Quante stanze ha un uomo? Quante nella mente e quante nel cuore? Difficile rispondere a queste domande, difficile perché ogni uomo, ogni donna, ogni essere umano è un pianeta a se stante, qualcosa che può essere conosciuto solamente in parte e mai fino in fondo, nonostante collidiamo quotidianamente gli uni con gli altri. Nicola Bambini è uno di questi pianeti, assicuratore e scrittore, marito e padre, empatico e solitario al tempo stesso. Una persona che ha trovato nella scrittura un modo per raccontare e raccontarsi, la fantasia abitata da pensieri reali, fatti inventati per parlare del presente e pure un po’ di se stesso, come accade a tutti quelli che scrivono, soprattutto libri. Nicola Bambini ne ha già due pubblicati e il terzo lo ha iniziato il 31 dicembre, un rito che non conosce derive e in questi primi giorni dell’anno le prime pagine si sono già tinte d’inchiostro.
«C’è chi va dallo psicologo, chi ha altre passioni, io scrivo. Nel farlo provo un senso di liberazione, mettendo dentro riflessioni, stati d’animo e caratteri, che inserisco nei vari personaggi. Fa tutto parte della mia esperienza quotidiana, del mio vissuto, anche se poi la trama è frutto della fantasia e non c’è niente di vero o di reale dentro i miei libri. Quello che faccio fatica a esprimere a voce, pure alcuni sentimenti, mi riesce perfettamente farlo attraverso la scrittura, con le parole, in questo caso con le mie parole dentro la figura di altri. Il computer, però, arriva dopo. Io tengo un’agenda, un diario, nella quale annoto cose pensate mentre guido, altre che ho visto e sentito quando sono fuori per lavoro. Lì riesco a raccogliere circa l’ottanta per cento del contenuto del libro, poi inizia la prima stesura vera e propria, il processo creativo. La penna mi serve per non dimenticarmi niente, visto che spesso torno a casa la sera dopo essere stato in giro tutto il giorno».
Ma riavvolgiamo il nastro. Nicola è nato ad Arezzo l’1 dicembre del 1975 e oggi vive a Monte San Savino, scegliendo la qualità della vita familiare. Due genitori, una sorella, una moglie, due figli maschi. Una laurea in Economia e commercio, due master con indirizzo economico, oggi assicuratore: «Mi ha sempre affascinato la relazione matematica di causa ed effetto con i numeri. Nel mio lavoro il rapporto con la persona è fondamentale e se, per via della pandemia, adesso utilizziamo in percentuali variabili la tecnologia la mia è una professione che si declina precipuamente in presenza, perché bisogna guardare il cliente negli occhi, non solo ascoltare quello che dice ma come lo dice, per dargli le risposte più soddisfacenti e vicine alle sue aspettative. Però nei rapporti umani le cose non vanno sempre come si vorrebbe, anzi, la natura umana viaggi su altri binari. Per questo mi piace l’immutabile certezza dei numeri. Fare l’assicuratore significa cercare di mettere al riparo una persona, una famiglia, dagli imprevisti della vita. Per farlo bene ci deve essere un rapporto di fiducia e di conoscenza. A me piace instaurare questo tipo di rapporto, è il mio mondo, la mia comfort zone professionale, dalle otto di mattina alle otto di sera, qualche volta pure di più». Una tradizione familiare quella dell’assicuratore, come il padre, dal quale Nicola ha imparato, soprattutto, l’amore per questo lavoro: «Mi sono innamorato di questa professione, la ritengo cucita sartorialmente sulla mia pelle perché riesce a interpretare alla perfezione la mia voglia di lavorare».
L’arredatore di interni è stato il suo primo libro e dopo sei anni è arrivato il secondo: La dodicesima stanza; il terzo dovrebbe essere pronto nel 2023. Tutti pubblicati in proprio per un motivo che qui Nicola non vuole rivelare, quindi per informazioni e acquisti potete scrivergli a bambini.nicola@gmail.com: «Il primo è una spy story con ambientazione globale, tra Stati Uniti e Firenze, posti che ho visitato o vissuto e che hanno lasciato ricordi indelebili dentro di me. Il secondo è un thriller, giallo, questa volta, però, l’ambientazione è provinciale e il paese è Monte San Savino. In tutti i miei libri il castello narrativo è pura opera di fantasia, così come i miei personaggi ai quali metto in bocca le mie parole, le mie suggestioni e le mie riflessioni. La cronaca e l’attualità non sono il mio campo da gioco. La cosa più bella è l’apprezzamento che sto ricevendo per La dodicesima stanza, molti lettori mi hanno detto che è più bello del primo. In verità, tra il primo e il secondo, c’è stato un cambio di registro, ho superato alcuni filtri mentali e sono andato più a mano libera. Evidentemente questo approccio piace di più». Uno scrittore come Nicola non può che essere un avido lettore e i suoi autori preferiti sono Don Winslow, Jeffery Deaver, James Patterson, Javier Cercas, Juan Gomez-Jurado, Robert Ludlum e Allan Folson. Ma pure Carrisi, Manzini, Malvaldi e Carofiglio tra gli italiani.
Una stanza dentro l’altra, come le innumerevoli anime di un uomo che insieme ne fanno lo spirito: «C’è la mia parte professionale, nella quale la serietà la fa da padrona, perché non si scherza con la vita delle persone, c’è poi la mia parte giocherellona e conviviale. Quando ancora si poteva mi piaceva stare con gli amici, mangiare, bere e suonare la chitarra. Dedicarmi alle arti, alle mie passioni mi permettere di scaricarmi e affrontare poi con grande concentrazione gli aspetti, razionali, matematici e logici del lavoro». Le sue note, un po’ come con i vini, sono pop e rock anni Settanta, dai Clash agli AC/DC fino a David Bowie, le assorbe e poi le risuona per se stesso e la propria compagnia. Anche se la sua prima passione è godersi la famiglia e la scelta di rimanere a Monte San Savino, nella Val di Chiana aretina, è strettamente legata a questo aspetto. Poi vengono altre passioni e la scrittura è una di queste: «I miei figli hanno nove e undici anni sono quindi piccoli per leggere i miei libri, ma sono incuriositi da questa mia vena artistica. Mia moglie, invece, non lo dirà mai ma supporta e, soprattutto, sopporta (ride, ndr) un uomo che lavora più di dodici ore il giorno e poi una volta a casa sta sveglio fino a tardi per scrivere». Lavoro che in questi ultimi due anni è cambiato: «Non solo il suo svolgimento ma l’intero settore assicurativo. Adesso la salute è il tema, non solo per le singole famiglie ma pure per gli imprenditori che vogliono mettere in sicurezza aziende e dipendenti. In seconda battuta la possibilità di mettere i soldi al sicuro con e grazie a tutte le prerogative del mercato assicurativo, segmento che è aumentato del trenta, trentacinque, per cento in quest’ultimo periodo».
Il mantra di Nicola è mai lamentarsi e mai giustificarsi: «È la frase che mi rappresenta, è il modo in cui decido di affrontare la vita ogni giorno. Basta lamentele, giustificazioni e chiacchiere, rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare. Possiamo starci vicini umanamente, darci le pacche sulle spalle, ma poi bisogna trovare la soluzione al problema e trasformarlo in opportunità». Che sia questa la dodicesima stanza di Nicola?