Più di un ristorante raffinato. Più di una residenza affascinante che domina Cortona. Più di un relais che accoglie turisti ammaliati da suoni, colori e fragranze dell’antica terra toscana. è soprattutto la storia di due giovani innamorati che avevano una passione in comune E che hanno saputo trasformare un sogno in realtà
“Sapeva di caccia e sapeva di antico. Per questo lo abbiamo chiamato il Falconiere”. Nella scelta di un nome, la filosofia e la visione di un sogno divenuto realtà. La storia della residenza di charme posizionata sulle dolci colline di Cortona, è interamente legata alla passione e all’impegno della famiglia Baracchi. L’amore per la propria terra, per la cucina e per l’accoglienza hanno guidato l’impresa di Silvia e Riccardo: trasformare l’antica villa di famiglia in un gioiello di ospitalità.
“L’entusiasmo è sempre stato il motore di questa magnifica avventura”, spiega Riccardo.
Oggi la struttura ricettiva fa parte del prestigioso circuito Relais & Chateaux e ogni anno accoglie centinaia di ospiti che ricercano suoni, colori e fragranze dell’antica terra toscana, coccolati e viziati dalle attenzioni di una dimora di lusso. Tutto si fonde al Falconiere: eleganza e tradizione, stile e calore familiare, servizio impeccabile e sorrisi sinceri.
Così come avviene nella cucina professionale che ha incoronato il ristorante con l’unica stella Michelin della provincia di Arezzo. Alla guida della brigata c’è Silvia, sempre affiancata dalla mano esperta dell’executive chef Richard Titi, un maestro nell’esaltazione dei sapori.
Il ristorante è ricavato nell’antica limonaia e oltre ad una raffinata sala interna, vanta una terrazza affacciata sulla Valdichiana. Gli elementi tipici dell’architettura locale come la pietra, i mattoni, gli archi e le volte fanno da cornice alla veranda in vetro e ferro battuto.
“E’ questo luogo ad ispirare la mia cucina: interpretazione del territorio e delle sue tradizioni con sperimentazione di nuovi stili e tendenze. Tutto in perfetto equilibrio”. Molta attenzione viene riservata alla qualità degli ingredienti, al rispetto della stagionalità e all’uso di prodotti a chilometro zero. “Non è semplice far capire alle persone che c’è un tempo ed un luogo giusto per ogni ingrediente. Siamo abituati ad avere sempre tutto e ovunque ma il sapore non è lo stesso. Da quest’anno abbiamo attivato una collaborazione con l’Orto fortunato di Cortona e, ogni mattina, mi vengono portate verdure fresche, appena colte. Al Falconiere coltiviamo già le erbe aromatiche come basilico, salvia, finocchietto e rosmarino, indispensabili sia per il ristorante che per i corsi di cucina”.
Da anni infatti Silvia tiene lezioni di gastronomia dedicate principalmente agli stranieri che vogliono apprendere la raffinata arte culinaria italiana. “Mi chiedono soprattutto di insegnar loro a preparare la pasta fresca. Passo le giornate a stendere la sfoglia ma non mi stanco mai dei volti entusiasti e felici dei miei allievi”. E, perché tutto sia perfetto, una cura maniacale nell’impiattamento. “Prima di tutto si mangia con gli occhi ed è giusto soddisfare ogni senso”.
Pochi mesi e il Falconiere sarà “replicato” anche in California dove un ricco imprenditore ha voluto ricreare la poesia di un luogo che lo aveva stregato. Silvia avrà il compito di organizzare e gestire menu e cucina.
Ma il Falconiere non è solo un hotel 5 stelle e un ristorante pluripremiato: nell’azienda agricola Baracchi, all’interno del relais, si produce vino da cinque generazioni, dal lontano 1860. Il proprietario Riccardo, insieme al figlio Benedetto e all’enologo e agronomo Stefano Chioccioli, ha creato un’azienda moderna e dinamica che ha l’obiettivo di produrre vini che siano specchio ed espressione di questi luoghi incantevoli, ponendo sempre la massima attenzione alla genuinità dei prodotti.
Tanti i primati e le particolarità che la cantina può vantare: un raro pinot nero di montagna, un syrah di Cortona che diventa riserva, il trebbiano in purezza che si esprime in quattro vini totalmente diversi fra loro. Baracchi inoltre è stato fra i primi in Italia ad utilizzare vitigni autoctoni per dare vita a spumanti metodo classico. Lo scorso anno il brut rosè millesimato, ottenuto con uve sangiovese, è stato inserito fra i cinquanta spumanti più buoni al mondo.
Fra impegni e ambiziosi progetti futuri, Silvia e Riccardo conservano ancora la semplicità e l’eccitazione di due giovani innamorati con un sogno e una passione comune.