La squadra femminile amaranto sogna in grande, in un campionato di serie C con avversarie molto forti. Ma prima dei risultati c’è un modello da perseguire incarnato dal presidente Massimo Anselmi, dall’allenatore Emiliano Testini e dalla capitana Laura Verdi. C’è un’altra squadra di calcio in città.

Sole sul tetto dei palazzi in costruzione / Sole che batte sul campo di pallone / E terra e polvere che tira vento / E poi magari piove». Cantava De Gregori ne «La leva calcistica della classe ’68», ma a Ceciliano, prima periferia di Arezzo, non piove e le ragazze dell’ACF Arezzo si preparano all’allenamento. Uno dei primi ad arrivare è Emiliano Testini, l’allenatore, che dopo le esperienze nei dilettanti, con Bastia (da vice) e Deruta, si appresta ad affrontare la sua prima stagione importante. Centrocampista, tra le altre, di Perugia, Arezzo, AlbinoLeffe, Triestina e Spezia, la sua carriera è stata bruscamente interrotta da un grave infortunio, che l’ha catapultato dall’altra parte, prima come dirigente (anche dell’S.S. Arezzo) e poi come tecnico: «Nella vita, a volte, non ci sono alternative. L’importante è che quando finisce un percorso non bisogna fermarsi, non si deve recriminare, bisogna lasciarsi alle spalle quello che si è fatto e tuffarsi nei nuovi progetti, con entusiasmo e competenza, cosa che credo di avere sempre fatto», sottolinea.

Dai ragazzi alle ragazze: «Il calcio è un linguaggio universale, quindi tutta questa differenza io non la vedo. Si allenano sempre delle persone. Sicuramente con dinamiche diverse, quindi bisogna sapere ascoltare e capire le rispettive esigenze. L’importante è la squadra più che il gruppo, perché in un gruppo non ci sono gerarchie, invece in una squadra ci sono e devono essere rispettate se si vogliono fare le cose per bene. Le macro differenze sono sicuramente il fatto che le ragazze si stanno, piano piano, avvicinando al professionismo e che statisticamente sono più inclini a infortunarsi con lesioni ai legamenti delle ginocchia. Questo significa dover calibrare, tra le altre cose, la preparazione atletica». Poi, come in ogni lavoro, ci sono gli obiettivi concreti: «Il nostro e della società è quello di disputare un grande campionato, che significa lavorare bene, giocare bene e puntare sempre a vincere. Pensare di vincerlo già è un’altra cosa, perché ci sono almeno sei, sette squadre che hanno dichiarato di volere la serie B, ma di sopra ce ne andrà una sola e queste squadre sono molto forti».

A giugno 2022 sarà pronta la 1ª stagione della serie tv  su ACF Arezzo realizzata da Atlantide Adv

L’ACF Arezzo gioca le sue partite al Città di Arezzo, alternandosi con la squadra maschile: «Io credo che un aretino dovrebbe tifare chiunque vesta la maglia amaranto, dimostrando attaccamento a questa e alla città. Venendo a vedere le nostre ragazze scoprirebbero una nuova passione, nuovi stimoli e il piacere di vederle giocare».
La capitana della squadra è Laura Verdi, casentinese di Pratovecchio nata a Bibbiena. Con il pallone tra i piedi c’è cresciuta, grazie al padre Gianni, grande tifoso della Fiorentina: «Il mio idolo è sempre stato Batistuta e, quando posso, seguo le partite dei Viola in televisione. Ricordo che per un Natale avevo chiesto il video dei gol dell’attaccante argentino, ma per scherzo mi fecero prima scartare quello di Bamby e io mi misi a piangere». Oggi vive a Ortignano. Lì c’è il lavoro, alla Miniconf, il suo compagno (tifoso juventino che, però, nega per amore) e la sua vita quotidiana: una pausa pranzo veloce per uscire prima dal lavoro e fiondarsi agli allenamenti. «Ho iniziato con il Casentino Calcio Femminile che già era un bell’impegno, con l’Arezzo mi alleno quattro volte la settimana, poi c’è la partita». Laura è una centrocampista che ama giocare nei due davanti alla difesa, ma con Testini è impiegata più come mezzala nei tre di centrocampo: «Emiliano ha una mentalità vincente ed è molto preparato. Differenze tre lui e, per esempio, Manuela Tesse? Alcuna. Io credo che intorno al calcio femminile ci siano tanti luoghi comuni ma alla fine sempre di calcio si tratta. È evidente che siamo diversi, donne e uomini, ma in campo, per me, siamo tutti uguali, cioè non starei sempre a sottolineare le differenze. Il calcio femminile cresce, deve crescere, e crescerà nonostante queste». Laura, non lo da a vedere, ma ha un carattere tosto, di chi la vita se la guadagna ogni giorno tra lavoro, faccende casalinghe e calcio. In spagnolo si direbbe un cerebro, forse anche per questo gli è stata affidata la fascia da capitana: «È una bella responsabilità, ma non mi pesa. Dall’anno scorso sono cambiate un po’ di cose, anche le compagne di squadra, e vederne al mio fianco alcune che ammiravo da lontano è una bella spinta. Io devo migliorare ancora sotto l’aspetto tecnico, ma sono anche una che ci mette impegno in quello che fa, se decido di affrontare un ostacolo resto lì finché non l’ho superato». Ex tennista, è passata da uno sport individuale a uno di squadra, passaggio che le ha insegnato a gestire i rapporti con molte più persone. L’amaranto, per lei, più che una maglia è una seconda pelle, considerando anche il gol che decise il derby con il Perugia di alcuni anni fa: «Quella rete per me è stata importante perché mi ha fatto capire che potevo stare a certi livelli, oltretutto arrivata dopo che Manuela Tesse mi aveva spronato in settimana a dare il meglio di me in campo».

