Dall’osteria Da Memmo ai due raffinati ristoranti di Piazza Grande: Logge Vasari e Lancia d’oro. L’attività, iniziata da Guglielmo Fazzuoli nel 1980 e portata avanti con orgoglio dai figli, festeggia 40 anni di vita. Passione, impegno, attenzione sono gli ingredienti di una ricetta di famiglia che ha saputo guadagnarsi la stima di aretini e turisti
È un’ombra antica quella disegnata dell’imponente loggiato in vetta a Piazza Grande, nata con la più maestosa e affascinante opera di Giorgio Vasari. L’artista aretino progettò una cornice rinascimentale nel cuore della città medievale. Ci voleva coraggio, stile, equilibrio. E quell’ombra, che guarda la Pieve di Santa Maria e il Palazzo di Fraternita, è stata calpestata e goduta per quasi 500 anni.
Ancora oggi accoglie, con grazia, chi vuole concedersi una pausa di bellezza, la storia respirando.
Forse fu proprio questo incanto senza tempo che convinse Guglielmo, detto Memmo, a trascinare sua moglie dal notaio per il passo più audace ed emozionante della sua vita. Era il 1984. A Bruna, sua compagna di vita, non aveva certo rivelato le intenzioni, lei mai avrebbe approvato un tale rischio. Le disse solo “vestiti bene” e poi la portò a firmare l’acquisto del locale in
Piazza Grande per far traslocare l’attività di ristorazione che, con sacrificio e amore, avevano fatto nascere 4 anni prima in via Colcitrone. E che stava riscuotendo un incredibile successo: i clienti rimanevano estasiati dalla cucina sincera e appetitosa della tipica osteria toscana e venivano conquistati dalla simpatia del proprietario. “Nostro padre era un perfetto uomo di sala – raccontano Andrea e Maurizio – sapeva intrattenere e viziare i suoi ospiti. Ancora oggi alcuni frequentatori abituali ricordano la sua allegria contagiosa, la cortesia e la capacità di organizzare”. Ma Memmo aveva un sogno più grande e le carte in regola per realizzarlo. Comprò, non senza sacrifici, quello che allora era il negozio di antiquariato di Ivan Bruschi e lo trasformò nel celebre ristorante Logge Vasari situato all’interno del palazzo monumentale. I figli, Marco, Andrea e Maurizio, che già lavoravano in Colcitrone servendo ai tavoli, insieme alle attuali mogli degli ultimi due, Michela e Marzia, credettero da subito in quel progetto audace ed elettrizzante e ognuno mise sul piatto le proprie
doti per realizzarlo. Le donne
impararono da mamma Bruna l’arte del cucinare per poi specializzarsi nella ricerca delle materie prime e organizzazione degli spazi mentre gli uomini si dedicarono all’accoglienza, alla sala e alla gestione della cantina. Nel 1989 la famiglia Fazzuoli acquistò il bar accanto, il Caffè Vasari che, per anni, è stato gestito dal maggiore dei fratelli, Marco e da sua moglie Katia “spiriti liberi, dalle grandi capacità”. Poi nel 1993 venne inaugurando il ristorante La lancia d’oro che adesso è nelle esperte mani di Maurizio e Marzia. Ad Andrea e Michela, il compito di tenere alto il nome del primo locale. “C’è stato un momento in cui ad Arezzo, per ridere, chiamavano il porticato ‘le logge Fazzuoli’”.
E in questo 2020 l’attività festeggia 40 anni di vita. Passione, orgoglio, attenzione sono gli ingredienti di una ricetta di famiglia che ha saputo guadagnarsi la stima di aretini e turisti.
“Come in tutte le storie non ci sono state soltanto ascese, ma anche momenti difficili, con piccole e grandi battaglie quotidiane. Quando ci trasferimmo in piazza Grande – spiega Andrea – questa parte di Arezzo non era molto frequentata da turisti e cittadini comuni. Rimanendo isolata era la zona dove si rifugiavano i clochard. Mio padre mai chiamò la polizia o il Comune per intervenire. Dava loro un pasto caldo, ascoltava le loro storie e chiedeva gentilmente di non sostare nei pressi del ristorante. Erano diventati amici e loro restituivano il favore. Per anni poi abbiamo organizzato eventi, cene a tema, aperitivi particolari per far rivivere questo luogo straordinario. E. grazie anche all’aiuto delle amministrazioni, piano piano, ci siamo riusciti. Negli ultimi tempi poi è stato fatto un ottimo lavoro per incrementare il turismo con Arezzo Città del Natale”. Il doloroso stop dovuto all’emergenza Covid 19 è stato un periodo delicato ma, con le prime concessioni, sono arrivate anche incoraggianti soddisfazioni. “Quando abbiamo iniziato con l’asporto – prosegue Maurizio – non c’è stato cliente abituale che non ci abbia prenotato un pranzo o una cena. Per poi scriverci ringraziandoci per l’emozione. Ci hanno regalato affetto e la forza per ripartire con rinnovata energia e il desiderio di dare il massimo”.
