Il Poliambulatorio Cesalpino è guidato da Maria Benedetta e Maria Gabriella Ducci
che l’hanno ereditato dal padre, confermandolo come punto di riferimento per la
riabilitazione ad Arezzo e provincia
Competenza, dedizione, esperienza, efficacia e cura del paziente. Queste sono solamente alcune delle qualità che contraddistinguono Maria Benedetta e Maria Gabriella Ducci, le due sorelle fisiatre che conducono il Poliambulatorio Cesalpino, fondato dal padre nel 1972, come Gabinetto di Terapia fisica: “Ha iniziato con le cure inalatorie dell’acqua di Tabiano, aprendo le porte alla Fisioterapia. La specializzazione in Anestesia (1958) e, successivamente, quella in medicina Fisica (1971) l’hanno portato a concentrarsi sul tema del dolore”.
Un innovatore che già negli anni Settanta offriva ai pazienti trattamenti come: laserterapia, magnetoterapia, ozonoterapia, agopuntura e tecniche manuali come la manipolazione. Benedetta è entrata a farne parte nell’85, dopo la laurea in Medicina e Chirurgia e mentre stava facendo la specializzazione, Gabriella nel ’92, dopo la laurea, un inizio da condividere con la maternità. Il Poliambulatorio Cesalpino opera sia in regime libero professionale che in accreditamento con il Sistema sanitario nazionale, fin dal 1979, e oggi conta sette operatori sanitari.
Avete seguito la strada professionale tracciata da vostro padre. Pragmatismo o passione?
Gabriella: “Tutti e due insieme. Sono cresciuta in una famiglia di medici (il fratello è farmacista come la mamma, ndr), il nonno era dermatologo e mi ha dato nozioni di medicina che porto ancora strette; il babbo, quando faceva il medico di base, mi prendeva a scuola e mi portava con lui a fare le visite. Volevo continuare quello che lui ha creato nel tempo”.
Benedetta: “Lo stesso vale per me. L’eredità più importante è stata sicuramente il rapporto umano ed etico tra medico e paziente, e l’amore per la ricerca e l’innovazione”.
Com’è cambiata la fisioterapia negli ultimi trent’anni?
Benedetta: “La riabilitazione oggi non è solo di pertinenza ortopedica e neurologica ma abbraccia altre branche della medicina, penso all’urologia o alla ginecologia, con la rieducazione del pavimento pelvico, otorinolaringoiatrica con la logopedia o la rieducazione per la Sindrome Vertiginosa, le patologie dell’apparato respiratorio e cardiologico; la riabilitazione è una branca che può essere d’aiuto e affianca tutte le specializzazioni me- diche”.
Gabriella: “È cresciuta tanto dal punto di vista tecnologico, il futuro guarda alla robotica e all’intelligenza artificiale”.
Le persone, oggi, conducono in generale una vita sedentaria. Quali sono i problemi più comuni e le terapie più richieste?
Benedetta: “La vita sedentaria e le abitudini quotidiane, smart working e telefonino, hanno modificato l’assetto posturale predisponendo alla comparsa di vari problemi: dalla lombalgia alla cervicalgia, alle tendiniti”.
Gabriella: “Le terapie più richieste sono soprattutto quelle relative ad alleviare il dolore e permettere al paziente di tornare quanto prima alla sua attività, lavorativa e sportiva”.
Rispetto alle patologie classiche, quali sono aumentate?
Gabriella: “Grazie all’affinamento delle tecniche chirurgiche in ambito ortopedico sono aumentati gli interventi riabilitativi in seguito a un intervento di protesi di ginocchio, anca e ricostruzione della cuffia dei rotatori della spalla”.
Benedetta: “È aumentata molto la parte della riabilitazione posturologica che comprende oltre alla componente ortopedica – scoliosi, inversione delle fisiologiche curve della colonna cervico-dorso-lombare – anche il riequilibrio dell’articolazione temporo-mandibolare e della vista”.
Quanto la tecnologia, sia dal punto di vista sanitario che amministrativo, ha impattato, e in che modo, sulla vostra attività professionale?
