Occhi verdi, capelli neri, segni particolari? Miss Universo Italia 2011. Dieci anni fa esatti (30 giugno), Elisa Torrini, romana trapiantata ad Arezzo per amore, veniva incoronata e avrebbe rappresentato il tricolore alla finale mondiale che si sarebbe svolta a San Paolo, Brasile: «Un concorso poco conosciuto e valorizzato nel nostro Paese, dove non c’è una vera cultura delle miss come, per esempio, in Sud America. È seguito un mese e mezzo di preparazione e formazione, dal gesticolare al camminare, dal sorridere al rilasciare interviste, perché fosse tutto perfetto nei momenti decisivi: dovevamo essere perfette. È stata un’esperienza totalizzante, ma ero troppo giovane, avevo solo ventidue anni. Adesso invidio un po’ Viviana Vizzini, Miss Universo Italia in carica, che con i suoi ventotto anni ha sicuramente un’altra testa per affrontare tutto questo. Ricordo i party, gli eventi, soprattutto quelli sociali, per aiutare i bambini meno fortunati. Sono partita con la mentalità sbagliata, ero convintissima di vincere o, comunque, di posizionarmi tra i primi posti, invece non sono arrivata nemmeno alla pre finale. Ci sono rimasta così male che ho passato due giorni chiusa in camera, non sfruttando appieno l’occasione. Con una maturità diversa avrei vissuto meglio determinanti momenti».
Elisa è nata il 10 aprile 1989 a Tor Bella Monaca, una delle periferie difficili di Roma. Padre, Sergio, torinese, madre, Monica, statunitense, lei prima di tre figli, Mattia e Samuele i fratelli: alta, prorompente e sognatrice: «Il mio era quello di partecipare a Miss Italia». Diplomata al liceo artistico Giuseppe De Chirico di via Cerveteri con 93/100 (ne va giustamente orgogliosa), ha tentato l’avventura universitaria ad Architettura ma alla fine ha scelto un’altra strada, Miss Italia appunto: «Mi sono fermata alle prime selezioni, troppo in carne secondo i giurati. È stata una delusione profonda. Volevo fare la modella, lavorare nel mondo dello spettacolo», una cicatrice dell’anima che si può vedere ancora oggi guardando dentro gli occhi di Elisa. Dal sogno alla concretezza e il lavoro come commessa, un’altra sliding door, questa volta positiva: «Entrò un cliente, che era il direttore di un’agenzia di moda romana, il quale mi propose di partecipare a Miss Universo. Inizialmente non volevo, la ferita era ancora fresca, poi per gioco ho accettato e così sono diventata Miss Lazio e poi Miss Universo Italia, avevo la mia corona. La bellezza? Quando hai vent’anni è solo una questione estetica, adesso che ne ho trentadue ha un significato decisamente più complesso». Destinazione Brasile, San Paolo, dove accade qualcosa di incredibile: «Soffrivo di una ciste alla ghiandola di Bartolino, così mi sono dovuta operare d’urgenza, uno shock, senza contare la preoccupazione dei miei genitori a migliaia di chilometri di distanza. Sono stati giorni frenetici, ero diventata la notizia di Miss Universo, i fotografi fuori dalla porta, tanta paura ma anche tanta adrenalina. Inizialmente mi sono vergognata molto per questo inconveniente ma per fortuna si è risolto senza conseguenze. Il resto lo sai. La cosa più bella che mi sono portata via dal Brasile è stata l’amicizia con le altre modelle, ci sentiamo ancora su WhatsApp, alcune nel frattempo sono diventate mamme, ci lega l’affetto di avere vissuto insieme un’esperienza simile. Miss Italia è la ragazza della porta accanto, con tutto il rispetto, Miss Universo è tutta un’altra cosa. In Venezuela per esempio, ci sono scuole di miss, come da noi le ragazzine fanno danza o ginnastica, una cultura diversa, che ti prepara a stare in certi ambienti, può sembrare un aspetto superficiale invece è qualcosa di più profondo che riguarda anche il tuo sapere stare al mondo, in mezzo agli altri, sicura di te stessa e delle tue qualità, non solo estetiche».
