Dalla città alla Val di Chiana e alle Foreste Casentinesi, tanti percorsi affascinanti sulle tracce di Giorgio Vasari, nel 450° anniversario della morte del grande artista aretino
ITINERARI VASARIANI IN TERRA D’AREZZO
Un protagonista del Cinquecento italiano, sempre legato al suo territorio
Prolifico pittore, geniale architetto, arguto storico dell’arte, fine intellettuale: sono tanti i motivi per cui Giorgio Vasari (1511/1574) può essere considerato a pieno titolo un protagonista del tardo rinascimento e una delle figure più influenti del Cinquecento. Nel 2024 Arezzo celebra i 450 anni dalla morte del suo figlio illustre, che con le “Vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori” scrisse il primo trattato organico di storia dell’arte e incarnò il prototipo dell’artista poliedrico, colto e cortigiano, al servizio di signori, papi e altri potenti del suo tempo.
Nonostante i prestigiosi incarichi in tutta Italia, Vasari rimase sempre legato alla sua terra natale. Passeggiare per le vie di Arezzo, alla ricerca delle testimonianze sopravvissute, consente di ripercorrere l’ascesa artistica e sociale del figlio di un mercante di stoffe, che divenne uno dei personaggi più autorevoli della sua epoca. Itinerari diversificati portano il visitatore a conoscere gli edifici da lui progettati e le opere presenti nelle chiese e nei musei di Arezzo, oppure a raggiungere il territorio provinciale, in particolar modo la Val di Chiana e il Casentino. Qualunque sia la scelta, gli occhi e il cuore saranno appagati.
Tour vasariano nelle chiese d’Arezzo, tra opere celebri e altre meno conosciute
Il primo percorso ispirato a Giorgio Vasari nella sua città natale è quello dedicato alle opere custodite ancora nelle chiese cittadine. Seguendo un filo cronologico, si comincia dalla Cattedrale dei SS. Pietro e Donato, dove è presente il basamento in pietra serena dell’organo monumentale disegnato nel 1535 dall’aretino e scolpito da Pietro di Subisso e Piero Giannozzo da Settignano entro il 1537. Si passa quindi alla Chiesa della Ss. Annunziata, che accoglie un’opera giovanile, la “Deposizione di Cristo”, eseguita su commissione della Compagnia del Corpus Domini per la chiesa di San Domenico e conclusa nel 1538. La tavola fu trasportata nella sede attuale intorno al 1796-97. L’itinerario prosegue nella Chiesa della Badia delle SS. Flora e Lucilla, al cui rinnovamento architettonico Vasari soprintese dalla metà degli anni Sessanta del XVI secolo. L’edificio sacro custodisce l’articolato altare di famiglia, eseguito in collaborazione con Giovanni Stradano e Francesco Morandini tra il 1563 e il 1564. Al centro fu inserita un’opera realizzata diversi anni prima per papa Giulio III, la “Vocazione di Pietro e Andrea” del 1551. Nella controfacciata della chiesa si ammira invece la bella “Assunzione e Incoronazione della Vergine”, eseguita nel 1566 per Filippo Salviati e acquistata l’anno dopo da Nerozzo Albergotti. Nel 1570 la grande tavola fu arricchita con una teoria di otto sante a mezzo busto e i santi Donato e Francesco ai lati. Tutte le opere di Vasari presenti nell’edificio benedettino provengono in verità dalla Chiesa di Santa Maria della Pieve, dalla quale furono trasferite nel 1865. Alla chiesa battesimale della città l’artista era molto affezionato e lì, per volontà testamentaria, scelse di far riposare i suoi resti mortali, come recita ancora una lapide. Il percorso si conclude nella Chiesa della Ss. Trinità o della Misericordia, che accoglie la parte anteriore del gonfalone per la Compagnia della Ss. Trinità del 1573 con la “Ss. Trinità tra i SS. Donato, Francesco e Bernardo”.