Gabriella: “Dal punto di vista sanitario ci ha aiutate a ridurre i tempi di recupero del paziente, che per prima cosa ci chiede di togliergli il dolore e si affida a noi per iniziare un percorso. Dal punto di vista amministrativo, dall’accreditamento alle statistiche, è diventato un secondo e terzo lavoro”.
Benedetta “La tecnologia ci aiuta ad avere uno stile di vita migliore, anche se prende parte del nostro tempo che vorremmo dedicare maggiormente al paziente”.
La pandemia ha messo in crisi tutto il sistema nel quale viviamo, voi come siete riuscite ad affrontarla e a superarla?
Benedetta e Gabriella: “Siamo rimaste aperte per garantire le prestazioni post chirurgiche, per il resto la conduzione familiare del poliambulatorio ci ha aiutate a rimboccarci le maniche, facendo molti sacrifici da ogni punto di vista”.
Quali sono i vostri pazienti tipo?
Benedetta: “Generalmente sono pazienti con patologie degenerative o infiammatorie croniche e post traumatiche”.
Gabriella: “… da non dimenticare le patologie collegate all’attività sportiva amatoriale”.
Professionisti e atleti famosi?
Benedetta e Gabriella: “Ai tempi di mio padre il Poliambulatorio Cesalpino era un punto di riferimento per l’Arezzo calcio. Poi abbiamo avuto anche diversi giocatori di pallavolo, grazie al metodo Sohier, per riequilibrare le spalle. Oggi, invece, curiamo molti professionisti della danza classica”.
Qual è il momento più difficile nel rapporto con il/la paziente?
Gabriella: “Il primo incontro, quando si comincia a creare un rapporto di fiducia, è fondamentale per il paziente che si deve affidare alle nostre cure”.
Benedetta: “… e far capire che per raggiungere l’obbiettivo a volte ci vogliono tempo e costanza”.
Qual è il complimento più bello che possono farvi?
Gabriella: “Una volta ho lavorato con un paziente e non vedendo il risultato sperato, gli ho consigliato di andare da uno specialista, un neurochirurgo. Il paziente torna e mi fa: dottoressa, il collega mi ha detto tutto quello che mi aveva già detto lei”.
Benedetta: “Quando incontro un paziente dopo qualche anno per strada e mi dice ‘dottoressa guardi la sua spalla’ (Maria Benedetta Ducci è un’ esperta della spalla, ndr)”.
Essere donne, in questo lavoro, è stato un vantaggio o uno svantaggio e, in entrambi i casi, perché?
Benedetta e Gabriella: “Quando abbiamo iniziato a lavorare e ci mettevamo davanti ai pazienti, esordivano con ‘buongiorno signorina’. Poi vedevano la fede: ‘buongiorno signora’. Poi vedevano il camice: ‘buongiorno dottoressa’. Le cose sono cambiate, sicuramente migliorate, ma essere donna nel mondo del lavoro significa partire con l’handicap, soprattutto se si vuole conciliare con l’essere moglie e madre”.
La fisioterapia come tutte le scienze è in continua evoluzione. Quali sono i prossimi traguardi che, come disciplina, si pone?
Gabriella: “Dopo i progressi delle protesi, basti pensare allo sport paralimpico, credo che la realtà virtuale avrà un ruolo fondamentale nel processo riabilitativo”.
Benedetta: “Ma non dobbiamo mai perdere di vista il lato umano di questo lavoro, perché ci vuole sempre una valutazione globale del paziente e non è detto che la tecnologia riesca a farlo”.
Da qui a cinque anni cosa vi augurate per il vostro poliambulatorio?
Gabriella: “Mi piacerebbe che diventasse un centro multidisciplinare attraverso la collaborazione con altri specialisti”.
Benedetta: “Rimanere un punto di riferimento per Arezzo”.
Un consiglio terapeutico per i lettori di Up Magazine?
Gabriella: “Alimentazione corretta e una camminata di 40 minuti almeno 3 volte la settimana”.
Benedetta: “Evitare di fare da soli e affidarsi a un professionista qualificato”