Il Rotary Arezzo e le molteplici iniziative di solidarietà per il territorio. Carlo Greco, presidente tra il 2019 e il 2020, ci ha spiegato i motivi per cui, oggi, anche fare del bene richiede la giusta forma di comunicazione. “Abbiamo portato a termine progetti seri di beneficenza e volontariato e messo al corrente gli aretini che siamo a loro disposizione. È una linea che continua anche con il mio successore Franco Lelli”. Perché servire la società al di sopra degli interessi personali è sempre stato il nobile proposito del service più diffuso al mondo
Chicago, 1905, nasce il Rotary International, così chiamato perché le riunioni del club si svolgevano a rotazione negli uffici dei primi iscritti. Fu una scelta profetica: nel corso degli anni il service ha piantato bandierine ovunque nel mondo, portando in giro per i quattro angoli del pianeta il nobile proposito di servire la società al di sopra degli interessi personali. Un ideale che ha resistito nelle più disparate situazioni geografiche, sociali e politiche, al punto che oggi, dopo 115 anni di attività, i Rotary sono più di trentamila e i rotariani oltre un milione.
In Italia l’apripista fu Milano nel 1922. Arezzo tagliò il nastro nell’immediato dopoguerra: era il 15 dicembre 1948 quando il commendatore Dialma Bastanzetti venne eletto alla presidenza. Una carica che poi è transitata sulle spalle di molti personaggi di primo piano della vita cittadina in ambito imprenditoriale, economico e culturale: da Giacomo Konz a Elio Faralli, da Alberto Fatucchi a Claudio Santori, da Gabriele Tristano Oppo ad Alessandro Vignani, solo per citarne alcuni.
Nel corso dei decenni il dna del Rotary è cambiato, adeguandosi ai mutamenti delle dinamiche sociali e alle sensibilità dell’opinione pubblica, in costante trasformazione. E’ andata sfumando la percezione di un club elitario, riservato a una ristretta cerchia di aventi diritto, e ha cominciato ad accreditarsi la linea di un service più moderno e popolare. Un processo che era cominciato una trentina d’anni fa, quando i Rotary aprirono le porte alle donne, dapprima come iscritte e poi anche come candidate alle varie presidenze.
Arezzo, dentro questo trend, non ha fatto eccezione. La psicoterapeuta Guendalina Rossi ha guidato il club nel 2012/13 e sette anni più tardi Carlo Greco ha chiuso il cerchio, puntando forte su un’immagine rinnovata, al passo con i tempi, fondata su condivisione e collaborazione con la città. Napoletano di nascita ma aretino di adozione e di vissuto, architetto e imprenditore, appassionato di bicicletta, Vespa e fumetti, collezionista di maglie storiche dell’Arezzo calcio, Greco ha messo in atto un restyling che sta dando frutti importanti anche adesso che ha ceduto il testimone al medico Franco Lelli.
“Ho cercato di interpretare il mio mandato – ci ha detto – con uno spirito sociale. Il Rotary ha sempre fatto tante cose buone per la cittadinanza, però queste iniziative restavano spesso sotto traccia e tra la gente non ve ne era conoscenza. E’ vero che le buone azioni non hanno bisogno di pubblicità, ma oggi funziona in modo diverso. E soprattutto, se di una buona azione c’è consapevolezza diffusa, l’effetto traino può essere prezioso. Il Rotary ha donato cento ore di volontariato, da parte di quasi trenta soci, per la spesa di solidarietà del Banco Alimentare? L’anno prossimo, sulla scia del nostro buon esempio, un’altra associazione potrebbe fare altrettanto. A beneficiarne è soltanto la città”.
Carlo Greco ha guidato nel 2019/20 il Rotary Club Arezzo, il primo a nascere in provincia. Oggi nel territorio aretino ve ne sono sei, tutti in ottima salute: vanno aggiunti infatti Arezzo Est, Cortona Valdichiana, Sansepolcro, Casentino e Valdarno. Il motto di Chicago, che poneva l’interesse della collettività al di sopra di quello dei soci, è valido ancora oggi. Solo che va declinato in maniera diversa.