I capolavori di Vasari custoditi nei musei cittadini
Il Museo Nazionale d’Arte Medievale e Moderna conserva un importante nucleo di opere del pittore. Al 1536-37 risale la “Pala di San Rocco” eseguita per l’oratorio scomparso della Compagnia di San Rocco. Nel 1540 Vasari dipinse per il banchiere Bindo Altoviti una “Allegoria della Concezione”, riservata alla Chiesa dei SS. Apostoli di Firenze. L’opera ebbe fortuna e così l’artista e alcuni autori della sua cerchia eseguirono altre versioni del soggetto. Una di queste copie realizzata l’anno seguente, in deposito dalla Galleria Nazionale di Palazzo Barberini, è visibile nel museo. Nel 1548 l’aretino dipinse il grandioso “Convito per le nozze di Ester e Assuero”, tema affidato dai monaci benedettini per il refettorio della Badia delle SS. Flora e Lucilla. Del 1568, ancora commissionato dalla Compagnia di San Rocco, è lo stendardo processionale con “San Rocco” da una parte e “San Rocco che visita gli appestati” dall’altra. Nello stesso anno Vasari produsse la cosiddetta “Pala Camaiani” per la cappella dell’omonima famiglia nella Chiesa di Santa Maria della Pieve, oggi parzialmente smembrata.
Nel museo è custodito anche il verso del gonfalone della Compagnia della Ss. Trinità del 1573, con “Abramo visitato da tre angeli”. Il Museo Diocesano di Arte Sacra ha una sala dedicata quasi del tutto a Giorgio Vasari, dove si ammirano lo stendardo della Compagnia di San Giovanni de’ Peducci del 1548, con la “Predica di San Giovanni Battista” su un lato e il “Battesimo di Cristo” sull’altro, e la “Madonna della Misericordia con i SS. Lorentino e Pergentino” del 1557, opera su seta commissionata dalla Fraternita dei Laici che faceva parte di un baldacchino processionale. All’ambito vasariano sono stati riferiti anche i “Misteri del Rosario” della seconda metà del Cinquecento, giunti dalla sagrestia della Basilica di San Domenico.
Il Museo di Casa Vasari, da nido d’amore a significativa dimora d’artista
Nel 1541 l’aretino acquistò un appezzamento di terreno e una casa in costruzione nel borgo di San Vito, attuale via XX Settembre, dove a detta sua si respirava “la migliore aria della città”. La decorazione degli ambienti, eseguita assieme ad alcuni fedeli collaboratori, andò avanti a più riprese tra il 1542 e il 1548. Due anni dopo Vasari sposò Niccolosa Bacci, stabilendosi con lei nella nuova abitazione, di cui tuttavia godette solo per brevi periodi, dato che i ripeuti impegni lo portarono spesso a viaggiare.
Il Museo di Casa Vasari è una delle dimore d’artista più conosciute d’Italia. All’interno sono presenti sale affrescate con un complesso programma iconografico e una quadreria di importanti autori del Manierismo. La Camera della Fama e delle Arti, lo Stanzino Vasariano, la Camera di Apollo e delle Muse, la Cucina, il Corridoio di Cerere, la Camera di Abramo, la Sala del Trionfo della Virtù e la Cappellina sono i nomi convenzionalmente dati agli ambienti, nei quali si celebrano il pensiero vasariano e la sua influenza. Tra le opere autografe, da ricordare il “Cristo portato al sepolcro” del 1532, lavoro giovanile destinato a Ippolito de’ Medici. Il museo è anche sede dell’Archivio Vasariano, che tra scritti autografi, appunti, ricordi e il carteggio con personaggi illustri, come le diciassette lettere di Michelangelo Buonarroti, è una fonte inestimabile per lo studio della storia dell’arte e della cultura del Cinquecento.
Una Piazza Grande per un grande personaggio
A Giorgio Vasari la sua città natale ha intitolato la principale piazza del centro storico, comunemente detta Piazza Grande. Qui sorgono edifici che ricordano la grandezza dell’aretino come architetto. Il 19 luglio 1572 l’artista fu incaricato dalla Fraternita dei Laici di progettare il Palazzo delle Logge, il più imponente edificio tardo rinascimentale di Arezzo. Per il lato nord, dove è presente anche un altorilievo marmoreo che raffigura il busto di Vasari con i suoi “strumenti del mestiere”, opera del 1911 di Alessandro Lazzerini, l’aretino progettò il cosiddetto Teatro Vasariano. Nell’elegante loggiato con volte a crociera trovarono invece posto le botteghe con le tipiche spallette per la mostra dei prodotti e il passeggio vietato alla “plebaglia”, come ricorda ancora una lapide che è copia dell’originale. I lavori al palazzo iniziarono nel 1573, ma l’anno dopo l’artista morì. La costruzione fu terminata, sotto la direzione di Alfonso e Giulio Parigi, nel 1595.
