Inaugurato l’impianto di illuminazione voluto, progettato e realizzato dal Lions Club Arezzo Host. In funzione i proiettori a led che consentono alla pietra del Duomo di uscire dall’oscurità con i suoi colori naturali, esaltando la facciata, il campanile, le lunghe monofore e i rosoni. Un’opera di grande valore simbolico che ha cambiato e reso più suggestiva la skyline notturna della città
Trentamila fiorini d’oro per costruire quella che oggi è la Cattedrale di Arezzo. Il lascito fu di Papa Gregorio X, che in città arrivò di ritorno dal Concilio di Lione e vi morì poche settimane più tardi. Siamo a cavallo del 1275 e 1276, periodo in cui la fede degli aretini era illuminata dal carisma guerriero del vescovo Guglielmo degli Ubertini, il quale nel 1289 guiderà le sue milizie nella sfortunata battaglia di Campaldino contro Firenze e gli armati di mezza Toscana. Il vescovo perderà la vita, Arezzo la possibilità di consolidare la propria indipendenza. I lavori per la costruzione del Duomo per fortuna erano già cominciati, anche se destinati a durare secoli, tanto che la loro conclusione è datata 1511. La versione definitiva della Cattedrale, così come la vediamo adesso, risale addirittura alla prima metà del 1900, con il campanile attuale (chiamato confidenzialmente matitone dal popolo) che è il terzo in ordine cronologico di edificazione.
Questo importante luogo di culto dedicato a San Donato, patrono della città, ospita la cappella della Madonna del Conforto. Secondo la tradizione, l’immagine di Maria si illuminò il 15 febbraio 1796 davanti alle preghiere di alcuni fedeli, terrorizzati dal terremoto. Di lì in avanti le scosse cessarono di colpo e la Madonna divenne oggetto di venerazione.
A fianco della porta che conduce alla sagrestia, nella navata sinistra del Duomo, si trova invece l’affresco della Maddalena realizzato da Piero della Francesca e risalente al 1466. Si tratta di un’opera di altissimo valore artistico, considerata uno degli esempi più fulgidi del genio pierfrancescano.
Se la Cattedrale al suo interno ha brillato da subito di una luce vivida che coniuga fede e arte, religione e razionalità, fuori era sempre rimasta letteralmente al buio. E al calar delle tenebre si eclissava alla vista dei fedeli, dei cittadini, dei turisti. Uno spreco e un peccato, inteso nel senso più laico del termine.
Il Lions Club Arezzo Host si è preso l’impegno di fugare definitivamente queste ombre. E nel giro di tre anni ha pensato, progettato e realizzato un impianto di illuminazione moderno, all’avanguardia, in grado di donare al Duomo quella visibilità che non aveva mai avuto.
Sabato 27 febbraio, alla cerimonia di inaugurazione presso la sala dei Grandi della Provincia, hanno preso parte il vescovo Riccardo Fontana e le più alte cariche amministrative di Comune, Provincia e Regione: un evento sobrio, in linea con le restrizioni dettate dall’emergenza covid, ma perfettamente riuscito nella sua coinvolgente semplicità.
Al calar del sole sono entrati in funzione i proiettori a led che forniscono tonalità di colore omogenee con quelle della Cattedrale. Inoltre materiali di altissima qualità restituiscono al monumento una luce uniforme e sobria che consente alla pietra di uscire dall’oscurità con i suoi colori naturali, esaltando la facciata, il campanile alto 70 metri, le lunghe monofore e i rosoni.
L’iniziativa ha avuto il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze, del Comune di Arezzo e dell’azienda aretina Aec Illuminazione. I progettisti, l’ingegner Jacopo Magi e l’architetto Nelli Zabotina, assieme all’architetto Alessio Borgheresi, hanno scelto una temperatura di colore della luce pari a 3000 gradi kelvin, in modo da esaltare le grandi superfici in pietra arenaria, rendendone una colorazione il più fedele possibile all’originale, senza alterare i toni di giallo. I proiettori sono stati sistemati in posizioni strategiche sulle facciate dei palazzi del Vescovado e della Provincia, sulle coperture della Cattedrale e su alcuni pali dell’illuminazione del Prato, ad altezze che variano dai 4,5 ai 30 metri. I corpi illuminanti hanno potenze e ottiche dedicate a coprire distanze fino a oltre 20 metri e assicurano un funzionamento con consumi ridotti, minimizzando tempi e costi di manutenzione.
Il colpo d’occhio adesso è suggestivo. E la skyline della città è cambiata radicalmente, disegnando un profilo luminoso che cattura lo sguardo fin dall’arrivo lungo le strade della periferia. Arezzo, con il Duomo tinto di un giallo avvolgente, caldo, cattura l’attenzione e conquista sia il cuore che la mente.
Per il Lions Club Arezzo Host, che nel 1964 aveva provveduto al restauro della Maddalena pierfrancescana, una soddisfazione impagabile costruita negli ultimi tre anni grazie anche all’attività di condivisione con enti locali, istituzioni private, Diocesi e Soprintendenza. Al club, fondato nel 1957, hanno aderito personaggi illustri della vita imprenditoriale, politica e amministrativa della città quali Fiumicello Fiumicelli, Simeone Golia, Mario Lebole, Luigi Lucherini, Raffaello Giorgetti, Marco De Prizio. E tra i soci del passato, fra i tanti, figurano anche Francesco e Guido Fornasari, Fabio Inghirami e Brunetto Bucciarelli Ducci, già presidente della Camera e giudice della Corte Costituzionale.
L’attuale presidente del Club, Francesco Chianini, ha portato brillantemente a termine il lavoro avviato dai suoi predecessori Pietro Ciabatti e Saverio Luzzi, il quale circa due anni fa aveva anticipato proprio ad Up Magazine il progetto che inizialmente comprendeva l’illuminazione del solo campanile e che poi si è allargato a tutta la Cattedrale. Scorrendo gli annali e rivisitando le modifiche architettoniche che si sono susseguite nel tempo, possiamo idealmente aggiungere l’impianto a led del Lions alle vetrate del francese Guillaume de Marcillat (risalenti alla prima metà del 1500) e all’abside restaurata dal maestro vetraio Ascanio Pasquini nel 1952, in seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale: tre interventi che hanno irradiato una luce nuova dentro e fuori dal Duomo.
In un periodo trasversalmente faticoso come l’attuale, appesantito dalla pandemia, l’illuminazione della Cattedrale assume un forte impatto simbolico, destinato a modificare per sempre la fotografia di Arezzo e di uno dei suoi luoghi più amati e vissuti.