Da semplice trattoria con piatti di tradizione, i due locali hanno puntato all’alta ristorazione diventando un punto di riferimento ad Arezzo e in tutta la Toscana. Linee diverse ma stessa filosofia che mira all’eccellenza: nei sapori, nella presentazione e nel servizio. I prodotti, prevalentemente del territorio, vengono selezionati con cura ed ogni piatto, prima di essere messo in carta, deve superare il severo giudizio di tutti i membri della famiglia. La pasta viene rigorosamente fatta in casa secondo tradizione e, d’estate, la maestria della preparazione viene mostrata sotto i portici. “Anche nella scelta del personale siamo rigorosi – spiega Andrea – Siamo arrivati ad avere uno staff di alto livello fatto da veri professionisti e splendide persone che consideriamo parte della nostra famiglia”.
Gli ambienti, raffinati e rilassanti, contribuiscono a creare un’atmosfera unica per regalare cartoline di dolci ricordi.
Il ristorante Logge Vasari, anticamente, era la sede della dogana del sale alle porte della città. Ancora oggi, fra le pietre serene, è possibile ammirare l’affascinante torchio o la suggestiva cassaforte scolpita nella pietra. Gli spazi sono arredati in stile rinascimentale dove nulla è lasciato al caso e nell’elegante sala a volta il restauro degli interni ha fatto emergere alcuni affreschi dell’epoca. Sembra inoltre che il piano superiore fosse adibito agli alloggi della famiglia dei Medici quando si recava in visita ad Arezzo. Fu il granduca Cosimo I infatti a commissionare a Giorgio Vasari il progetto del grande loggiato e, alla porta d’ingresso del ristorante, proprio sotto il piccolo terrazzo del soppalco, è affisso l’antico stemma della famiglia fiorentina.
Fra i numerosi riconoscimenti ottenuti dal locale, c’è il premio come Miglior ristorante d’Italia 2011 secondo la prestigiosa Accademia italiana gastronomia storica.
La Lancia d’oro, distante pochi metri, ha uno stile elegante con elementi di arredo pregiati. I colori vivaci dei dipinti alle pareti si sposano con il caldo del legno e la freschezza delle verdi piante. All’interno del locale la distribuzione degli spazi favorisce sia le richieste di intimità degli ospiti sia la possibilità di organizzare cene in compagnia degli amici.
“Crediamo che il piacere del cibo – commenta Maurizio – sia associato alle emozioni che deve suscitare, in un piacevole blend di ricordi, esperienze visive e sensazioni olfattive. La cucina aretina e toscana è scritta nel nostro dna ma l’amore per la buona tavola ci ha fatto andare oltre le nostre radici, alla ricerca di sapori nuovi. Pertanto, in entrambi i ristoranti, insieme ai piatti della tradizione, abbiamo in menù una ricca scelta di portate elaborate con abbinamenti curati nei minimi dettagli.”.
Il 21 maggio 2020 è andata in onda l’attesa puntata di 4 ristoranti, la trasmissione condotta dallo chef Alessandro Borghese che incorona il miglior locale in città dopo un’agguerrita sfida fra eccellenti ristoratori del territorio. Il premio come Miglior ristorante dalla cucina medievale di Arezzo è stato assegnato proprio alla Lancia d’Oro.
In 40 anni di attività la famiglia Fazzuoli ha organizzato eventi memorabili apparecchiando tavole per centinaia di persone.
“Mi ricordo le cene di Colcitrone – rammenta Maurizio – successi resi indimenticabili dall’allegria, dai canti e dal piacere di stare insieme. Siamo molto legati al nostro quartiere e alla Giostra del Saracino. Penso poi alle Cene in bianco in Piazza Grande, alle serate di gala per Oro Arezzo o per l’Equestrian centre, sempre con oltre 500 persone, il buffet per i sindaci d’Italia con 1500 primi cittadini o il pranzo per la Mille Miglia. Abbiamo servito Jeremy Irons, il principe Umberto I di Savoia, Zeffirelli, Vasco, Baglioni, Morandi, solo per citare alcuni personaggi famosi”. “Quando ha girato il film La vita è bella – continua Andrea – Roberto Benigni è stato ospite fisso per un intero mese. Una persona squisita, piacevole e sempre sorridente. Amava mangiare da noi e non risparmiava i complimenti allo chef e al personale. Ci invitò anche al Politeama per la prima del film. Ho un ricordo stupendo di quando girarono, di notte, la scena ‘Maria butta la chiave’. Me la sono gustata in anteprima, nel silenzio, ed è stato emozionante rivederla poi sul grande schermo”.
Fra i prossimi obiettivi quello di consolidare l’eccellenza dei due locali e, perché no, aprirne un altro. La terza generazione già si prepara.
“Quella del ristoratore – commentano i due fratelli – non è una vita semplice ma ogni giorno offre nuovi stimoli. I nostri figli seguiranno le loro aspirazioni senza alcuna imposizione. Percoreranno la strada che desiderano. Questo è un lavoro che devi amare profondamente per poterlo svolgere al meglio. Noi abbiamo avuto l’immensa fortuna di avere al nostro fianco Michela e Marzia. Hanno caratteri forti e capacità straordinarie. Senza di loro niente di ciò che abbiamo ottenuto sarebbe stato possibile”.