La forza della famiglia, il coraggio di Claudia
Claudia Calicchia è una giovane donna forte e determinata, così come forte e determinata è la sua famiglia. Nel 2021 i Calicchia hanno fondato un’associazione, Glio.Ma – Marco Calicchia.
“Questa realtà è nata ad un anno dalla morte di mio fratello Marco, il 12 marzo 2021. Dopo la sua perdita avevamo il desiderio di poter aiutare chi si fosse trovato nella stessa condizione di mio fratello, volevamo cercare di poter aiutare per far sì che il nostro dolore non diventasse vano e che la morte di mio fratello assumesse un senso”.
Marco era un ragazzo pieno di energia, Claudia mi racconta di come riuscisse a rubare un sorriso a chiunque: “Sorrideva alla vita e cercava di aiutare gli altri. Ha sempre amato lo sport e stare con gli amici, aveva deciso di intraprendere la carriera di Maresciallo dei carabinieri, proprio come nostro padre. Infatti a settembre del 2018 era entrato all’accademia per Marescialli a Firenze. A Cortona in molti lo adoravano, d’altronde era impossibile non volergli bene”.
Una vita normale, quella di Marco, fino a quando, a soli 23 anni, la terribile scoperta, che travolge come un uragano lui e la sua famiglia:
“La diagnosi è stata nefasta: glioblastoma, la forma più aggressiva di tumore al cervello. Da quell’ottobre del 2018 la nostra vita è cambiata per sempre e nessuno di noi si sarebbe mai immaginato quello che sarebbe venuto dopo”.
La diagnosi è arrivata a seguito di accertamenti effettuati dopo una serie di mal di testa che si erano iniziati a presentare. Fin da subito i medici avevano individuato la presenza di una massa nel cervello, ma era necessario attendere i risultati degli altri esami. A Careggi, dove Marco era stato accompagnato dai colleghi a seguito dei malori, non avevano dato molte speranze.
“Nonostante il grande dolore, lo sconforto, il senso di spaesamento, la rabbia, le lacrime, ci siamo mossi per fare il possibile. Per nostra fortuna nella sfortuna, conoscevamo il Professor Francesco Di Meco, neurochirurgo al Besta di Milano, e abbiamo deciso di rivolgerci a lui. Il dottore è tra i migliori nel suo campo in Italia e in Europa, e appena ha visto gli esami di mio fratello ha deciso di operarlo, perché non voleva precludere ad un ragazzo giovane questa possibilità. A novembre, Marco è stato operato a Milano. Da lì in poi ci sono stati altri interventi dovuti a ricadute, chemioterapia, radioterapia, radiochirurgia, fino all’esito finale”.
“Come è stato affrontare questo percorso?”
“La malattia cambia chi la vive in prima persona e chi gli sta accanto. Marco ha sempre avuto una forza incredibile nell’affrontare gli interventi, le cure, le ricadute e soprattutto gli esiti dei medici. Noi ci siamo fatti forza per lui, sperando fino alla fine che le cose potessero risolversi. Ma purtroppo, Marco è volato in cielo il 12 marzo del 2020”.
Nel marzo del 2021 è stata fondata l’associazione, che si impegna nella raccolta fondi per promuovere la ricerca scientifica del glioblastoma, con l’obiettivo di supportare nell’elaborazione di un elenco, regionale prima e nazionale poi, in cui vengano inseriti tutti i pazienti, presenti e passati, affetti da tali neoplasie cerebrali, in modo da poter capire la distribuzione territoriale ed il relativo tasso di incidenza di tale malattia.
“Nel corso degli anni, l’associazione ha organizzato convegni, mercatini di beneficenza, eventi sportivi e cene di beneficenza – racconta Claudia – Ha inoltre partecipato al festival della scienza organizzato dall’associazione culturale del nostro territorio, “Cautha”, per raccogliere fondi per la ricerca. L’associazione collabora con l’Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, dove mio fratello è stato seguito e curato. A marzo 2022, dopo il primo anno di attività, abbiamo devoluto 50.000€ all’istituto Besta. Durante la cena di natale, organizzata dall’associazione lo scorso 17 dicembre 2022, è stato consegnato un assegno di 24.500€ al Professor Francesco Di Meco (Primario di neurochirurgia presso l’Istituto Besta) per l’acquisto di un videoendoscopio flessibile, primo in Italia e in Europa con la certificazione per l’uso in neurochirurgia. In questi giorni stiamo procedendo all’acquisto di un altro strumento per l’istituto milanese, per il quale sono stati raccolti altri 30.000€. Sono numerosi gli eventi in calendario, perché non possiamo e non ci dobbiamo fermare davanti alla malattia, mai”.
Una realtà che trova sede a Cortona, e che porta avanti attività sul territorio con il nobile fine di raccogliere fondi per sostenere la ricerca. Glio.Ma va avanti grazie all’aiuto dei donatori e dei volontari:
“Tutte persone che nel loro piccolo ci hanno sostenuto e aiutato fin dall’inizio. Dallo scorso anno abbiamo iniziato a raccogliere il 5×1000, e in molti hanno deciso di devolverlo a noi. E poi credo che l’associazione sia di tutti e vorrei che fosse abbracciata con questo spirito, per cui sarebbe bello poter collaborare con altre associazioni del territorio”.
“Cosa significa per te andare avanti con l’associazione in nome di tuo fratello?”
“Credo che per me il solo modo di poter trovare un senso alla morte di mio fratello, fosse aiutare il prossimo o almeno provarci. Per 16 mesi ho cercato di aiutare lui, di dargli forza (anche se era lui a darla a me) e sostegno. Prendersi cura di Marco è stato per me l’atto d’amore più grande e intenso che potessi fare in quel momento e spero di aver trasmesso a lui l’amore incondizionato che da sorella provavo per lui. Gli ho promesso che mi sarei presa cura di nostro fratello più piccolo, Lorenzo, il quale si è ritrovato a dover vivere la prima perdita della sua vita a soli 11 anni, e una sofferenza troppo forte alla sua età. La preoccupazione più grande di Marco, durante le ultime settimane con noi, non era legata alla morte, lui non aveva paura di morire, era preoccupato per la sofferenza che avrebbero dovuto affrontare i nostri genitori e noi fratelli”.