Il 2012 è stato l’anno del rimpianto, il nuovo concorso italiano, la riconsegna della corona, l’ultima camminata e poi avanti un’altra, perché questo mondo è così, ti accoglie, ti consuma e poi ti sputa fuori: «È stato un giorno tremendo, però, alla fine, la vittoria di dodici mesi prima mi aveva, finalmente, aperto il mondo della moda e avevo iniziato a lavorare come modella. Lavoro che mi ha permesso di girare molto, però non ti garantisce una sicurezza economica. Molte pensano che sia tutto oro quello che luccica, ma sono poche le top, mentre le altre si devono districare tra casting, non sempre a buon fine, e sfilate, insomma non è come postare due foto su Instagram, tanto per intendersi. A volte cercano una bionda, altre una mora, altre ancora gli occhi verdi o azzurri, è un terno al lotto. Così inizi a lavorare, ma poi ti manca il tempo per i casting ed è come un cane che si morde la coda, sei dilaniata tra quello che devi e quello che vorresti fare, tra le bollette da pagare e i sogni. Io lavoro ancora ma a diciotto anni mi chiamavano per i bikini, oggi per la crema antirughe (sorride, ndr). Se una ragazza vuole intraprendere questa strada, secondo me, deve iniziare presto per affinare le proprie capacità e magari avere una famiglia che riesca a supportarti economicamente. Poi ci sono le zone grigie di questo lavoro, i rifiuti e i giudizi fanno male. A un certo punto sono dimagrita troppo e ho perso i capelli, i miei capelli neri (dice, mentre li accarezza, ndr), è stata dura, ma anche una mano santa. In ospedale ho deciso che non mi volevo più sentire così e ho trovato dentro di me la forza per risollevarmi e ripartire, ho imparato ad apprezzare ciò che avevo invece che inseguire gli unicorni. L’alta moda è estremamente competitiva, con taglie indicibili e modelle che, permettimi, si somigliano tutte. Una volta ho provato quattro abiti, non mi entravano, al quinto eccoci, ma lo stilista mi ha detto una cosa che non ho mai dimenticato: “Io devo vendere il vestito, invece in passerella noterebbero solamente te. Se potessi farei indossare le mie creature a dei manichini”. Quelle parole mi hanno riconciliato con me stessa».
Tor Bella Monaca, San Paolo, infine Arezzo, un giro largo e non privo di ostacoli: «Insieme con altre ragazze romane lavoravo come hostess e tutte le settimane venivamo in Toscana alla Capannina di Castiglione della Pescaia (Arezzo by the sea, ndr). Lì conobbi Rosalba Occhiolini che mi offrì l’opportunità di lavorare al Principe di Arezzo e così ho conosciuto il mio ex marito. Ero innamoratissima, lui, pensavo, era quello giusto, l’uomo della mia vita. Inizialmente mi sono trasferita a Ponticino e, con tutto il rispetto, è stato un vero shock, arrivando da Roma, dove avevo lasciato tutto: famiglia, amici e lavoro. Poi ci siamo trasferiti ad Arezzo, però non è andata come pensavo ed è stata dura. Ho vissuto il divorzio come un fallimento, ho pensato di tornare a Roma, ma al tempo stesso avevo paura. In fondo, avevo un contratto a tempo indeterminato e infine ho conosciuto Federico, il mio attuale fidanzato, con cui sto benissimo. Inoltre, avevo alle spalle il divorzio dei miei genitori, avevo visto cosa significasse vivere sotto lo stesso tetto senza la stima di prima, tanto che fummo io e i miei fratelli a convincerli a separarsi, anche se adesso si amano più che mai, la vita è fatta così. Le colpe stanno sempre nel mezzo, ma adesso sono grata per quello che ho e che sto vivendo». E così Arezzo è diventata la sua città, un vestito che calza a pennello, dove c’è una qualità della vita molto diversa da Roma: «I primi tempi a Ponticino non riuscivo a dormire, troppo silenzio. Oggi, invece, quando torno da Roma, che resta una città bellissima e meravigliosa, mi sento sollevata, troppo caos. Qui ci si sposta da una parte all’altra della città in dieci minuti e non ci vogliono ore per fare delle commissioni, pure mia madre, quando viene a trovarmi, apprezza questo lato della provincia». Il Duomo è la parte che adora: «Ne sono rimasta affascinata ed è lì che mi sono voluta sposare, nella navata centrale, in fondo sono pur sempre io».