Il vicino Museo Palazzo della Fraternita dei Laici, altro edificio simbolo di Piazza Vasari, custodisce il modellino ligneo in noce del Palazzo delle Logge, presentato ai rettori nel 1572. Alla trecentesca sede della munifica istituzione, tra il 1549 e il 1550, fu aggiunto su disegno dell’aretino il campanile a vela che accolse il prezioso orologio astronomico di Felice Salvatore da Fossato del 1552. La facciata dell’ampliamento a sinistra fu eseguita nella seconda metà del Seicento, ma riprendendo un progetto vasariano. Il museo, infine, dedica una sua sala all’Acquedotto Vasariano con dipinti, disegni, documenti e video che riguardano la mirabile opera di ingegneria idraulica per la quale Vasari compì gli studi di fattibilità. La realizzazione, sempre con i soldi della Fraternita dei Laici, ci fu tra il 1593 e il 1603 sotto la direzione di Raffaele Pagni e Gherardo Mechini.
Echi vasariani in Casentino e Val di Chiana
La maggior parte delle opere di Giorgio Vasari ancora presenti nel territorio aretino sono concentrate nel capoluogo, ma troviamo importanti lavori anche in Val di Chiana, dove si può seguire un percorso che collega Arezzo a Castiglion Fiorentino, Cortona, Foiano della Chiana, Lucignano e Monte San Savino.
Prima, però, è d’obbligo fare una puntata in Casentino, perché nel 1537, dopo l’assassinio dell’amico e protettore Alessandro de’ Medici, Vasari lasciò Firenze e si rifugiò per un periodo a Camaldoli, nel cuore delle Foreste Casentinesi, con l’idea di ritrovare la pace interiore e capire come indirizzare il suo futuro. Per la chiesa del monastero egli eseguì a più riprese, tra il 1537 e il 1540, una serie di tavole che rappresentano uno spartiacque nella carriera dell’artista. La Chiesa dei SS. Donato e Ilariano custodisce la “Madonna con il Bambino tra i SS. Giovanni Battista e Girolamo”, i “SS. Donato e Ilariano”, i “SS. Benedetto e Romualdo”, la “Natività” e la “Deposizione”. Le prime tre formavano un trittico, la quarta era corredata da tredici tavolette della predella, delle quali ne rimangono dieci ancora visibili nella chiesa camaldolese. Molti anni dopo, nel 1571, Vasari dipinse per Camaldoli anche un “Cristo nell’orto”, collocato nella cappella dell’infermeria del monastero. L’itinerario vasariano in Val di Chiana parte da Monte San Savino. Nella Chiesa di Sant’Agostino si osserva la notevole “Assunzione della Vergine e i SS. Agostino e Romualdo” del 1539. Le due tavolette della predella con il “Battesimo di Sant’Agostino” e il “Martirio di San Bartolomeo” sono nell’attiguo Oratorio di San Giovanni. Nella ex Chiesa di Santa Chiara si trovano invece quattro affreschi staccati con San Pietro, San Paolo, il profeta Geremia e una figura maschile scrivente, trasferiti da Arezzo dopo la demolizione dell’Oratorio di San Rocco. A Cortona si ammira la Chiesa di Santa Maria Nuova, per la quale Vasari subentrò nel 1554 a Battista di Cristofanello Sensi nel progetto. Nel biennio 1554-55 lo stesso artista e il collaboratore Cristofano Gherardi, detto Doceno, dipinsero nell’Oratorio della Compagnia del Gesù i “Sacrifici dell’Antico Testamento”, la “Conversione di Saulo”, la “Discesa nel Limbo” e la “Trasfigurazione”. A Castiglion Fiorentino spicca il Loggiato di Piazza del Municipio del 1513, che tra il 1560 e il 1570 fu ammodernato dall’aretino. Nella metà degli anni Sessanta di quel secolo, sempre in territorio castiglionese, fu iniziata anche la Chiesa della Madonna della Consolazione, attribuita all’ambito vasariano. Alcuni anni prima, tra il 1548 e il 1549, Vasari aveva dipinto per la locale Chiesa di San Francesco una “Madonna con il Bambino e i SS. Silvestro, Anna e Francesco”.
A partire dal 1564 l’aretino curò il rinnovamento del Santuario di Santa Maria delle Querce a Lucignano. Tra il 1569 e il 1572, infine, su commissione di Cosimo I de’ Medici fu eretto il Tempio di Santo Stefano alla Vittoria di Pozzo della Chiana, nel comune di Foiano della Chiana, progettato a quattro mani da Giorgio Vasari e Bartolomeo Ammannati a ricordo della Battaglia di Scannagallo del 1554, episodio chiave per la nascita del futuro Gran- ducato di Toscana.