta vita sociale. Mi piacerebbe vederlo più e meglio pubblicizzato dal punto di vista turistico, ma mi rendo conto delle sue specificità, ambientali e infrastrutturali e credo che la sua identità sia di nicchia. Il Casentino ha una sua dimensione, fatta di cammini, agriturismo, apicoltori e non è facile essere sempre sotto i riflettori, però potrebbe e dovrebbe inserirsi meglio in certi pacchetti turistici che ne mettano in evidenza le sue peculiarità. Durante La Notte degli Oscar, per esempio, regalano pacchetti turistici, soggiorni in Toscana, perché in quei pacchetti manca il Casentino?».
Uno dei temi che con una donna non possiamo non affrontare è quello della parità di genere, soprattutto nel lavoro, argomento sul quale Mariella ha idee ben precise: «C’è una consapevolezza nuova, basti pensare al Me Too nel cinema. Per quanto mi riguarda devo dire che già ai tempi di 102TV non ho mai vissuto alcuna forma di discriminazione, siamo cresciuti insieme, umanamente e professionalmente, ragazzi e ragazze. Nei rapporti interpersonali rido quando vedo delle forme di snobismo nei confronti di noi donne, preferisco andare oltre. Ecco, io non sono pro quote rosa, io credo che una donna debba essere presa in considerazione perché brava, non perché ci sono delle percentuali riservate. Certo, quello che ho notato nel mio ambiente professionale è che oggi ci sono più registe di una volta».
Mariella ha studiato pianoforte, ama ascoltare ogni genere di musica, soprattutto Radiohead, Rolling Stone e Duran Duran tra gli altri, gruppi un po’ nostalgici – li definisce – questi ultimi due, anche se i Duran Duran li preferisce adesso rispetto a quando era piccola, al contrario di tante coetanee. Leggeva molto nel periodo universitario, oggi meno e, anche se predilige il cinema, non disdegna le serie televisive: da Euphoria a quelle coreane.
«Cosa direi alla Mariella diciottenne? Non avere paura di scegliere quello che vuoi fare e non ascoltare nessuno. Perché quando ho deciso con la mia testa non mi sono mai pentita delle scelte che ho fatto. Mi dispiace solo, guardandomi indietro, di avere tralasciato la pittura per troppo tempo». E cos’è la vita in fondo se non un quadro che dipingiamo ogni giorno, a volte con pennellate più forti, quasi violente, altre più precise e consapevoli. Un quadro che gli altri vedono, forse, meglio di noi, ma il modo in cui lo dipingiamo dice chi siamo stati, chi siamo e chi saremo.