Elisa lavora come segretaria in un’azienda di verniciatura, liquida e in polvere. Azienda della famiglia del suo ex marito: «Mi trovo benissimo e sono considerata, grazie al titolare che ha saputo scindere da subito il lato personale da quello professionale. Mi sento fortunata, anche perché noi non abbiamo mai chiuso, nemmeno durante il primo lockdown. Questo mi ha aiutato a viverlo senza eccessivi traumi, anche se mi è mancato il contatto con la famiglia, il Natale, il compleanno non festeggiato; mi è mancata pure la palestra. Io sono un po’ pigra e adoro andare in palestra, ho le mie amicizie, diciamo che quello è tempo tutto per me, poi il personal trainer mi spinge a lavorare e così mi tengo allenata, che è importante visto che continuo a lavorare come modella. È diventato il mio hobby, non ne posso fare a meno perché mi fa stare bene, non mi pesa passare giornate intere sul set e tutte quelle fatiche che fanno parte di questo mestiere. Vedo che le ragazze giovani mi guardano ammirate, ma vorrei potergli dire tutto quello che c’è dietro, è come un iceberg, si vede solo la punta, vorrei evitargli le mie fragilità, vorrei dirgli di piacersi a prescindere, sembra banale, ma non lo è». Pregi e difetti? «Sono permalosissima, è più forte di me ma ci sto lavorando (non facile per chi si è spesso rimessa al giudizio altrui, ndr). Pregio? Aiutare gli altri. Il mio fidanzato mi prende in giro perché quando vado nei negozi e vedo le persone che lasciano gli indumenti senza ripiegarli non riesco a stare ferma, sono stata una commessa e so cosa significa a fine giornata rimettere tutto a posto», dice Elisa con grande umiltà. L’ultimo libro letto Siddharta di Hermann Hesse, forse alla ricerca di una nuova illuminazione. La musica preferita il pop. Il posto più bello visto il Parco nazionale Kruger in Sud Africa: «La mattina presto sulla savana, davanti al branco di leoni, ho pianto dall’emozione».
E la bellezza oggi? «È un concetto complesso, c’è quella soggettiva e poi, come dire, c’è l’aurea, quello che sei dentro. Al primo impatto, per esempio, sia uomini che donne, restano colpiti dalla mia fisicità, dal mio portamento, mi vedono altra, truccata, al centro dell’attenzione. Poi quando mi conoscono veramente mi dicono che sono completamente diversa da come appaio. La vera Elisa è una ragazza semplice, come tante altre». E il tempo passa: «Sto imparando ad accettarlo, con dieta, allenamento, creme e cremine. Poi guardo mia madre, una bella donna, e allora penso che le somiglio e mi tranquillizzo. Il cambiamento è inevitabile. Ho davanti tutta la vita e vorrei che tante cosa cambiassero, anche se so per esperienza che non tutto quello che ti accade è bello o positivo, ma dalle situazioni negative si può imparare e, soprattutto, risollevarsi. Quando sono sul divano col mio fidanzato a guardare un film mi sento serena, non ho bisogno di altro. Ecco, da qualche mese, sento un desiderio dentro di me: quello di diventare mamma. I bambini mi sono sempre piaciuti e faccio da ‘zia’ a quelli delle mie amiche, adesso mi piacerebbe tanto diventarlo, vediamo cosa mi riserverà la vita, se non sarà andrà bene lo stesso. Ho tante cosa ancora da fare e viaggi da organizzare». Come quello fatto a Zante, in Grecia, in queste settimane. L’isola che Omero menzionò sia nell’Iliade che nell’Odissea. Elisa Torrini ha attraversato oceani e imprevisti per arrivare sino a qui, da Miss Universo e ritorno, con il sorriso sulle labbra e le mani che accarezzano impercettibilmente i capelli, alla ricerca di qualche nodo da districare. In fondo cos’è l’esistenza di tutti noi se non un continuo risolvere problemi, cercando di metterli in fila, uno dopo l’altro, senza farsi travolgere. È questa la bellezza? Chissà, ma può essere la felicità.