 

Se Emiliano Testini è l’architetto dell’ACF Arezzo e Laura Verdi la condottiera, Massimo Anselmi, imprenditore aretino che non ha bisogno di presentazioni, è il filosofo: colui che ha sposato un’idea di calcio e ha accettato la sfida nella sfida. Lui che di sfide se ne intende: «Non posso dimenticare la ‘Battaglia Totale’ del 2018 perché è stata un’esperienza estremamente coinvolgente. Io che ero abituato a guardare il calcio in televisione mi ritrovai dentro il tubo catodico come protagonista. Quel periodo è stato proficuo perché mi ha insegnato tanto, non solo sul calcio, ma anche sulla mia città e sui media. Non rinnego niente ma sono consapevole che le cose non sono state raccontate come dovevano, comunque chi deve sapere sa. Le differenze? La prima che mi viene in mente è che con i ragazzi c’era un rapporto più formale, con le ragazze più protettivo. Io sto cercando di portare nel calcio i principi che mi hanno guidato nel lavoro. Uno su tutti? La qualità. La qualità dei rapporti, di quello che si fa, anche del calcio giocato. Chi ha visto giocare l’ACF Arezzo avrà gustato non solo le vittorie ma i fraseggi e il gioco. A me piace entrare in punta di piedi nelle nuove sfide, portando, piano piano, la mia filosofia, che deve essere anche comportamentale». Obiettivi? «Non ci devono essere limiti pur restando realisti. Pensiamo al campo, ma anche al futuro con un nuovo centro sportivo, strutture all’altezza e lo sviluppo del settore giovanile. Mi piacerebbe che l’ACF Arezzo diventasse incubatrice di talenti. Abbiamo, tra le altre cose, uno staff tecnico e atletico molto competente (e lo dice mentre Testini, a pochi metri da noi, catechizza le ragazze su come stare in campo, ndr). Queste ragazze vestono l’amaranto e meriterebbero di essere seguite con maggiore entusiasmo». Il futuro? «Il calcio femminile sta attraversando un periodo di grandi trasformazioni, per cavalcarlo è chiaro che il salto di categoria è fondamentale». Quindi forza magica ACF Arezzo.

Storie di calciatrici moderne

Una squadra di ragazze pronte a tutto per realizzare il proprio sogno: vincere il campionato di serie C di calcio femminile. Per arrivare fino a qui hanno dovuto abbattere stereotipi e luoghi comuni. Hanno dovuto lottare contro un mondo vecchio e ottuso, anche contro sé stesse, per affermare e affermarsi, per sentirsi finalmente centrate: non solo dentro a un campo di calcio. C’è stato e c’è ancora il cuoio. C’è stato e c’è ancora il fango. Ci sono state le lacrime, come ogni atleta che si rispetti. Ci sono stati i sorrisi. Ci sono state le sfide, le sconfitte e le vittorie.

ACF Arezzo: Storia di calciatrici moderne sarà una serie televisiva documentaristica che racconterà i retroscena e il dietro le quinte del campionato di calcio femminile di serie C, stagione 2021-22. La docu-serie si compone di 10 episodi della durata di 25 minuti ciascuno. L’uscita è prevista a giugno 2022.