“Il mio slogan è stato il Rotary si connette con il territorio. Il legame con la nostra gente è importante e va salvaguardato, arricchito, corroborato ogni giorno. Per questo abbiamo fatto sistema con vari enti e, per esempio, siglato un accordo con Coldiretti per la distribuzione della spesa di qualità alla Caritas, a conferma del fatto che l’unione fa la forza. Ci siamo impegnati a fondo per la raccolta del Banco Alimentare e in quella circostanza ho capito che la generosità delle persone non è una favoletta che si racconta. Ho visto gente uscire dal supermercato con il carrello pieno per le donazioni e con il carrello semivuoto per le proprie necessità. A Capodanno del 2020, grazie alle offerte di chi ha assistito al concerto in Pieve, peraltro molto suggestivo, siamo riusciti ad acquistare una sedia motorizzata per il trasporto dei pazienti e l’abbiamo donata alla Croce Rossa. Ecco, tutti questi progetti realizzati ci hanno inorgoglito”.
E dire che l’emergenza covid ha reso tutto molto più difficile anche per chi, come i rotariani, si riunisce a cena due o tre volte al mese e pianifica cammin facendo le attività da portare avanti.
“Di fronte alla pandemia – spiega Greco – avevamo due opzioni: fermare tutto e ritirarci in sordina oppure trasformare le difficoltà in opportunità. Abbiamo scelto la seconda, sia pure con grande fatica e sacrifici pesanti, e i risultati ci hanno premiato: meno spese, più investimenti. Mi piace citare la sinergia con l’ordine delle professioni infermieristiche, che ci ha consentito di distribuire 2.500 mascherine agli operatori sanitari e sostenere l’attività pretriage del Centro Chirurgico Toscano con i nostri volontari. Oppure l’aiuto al San Donato, grazie a uno specialista in psichiatria e psicoterapia, per le attività di sostegno psicologico, tramite telefonate e videochiamate, al personale medico impegnato nell’emergenza coronavirus. Se non c’è un progetto affidabile da veicolare, il Rotary non partecipa. La beneficenza è una cosa seria”.
E non è finita qui, perché all’elenco possiamo aggiungere la partecipazione alla giornata contro la poliomelite e tutta l’attività di sensibilizzazione correlata, il restauro degli ori e degli argenti della cappella della Madonna del Conforto, l’ecografo di ultima generazione donato al reparto di cardiologia dell’ospedale in virtù della partnership con il Vespa Club. Non solo: “Da amante di Tex – aggiunge Carlo Greco – ho chiesto al fumettista aretino Fabio Civitelli un disegno speciale, ambientato ad Arezzo, del ranger più amato dai lettori. La casa editrice ha dato l’ok e così abbiamo messo in vendita quaranta tavole numerate che ci hanno consentito di comprare prodotti di igiene personale per le ospiti dell’associazione Pronto Donna. Il report del mio anno di presidenza comprende ben 18 progetti portati a compimento, quasi seimila euro raccolti, poco meno di trentamila euro di donazioni riguardanti beni e servizi, 650 ore di volontariato. Io ho dato solo l’input, il club ha risposto con entusiasmo per fare del bene in modo disinteressato”.
Di diverso, rispetto al passato, c’è che questa grande mole di solidarietà è stata veicolata tramite i media in modo capillare. “Niente toni trionfalistici o auto incensatori, non era e non è il nostro intento. Abbiamo solo messo al corrente i concittadini che il Rotary è a loro disposizione, con trasparenza e generosità. Al nostro interno c’è un confronto sano che dura tutto l’anno, di qui l’opportunità di adoperarsi per gli altri, di mettersi al servizio della comunità”.
E adesso che la campana utilizzata per aprire i lavori del club e il collare con i nomi di tutti i presidenti sono passati da Carlo Greco al suo successore, il percorso non si è arrestato, anzi.
“Arezzo è una città speciale, con un tessuto sociale impregnato di solidarietà e dove le istituzioni possono migliorare ulteriormente il loro ruolo di coordinamento. Fare del bene agli altri è una forza silenziosa che vedo ovunque e che diventa più potente quando aumentano le difficoltà. Questi mesi tremendi a causa del coronavirus ce lo hanno confermato”.