Coob è il Consorzio cooperative sociali per l’inclusione lavorativa che, attualmente, racchiude 35 imprese sociali operative in tutta la Toscana, nel Lazio e nell’alta Umbria, due soci finanziatori e una società consortile. Opera anche per stimolare progetti di sviluppo territoriale e accrescere il benessere delle comunità,
con la convinzione che la diversità generi ricchezza e l’inclusività convenga. A tutti
“Cosa è Coob? Coob è un consorzio regionale di imprese sociali che ha come obiettivo la propria estinzione”.
Si presenta così Michele Vignali, presidente del Consorzio cooperative sociali per l’inclusione lavorativa con sede ad Arezzo che, attualmente, racchiude 35 imprese sociali operative in tutta la Toscana, nel Lazio e nell’alta Umbria, due soci finanziatori e una società consortile. Negli ultimi anni, la crescita è stata esponenziale: vanta un fatturato di 40 milioni di euro e un fatturato aggregato, derivante dal totale dei servizi di tutte le cooperative, che supera i 116 milioni. Eppure, nel futuro desiderato, non avrebbe ragione di esistere. Perché lavora per inserire persone svantaggiate nel mondo lavorativo e, allo stesso tempo, stimolare progetti di sviluppo territoriale e accrescere il benessere delle comunità.
“Una società bella, inclusiva e in grado di far star bene le persone – spiega Michele Vignali – potrebbe fare a meno di noi. Ci identifichiamo un po’ con l’opera di Banksy in cui la bellezza, il significato dell’azione e il cambiamento che produce va al di là della mano che lo ha eseguito e diventa patrimonio collettivo”.
Coob nasce nel 2004 all’interno del “Progetto d’Impresa Sociale Toscana Sud – Programma d’Iniziativa Comunitaria Equal” volto a promuovere sperimentazione di approcci e politiche innovative per contrastare il fenomeno della discriminazione e della disuguaglianza nel mercato del lavoro.
“Con gli anni ci siamo evoluti, affiancando al ruolo di general contractor di servizi e della partecipazione a bandi e gare, quello di partnership per l’innovazione sociale. Abbiamo allargato la nostra rappresentatività diventando consorzio regionale. Ma la filosofia è rimasta la stessa. Siamo fermamente convinti che la diversità generi ricchezza. L’inclusività conviene. A tutti”.
Ogni cooperativa associata offre servizi differenti: chi si occupa del mantenimento del verde pubblico, chi di pulizia e sanificazione, chi di logistica o di interventi edili. Ci sono poi i servizi cimiteriali, di ristorazione, le campagne di comunicazione, la cura e gestione degli animali abbandonati, servizi office e culturali. Sono impiegati soggetti svantaggiati in ragione di condizioni fisiche, psichiche, economiche, sociali e familiari, segnalati magari dai servizi sociali, dal sert, dalle strutture carcerarie o da associazioni che curano le dipendenze.
A loro viene offerto un impiego, l’opportunità di vivere una vita più soddisfacente e stimolante. Guadagnare fiducia, rispetto e autonomia. Agli stakeholders, aziende private, società o amministrazioni pubbliche che decidono di dar fiducia alle imprese sociali, vengono offerte prestazioni di qualità e la possibilità di rendicontare un impatto sociale significativo. Oltre alla consapevolezza di lavorare per una società migliore, più equa e più giusta.
E Coob è una sorta di facilitatore che coordina e ottimizza tutti i processi: partecipazione a bandi o gare, promozione di servizi, promozione e stimolo di processi di legalità, trasparenza e sicurezza nei luoghi di lavoro, progetti di sviluppo sociale e territoriale, ricerca, sostegno legale alle cooperative associate attraverso consulenti specializzati. E’ promessa di valori ed eccellenza.
“Noi diamo risposte concrete a problemi delle comunità”, prosegue Vignali. “Siamo sintesi e garanzia di fronte agli interlocutori nella gestione di servizi professionali con il valore aggiunto dell’inclusione. La qualità è elemento imprescindibile dell’azione, attraverso di essa si costruisce il solido cambiamento”.
E non basta la certificazione degli standard di riferimento: Coob ha costituito un “Sistema di qualità consortile” specifico e vincolante, condiviso con tutte le consorziate.
“Non è semplice essere così tanti e riuscire a mantenere la rotta. E sicuramente non viaggiamo in linea retta.
Le imprese sociali muovono una economia positiva. Fanno risparmiare e fanno guadagnare
Ma ognuno ha chiara la destinazione. Alimentiamo la nave con obiettivi comuni e alti ideali. Spostiamo l’asticella sempre più in alto perché crediamo che non sia fondamentale raggiungere la meta ma camminare insieme verso di essa. Con lungimiranza e proiezione verso il futuro. E i numeri ci danno ragione. In termini di fatturato e in termini di cambiamento positivo che riusciamo a realizzare”.
Tante le persone che, negli anni, hanno contribuito a disegnare l’identità di Coob e a determinarne il successo.
“Vorrei ringraziare tutti i presidenti che mi hanno preceduto perché ognuno ha portato il proprio carico di idee, entusiasmo, esperienze e professionalità”.
Per raggiungere gli ambiziosi obiettivi che Coob da sempre si impone, il Consorzio si avvale di consulenze professionali esterne di esperti di settore e spin off universitari di ricerca e azione sociale, con il fine di costruire un modello imprenditoriale basato sull’inclusione lavorativa.
“Si parla tanto di economia circolare. Nella nostra impostazione è una nuova visione di ruoli, rapporti e connessioni fra sistema sociale ed economia civile. In questo momento alla base del pensiero economico ci sono due soggetti: il privato e il pubblico, lo Stato e il Mercato. Vogliamo fortemente rompere questa dualità e rendere il bene comune soggetto alla pari nello sviluppo del Paese. Le imprese sociali muovono un’economia positiva e generativa di benessere. Fanno risparmiare e fanno guadagnare”.
Poi ci sono le storie degli ultimi, di ogni persona che ha trovato non solo un lavoro ma uno scopo, che ha scoperto la forza, che è riuscita e ripartire, che si è sentita importante. Capendo che ciò che faceva migliorava se stessa e la comunità.
“Sono le singole storie che danno senso a quello che facciamo. Rischiamo, spesso, investendo su soggetti fragili e svantaggiati. Le loro vittorie sono le nostre vittorie”.
Progetti per il futuro? “Scomparire”, conclude il presidente. “Noi ci sentiamo una sorta di cura per una malattia. Ma lavoriamo per debellare quella malattia”.