Mirko Quinti ha impresso un cambio di passo all’azienda di famiglia nata nel 1975, scommettendo su qualità della produzione e collaborazioni di prestigio con designer e architetti. Le sue sedie nascono a Cesa, alle porte di Arezzo, e sono presenti in 59 Paesi del mondo. Tra queste c’è l’iconica Ginevra. La svolta dell’impresa?
Dopo una commessa errata per il Vaticano.
“La maggior parte del fatturato arriva dall’Italia, ma le nostre creazioni sono presenti in tutti i continenti. Ogni anno serviamo mille clienti dal Medio Oriente all’Africa, dagli Stati Uniti all’Asia, dall’Europa al Sud America”
La svolta dell’azienda è arrivata grazie a un errore. Costò caro, ma in quel momento ho capito che avrei dovuto cambiare rotta. Un ordine di cinquanta sedie rivestite di stoffa per il Vaticano: avrebbero dovuto essere di un sobrio color grigio, vennero fuori di un bel verde brillante. Inutilizzabili”. Mirko Quinti tentò di rimediare, ma il cambio di tinta si rivelò operazione anti economica: “Erano i primi anni 2000, intuii che avremmo dovuto iniziare a cucire le sedie internamente all’azienda, invece che affidarci a terzi. E il business decollò”. La storia di Quinti Sedute – due imponenti stabilimenti gemelli a Cesa con quaranta dipendenti – affonda le proprie radici nella metà degli anni ’70, quando l’azienda si chiamava semplicemente Quinti. Fondata dal padre di Mirko, Umberto, si occupava di strutture metalliche per tavoli da ufficio e cancelli.
“Era una piccola realtà, sorta a Pozzo della Chiana. Lavorava per un unico cliente, la Sam di San Zeno – spiega Mirko. Io arrivai appena finiti gli studi, nel 1994, e mi misi all’opera. Eravamo io, mio padre e due operai. Con il babbo ci dividevamo il lavoro e il laboratorio: uno di sopra e uno di sotto, altrimenti litigavamo. Fu in quel momento che iniziai a occuparmi di sedie. Semplici: struttura metallica, seduta in plastica. Noi assemblavamo”. Un colpo di fulmine, la sedia nel destino. “Ho sempre avuto il pallino del design, sono appassionato di modernariato. La sedia è un arredo semplice, essenziale. Ma non è facile da realizzare. Non puoi sbagliare misure, altrimenti perdi tutto il lavoro. I più grandi designer, i migliori architetti, sono sempre passati dalla prova della sedia”.
I clienti più prestigiosi
L’affermazione sulla scena italiana e internazionale per Quinti Sedute ha attirato l’attenzione di grandi brand che si sono affidati all’azienda aretina per la realizzazione di importanti progetti di arredo: uffici soprattutto, ma anche hotel, ristoranti, ospedali, aeroporti, spazi di lavoro e ospitalità. Si va dagli uffici di Google a New York alla sede della Coca-Cola di Atene. E poi gli arredi per i box all’Allianz Stadium della Juventus, le forniture per Netflix e gli sgabelli per Luxottica. Ma la lista comprende molti altri marchi celebri in Italia e nel mondo che si sono affidati a Quinti Sedute: Harley Davidson, Prada, Banca Bnl, Lascoste, Triumph, Autostrade per l’Italia, Facebook, Regione Toscana, Sorgenia, Milan, Allianz, Kpmg, Miele, Geberit, Oriflame, Coca Cola, Toyota, Nexi, Bosch e Qatar University.
La mano di Mirko in azienda si vede poco dopo il suo ingresso. “Volevo cambiare strada per la ditta. Noi lavoravamo, poi però la produzione finiva in mano ai fornitori. Un passaggio che, comprensibilmente, faceva lievitare il prezzo finale delle nostre realizzazioni. Nel 1997 partecipammo a un bando del Comune di Firenze per la fornitura degli arredi e vincemmo. Ci presentammo come Quinti, riuscendo a tenere economicamente più bassa la proposta. In quel modo però ci inimicammo tutti i rivenditori e litigai con mio babbo”. Ma la prima rivoluzione dell’azienda era compiuta: a quel punto Quinti si lancia nel mercato, cercando di non dipendere più dai soli “rivenditori” di settore. Dal 1997 sgabelli da lavoro, sedili e schienali vengono prodotti internamente. Inizia l’espansione commerciale e aumenta la produzione. Costantemente, negli anni, entrano nuove forze. Dopo l’incidente di percorso con le sedie del Vaticano, nel 2002, Mirko Quinti decide di investire in macchine da cucire: in questo modo avviene l’internalizzazione della produzione della tappezzeria. “A quel punto eravamo autonomi, potevamo intraprendere percorsi nuovi. Ed è quello che abbiamo fatto”.
Nel 2006 la collezione Season è la prima su larga scala. Lo stabilimento da 700 metri quadrati di Pozzo della Chiana rimane stretto alla nuova dimensione della realtà aziendale e si lavora per un allargamento. Nel 2008 viene inaugurato il primo grande centro produttivo sulla via Cassia, a Cesa: una struttura di circa quattromila metri quadrati, punto di approdo per l’espansione precedente e di partenza verso quella successiva. Nel 2019 se ne aggiungerà un altro, a fianco, grande altrettanto.
