Direttore creativo, scrittore e autore, Leonardo Bigliazzi sogna un’agenzia tutta sua e nel frattempo ha scritto Blue – Il colore della giustizia. Un libro che parla di attivismo, di diritti e di arte come strumento per un mondo inclusivo
Leobi, al secolo Leonardo Bigliazzi, aretino, classe ’90, è una scoperta. Una scoperta di quelle che potrebbero cambiarti la vita. Diplomato geometra, oggi direttore creativo, scrittore e autore, un autodidatta che ha fatto tanta strada, con due importanti compagne di viaggio: la passione e la fame, combustibile con direzione sogni che sembrava passato di moda. «A diciassette anni ho incontrato la grafica digitale, sotto forma di pubblicità, poi con poche centinaia di euro ho comprato una videocamera e ho iniziato a conoscere il mondo dei video, infine quello dell’animazione. Mezzi di comunicazione diversi che mi hanno permesso una crescita professionale sia orizzontale che verticale. Tutto questo grazie all’accessibilità alle informazioni dei tempi che viviamo, un tutorial dietro l’altro e tanta pratica», sottolinea Leonardo.
L’inizio vero? «Uno stage da Atlantide ADV, che ha trasformato le mie passioni in lavoro». Poi un’accelerazione improvvisa e violenta, di quelle che solo la vita vera sa darti: «La crisi economica del 2008 ha colpito la mia famiglia e quindi mi sono dovuto gettare a capo fitto nel mondo del lavoro. Non dimenticherò mai il 12 dicembre del 2011. Da allora ho fatto tanti mestieri, iniziando con le grafiche per le discoteche del Casentino. In qualche modo era iniziato il percorso che mi ha portato sino a qui». Un periodo duro, soprattutto dal punto di vista personale, un periodo nel quale Leonardo non si è disunito, anzi, si è irrobustito dentro ed è cresciuto professionalmente, con un’autodisciplina che non è comune, nonostante tutto intorno andasse a fuoco.
Passione e fame. Fame e passione: «È stato come tuffarsi e restare in apnea per un tempo infinito. Senza avere mai la possibilità di rilassarmi per far sì che le cose andassero come volevo io. Ho buttato giù le porte che ho trovato chiuse e non ho mai rinunciato ai miei sogni. Ho lavorato. Ho studiato. Ho imparato. Sono cresciuto professionalmente allargando il mio bacino di clienti e abbracciando nuove passioni, con la stessa determinazione». Basta fare un giro sul suo sito, leobi.it, per capire la forza e la crescita di Leonardo Bigliazzi: «Racconto storie attraverso parole, immagini e suoni», recita il claim.
Poi è arrivata la pandemia di Covid-19 che su Leonardo ha lasciato una cicatrice profonda che sanguina ancora. E con il lockdown la scrittura, un processo creativo come in tutti i lavori nei quali si è cimentato e si cimenta: «Ho delle piccole visioni, un’immagine e da quella vado a ritroso, come se dovessi girare un film, come una sceneggiatura, ma alla fine m’è venuto fuori un libro: “Blue – Il colore della giustizia”. Il titolo riprende quello di uno dei pezzi cult della dance anni ’90 degli Eiffel 65, gruppo che ho conosciuto per lavoro. Ma alla fine né il brano né il gruppo c’entrano con il libro. I temi principali sono la diversità e la lotta al razzismo». Daberdin è una città distopica della Germania degli anni Novanta, suddivisa in tre settori, ognuno abitato da un’etnia: gialli, bianchi e blu. Noha è un artista ossessionato dal blu che inizialmente non ha interesse a prendere parte alle tensioni che animano le comunità, ma un evento cambierà la sua vita trasformandolo in un attivista: «Il colore della pelle come atto di ostilità nei confronti di chi ritiene che coloro i quali sono diversi siano pericolosi. In questo libro c’è anche una parte autobiografica, inevitabilmente. Cose così profonde che nemmeno persone a me vicine saprebbero cogliere. Scriverlo è stato un viaggio, un innamoramento crescente e, come tutti gli amori intensi, anche faticoso. Ho scritto quando avevo voglia, quando mi arrivava una visione, una scena, senza regole: non amo le regole?! Alla fine l’ho fatto leggere a una editor, la più brava – e cattiva – che conoscessi e poi l’ho pubblicato in self publishing, cartaceo e digitale, su Amazon».
La scrittura è un altro ostacolo superato. Un altro mestiere imparato, con commenti e recensioni particolarmente lusinghieri, che forse porteranno ad altri libri. Un sequel? «No, la storia è così potente che si esaurisce con Blue».
La scoperta? La scoperta è vedere un ragazzo cresciuto tra mille difficoltà che aveva tutto il diritto di indurirsi, sposare valori non negoziabili e aprirsi al mondo con tutta la creatività che ha potuto assorbire fino a oggi. E chissà cosa potrà fare domani, magari un altro libro. Sicuramente un’idea nuova. Come la sua arte.