L’universo Woodworm ha radici aretine: i fondatori sono Marco Gallorini e Andrea Marmorini. Decine e decine di dischi pubblicati in un decennio, il management di alcuni tra i più interessanti gruppi e cantautori del panorama nazionale, partecipazioni a Sanremo, l’ambizioso progetto della cittadella della musica all’ex mercato ortofrutticolo di Arezzo
L’universo Woodworm è in costante evoluzione, cerca e trova nuovi sbocchi: amplificato, espanso, complesso. Al centro resta sempre la musica, quella che passa per le orecchie dei due fondatori: Marco Gallorini e Andrea Marmorini. Scelta con cuore e testa.
Ed è incredibile dove sia arrivata oggi l’avventura imprenditoriale partita dall’incontro di due giovani nel 2011. Decine e decine di dischi pubblicati, il management di alcuni tra i più interessanti gruppi e cantautori del panorama nazionale, le partecipazioni a Sanremo, l’ambizioso progetto della cittadella della musica all’ex mercato ortofrutticolo di Arezzo. E un futuro ricchissimo di buone idee, che l’avvento della pandemia non è stata in grado di intaccare.
L’incubatore di Woodworm è stato il Karemaski, locale alle porte di Arezzo che ha rappresentato un punto di riferimento sul territorio, fino al 2019, per la musica indipendente, con l’esibizione di numerosi artisti live. Una florida stagione conclusasi poco prima che il coronavirus bloccasse il mondo. Marco è tra le anime del locale, con una ricca esperienza alle spalle forgiata da Arezzo Wave e in mano un mestiere da tour manager. Andrea, più giovane di qualche anno, aveva già un’etichetta discografica. Il Karemaski, a cavallo tra il primo e il secondo decennio 2000, è un treno in corsa e fa da collante tra i due, ma non solo. Ci sono altre esperienze comuni, come il Copyleft Festival. E ognuno dei futuri soci ha la sua specializzazione. “Avevamo competenze integrate”, dice Andrea. Il crogiolo di fusione è ricco e nel 2011 restituisce la Woodworm Label: “Tra i fondatori – racconta Marco – ci sono anche Jacopo Gradassi ed Elena Bertolin, poi usciti”.
Pronti, via: ci sono i primi artisti che si affidano all’intraprendenza di Woodworm. Nel 2011 il primo disco pubblicato dall’etichetta è di Paolo Benvegnù. “La svolta arriva con i Fast Animals Slow Kids nel 2012”, raccontano i due soci. Il gruppo bussa alla porta della Woodworm portando una demo. L’istinto dice a Gallorini e Marmorini che il talento dei ragazzi di Perugia è fuori discussione. E’ il primo grande lavoro per la casa discografica: “Abbiamo seguito ogni fase della creazione dell’album, a partire dalla parte musicale”, ricorda Andrea.
La cittadella della musica metterebbe arezzo al centro di un grande progetto, unico nel suo genere
Nel 2013 esce così Hybris dei FASK: è il primo di molti dischi di area indipendente italiana che Woodworm curerà con professionalità maniacale.
Il secondo exploit arriva nel 2015 e porta il nome di Francesco Motta. “Lo ascoltai e capii che c’era grande stoffa” dice Andrea. Ma la metà del decennio è ricchissima di fermento per Woodworm: il mondo delle musica indipendente emerge all’improvviso. “Penso a Calcutta, a Thegiornalisti. Artisti di nicchia la cui popolarità è esplosa – aggiunge Marco. Io credo che Spotify abbia reso manifesti i numeri di certi autori, così che anche le major abbiamo puntato l’attenzione verso queste realtà”. Motta fa parte del boom e Woodworm estende la rete di frequentazioni e sviluppa collaborazioni: Universal, Sony, Warner.
Il mondo dell’etichetta cambia, si evolve e si struttura, imprimendo una decisa accelerata all’impresa, che passerà da due alle attuali dodici persone impegnate. Il 2018 è un altro anno cruciale grazie a La rappresentante di lista. “Un’operazione di scouting puro, come per Motta”, spiegano Gallorini e Marmorini.
A breve sarebbe arrivata anche la prima esperienza a Sanremo. è il 2019 e Woodworm piazza tre artisti in gara, Motta, Zen Circus (accompagnati da un’esibizione di sbandieratori della Giostra del Saracino) e Rancore. La contemporanea partecipazione dei Negrita farà sì che l’edizione abbia particolare risonanza nell’Aretino.
E Woodworm salda il rapporto con il territorio rilanciando un grande progetto, partito nel 2016 e dalla storia burocratica tormentata, che a breve vedrà però la luce: la conversione dell’ex mercato ortofrutticolo nella cittadella della musica. Con Woodworm ci sono anche Negrita e Paco Mengozzi del Mengo Music Fest. Ci sarà uno studio di registrazione, aule, foresteria, spazi per coltivare talenti, fare musica, ma anche formazione di qualità nell’ambito musicale: management, comunicazione. “In questo momento non esistono percorsi che garantiscano l’acquisizione di determinate competenze – spiegano Gallorini e Marmorini. Arezzo potrebbe essere al centro di un grande progetto, unico nel suo genere. D’altronde qui ci sono sensibilità e professionalità, germogliate anche grazie all’esperienza di Arezzo Wave”.
Nella cittadella della musica, che potrebbe sorgere nel 2023 o 2024, troverà spazio anche la nuova sede Woodworm: la casa discografica necessita di spazio nuovo per far fiorire tutte le nuove idee in cantiere. “La pandemia non ci ha arrestato. Abbiamo avuto un momento di impasse nella primavera del 2020, quando non sapevamo cosa sarebbe successo. Ma poi abbiamo sfruttato questo momento per riorganizzarci ed è stato addirittura un periodo di crescita. Abbiamo assunto 5 persone nel frattempo e diversificato”.
Al centro restano management e discografica, ma stanno nascendo divisioni e nuove società per gestire ciò che ruota attorno, come ad esempio i new business (cinema, libri, sponsorizzazioni). Pochi mesi fa, ad esempio, è nata “About”, moderna agenzia che cura la comunicazione di artisti come Tiziano Ferro, Litfiba, Biagio Antonacci.
Intanto il 2022 si è aperto sotto i migliori auspici, con una nuova partecipazione a Sanremo: in gara La rappresentante di lista e l’ultimo entrato in scuderia, Aka 7even, divenuto noto al grande pubblico per la sua partecipazione ad Amici di Maria de Filippi. “Avere un artista del genere con noi – conclude Marco – è un segno di forza per Woodworm. Non era scontato. Abbiamo anche ricevuto critiche per questo, perché non sarebbe un artista da etichetta indipendente come Woodworm. Ma noi siamo professionisti e credo che l’accordo con Aka 7even sia un riconoscimento alla nostra professionalità”.