Manca ancora qualcosa nell’orizzonte dell’impresa che da piccola realtà di provincia monocommittente si sta allargando, con commesse nazionali e poi internazionali. “Serviva un’impronta, una riconoscibilità”, dice Mirko. Il passo successivo è l’inizio delle grandi collaborazioni: studi di design e di architettura. Firme che imprimeranno un’ulteriore accelerata verso nuove frontiere qualitative, alimentata anche da know-how consolidato, cura artigianale orientata al dettaglio, scelta di materiali di pregio. Nel 2011 viene avviata la prima partnership con lo studio Orlandini. Arrivano i frutti della svolta e le collaborazioni si moltiplicano. Oggi all’ingresso dello showroom dello stabile A di Quinti Sedute c’è un espositore metallico che offre alla vista di chi entra una serie di sedie rivestite in tessuti variopinti. Sono rialzate da un podio e illuminate da faretti, che ne mettono in luce i soffici colori. Per tutte la forma è identica, inconfondibile: quella della sedia Ginevra.
“La storia di questo arredo è molto travagliata, ha a che fare con una commessa per un lussuoso hotel e l’inizio di una collaborazione prestigiosa. Per noi ha rappresentato un deciso cambio di passo. Il nome? E’ quello di mia figlia minore”.
E’ il 2016: Quinti si assicura una commessa per l’hotel L’Orologio di Venezia. Per le sedute, il disegno è affidato a Roberto Baciocchi, storico architetto dei negozi di Prada. “Quella sedia è stata oggetto di numerose modifiche, inizialmente era più larga. E’ stato un lavoro complicato, ma il risultato che ne è scaturito è diventato un simbolo per la nostra azienda. Da allora abbiamo stretto un rapporto che ha investito numerose altre realizzazioni”. E poi i confini si sono espansi in tutto il mondo. Quinti è diventato un brand riconosciuto, in grado di ottenere commesse in ogni angolo del pianeta (“la maggior parte del fatturato arriva dall’Italia, il 65% circa, ma le nostre creazioni sono presenti in 59 Paesi del mondo, in tutti i continenti. Ogni anno serviamo mille clienti dal Medio Oriente all’Africa, dagli Stati Uniti all’Asia, dall’Europa al Sud America”).
“Una delle soddisfazioni più grandi è aver portato le nostre sedute negli uffici di Luxottica.
Stimo Leonardo Del Vecchio come imprenditore e apprezzo i suoi prodotti. Poter lavorare con il suo brand rappresenta un punto di arrivo per me”
Per quanto riguarda il mondo dell’hospitality, Quinti ha curato gli arredi, per citare alcuni altri esempi, del Wellington di Londra (albergo di lusso di proprietà della star di Hollywood Robert De Niro) e del Four Season di Dubai. Ma le referenze sono numerose, con molti altri marchi dalla portata globale. “Una delle soddisfazioni più grandi della mia vita è quella di aver portato le nostre sedute negli uffici di Luxottica. E’ un brand di prestigio assoluto. Stimo enormemente Leonardo Del Vecchio come imprenditore e apprezzo i suoi prodotti. Agli occhiali del gruppo sono particolarmente legato, sin da ragazzo. Poter lavorare con Luxottica rappresenta un punto di arrivo per me”.
La Quinti Sedute può oggi contare su circa 40 dipendenti che realizzano 50mila sedie l’anno. Il fatturato 2020 si è chiuso a quota 8,5 milioni di euro, in contrazione rispetto al 2019 per via della pandemia Covid. Ma il 2021 sta dando segnali di forte ripresa. “Immagino che chiuderemo l’anno con una crescita del 6-7%. L’espansione, dopo la battuta d’arresto globale, riprende. Prima del coronavirus la mia vita era scandita da un ritmo di 3-4 viaggi al mese. Due settimane a casa e altrettante all’estero. Siamo costantemente alla ricerca di personale, assumiamo ogni anno e l’idea è quella di crescere ulteriormente. Abbiamo quasi tutti dipendenti a chilometro zero, della zona. Anche se è sempre più complicato reperire personale qualificato. C’è bisogno di maestranze specifiche, spesso facciamo formazione all’interno”.
La strategia dell’azienda è portata avanti da Mirko “ma devo dire che ci sono due figure chiave come Giancarlo Rossi e Valerio Teoni, commercialista e ingegnere capo, che mi sono vicini nelle scelte più importanti. E poi ovviamente Elisa, mia moglie, che è la responsabile vendite per l’Italia. In famiglia c’è una una certa predilezione per le sedute, lei lavorava da Poltrona Frau. Mi piace anche ricordare Riccardo Arrigucci, il responsabile commerciale estero”.
E un sogno da realizzare ancora? “Direi collaborare con un archistar come Antonio Citterio. Sarebbe davvero bello. Un altro sogno è quello di lasciare un giorno la mia impresa in mano a mia figlia più grande, Aurora. In questo momento sta studiando al Politecnico di Torino. Per il resto, sono soddisfatto di quanto costruito in questi anni. Tanto che riesco anche a dedicare il tempo ai miei hobby. Gioco a tennis, sono presidente del circolo Mcl di Pozzo della Chiana da vent’anni, colleziono pezzi di modernariato”.
E cosa, nello specifico? “Sedie, soprattutto”.
Le collaborazioni con grandi designer e architetti
L’azienda di Cesa negli ultimi anni ha scommesso con decisione sulla qualità della proposta e per farlo ha avviato collaborazioni con importanti studi di design e architettura sia nazionali che internazionali. Una prima svolta si è registrata nel 2011 grazie alla partnership con lo studio Orlandini: per la prima volta Quinti si è affidata a un designer. La seconda nel 2016, con l’avvio della collaborazione con Roberto Baciocchi. E’ nata così un’icona di Quinti Sedute, il prodotto più rappresentativo e riconoscibile: la sedia Ginevra. Ma sono numerosi i nomi con cui la realtà della provincia aretina ha stretto legami nel tempo, che hanno aggiunto stile e creatività alla produzione: lo spagnolo Ximo Roca, lo studio fiorentino E-ggs, Radice e Orlandini, Marco Cocco, Brodbeck design, Atelier Borella, Archirivolto, Alegre design.