Ci sono persone che meritano di essere conosciute andando oltre, oltre uno sguardo, oltre una battuta, oltre una pacca sulla spalla. Una di queste è sicuramente Alberto Marioni, consulente finanziario all’ufficio postale dell’Isolotto, a Firenze, e casentinese ‘fradicio’. Classe 1991, nato a Bibbiena, vissuto a Stia, diplomatosi al liceo classico di Poppi: «Sono nato il 21 gennaio, era il terzo lunedì del mese, statisticamente il giorno più triste dell’anno». Alberto merita di essere raccontato perché è un comico emergente, con una vena che ha coltivato fin da piccolo: «Alle elementari scrivevo che da grande volevo fare il comico e il nuotatore e non sono diventato né l’uno né l’altro, potrei dire che in parte ho mantenuto le promesse», dice con sottile ironia.
Una vena comica che a scuola non sempre è stata apprezzata: «Fin da piccolo mi piaceva far ridere gli amici, anche prendendomi il rischio di mettermi in ridicolo, con l’adolescenza poi ho fatto qualche passo indietro perché in Casentino ci conosciamo tutti ed è sin troppo facile passare per lo scemo del villaggio».
La comicità è scrittura e questa può essere anche terapeutica, con un’attenzione maggiore quando si produce sui social, ambiente che Alberto sa abitare con la giusta leggerezza non trovando sempre corrispondenza di amorosi sensi. Si sa, gli hater crescono più dei funghi e non solo in Casentino. Adolescente si propone al sito mondoxbox.it con recensioni di videogiochi, recensioni apprezzate ma il cui stile è giudicato acerbo dal direttore responsabile che incoraggia il nostro a proseguire, intuendone il potenziale e spingendolo a capire dove sbagliava e a migliorare sotto tanti aspetti; fino a scoprire la scrittura per il teatro.
Si dice che la vena comica vada di pari passo con una sottaciuta tristezza che Alberto, guardandosi indietro, non nega: «C’è qualcosa che mi porto dentro fin da bambino, poi verso la fine dell’adolescenza ho conosciuto la depressione con due eventi scatenanti. Il primo a diciotto anni quando non ho superato il test di medicina e sono andato in crisi: non volevo frequentare le ragazze, non volevo uscire, non volevo guidare la macchina, non riuscivo più ad andare in piscina e avevo perso la voglia di scrivere. Il secondo quando è morta Gaia, mia cugina diciottenne alla quale ero molto legato: è morta nel sonno. Credevo che non mi sarei mai ripreso da una cosa del genere. Poi è accaduto che, proprio in quei giorni, una persona di famiglia mi dicesse cosa Gaia pensava di me: “Alberto è un grande!”. Sono bastate queste parole per farmi risalire, perché se Gaia credeva così tanto in me non la potevo deludere, dovevo tirare fuori tutto me stesso e, passo dopo passo, ho ripreso in mano la mia vita con gli studi prima, con il lavoro poi, la piscina e la comicità attraverso il teatro. Ovviamente da un po’ di tempo avevo iniziato a fare un percorso terapeutico, anche perché nonostante la comicità non ero un bambino sorridente, è come se attraverso le battute avessi trovato un modo per esprimermi».
Perché la vena comica si arricchisce dei fatti della vita: «Può essere brutto da dire ma le esperienze dolorose aumentano la creatività e la capacità di spaziare, ti aiutano a cogliere il senso profondo della vita, fai comicità ma non sei superficiale. Certo, è meglio se non succede niente, ma oggi mi sento libero e, al di là del lavoro, sto realizzando cose che mi piacciono».
Alberto è una persona eclettica con alle spalle varie esperienze, tra radio e riviste. Su Radio Italia 5, con Gianni Verdi, ha realizzato: Il calendario dell’Avvento del Marioni – trasmissione che ha avuto grande successo – ventiquattro giorni e per ognuno una finestra da aprire dalla quale una volta spuntavano fuori i tortelli, un’altra i ravioli, un’altra ancora un autovelox, ecc.; Sassospicco rock and roll dove, lui e Gianni, recensivano in modo ironico le canzoni famose, sia italiane che straniere; infine, in solitaria, A tu per tu col Marioni, con interviste a una serie di personaggi legati al Casentino, da Emanuele Giaccherini ad Andrea Scanzi, da Davide Dei a Giovanni Bartolucci. Ha scritto vari articoli per Casentino Più e Toscana Folk e oggi si diletta su Facebook e TikTok dove ha un gran seguito: qui, sulla scia di Pieraccioni, che insegna il fiorentino, e per emulare la ragazza che insegnava a parlare corsivo, spiega la lingua stiana, che è una versione particolare del casentinese. I social sono una palestra, sia umana che di scrittura, a volte danno e a volte tolgono, come ha scopeto Alberto Marioni durante la pandemia, ma restano un ambiente fondamentale per sperimentare e capire se quello che scrivi arriva al pubblico.
Il primo spettacolo l’ha fatto il 27 dicembre del 2015 al Teatro comunale degli Antei di Pratovecchio-Stia, grazie a Filippo Massaro e Lenny Graziani, uno spettacolo di beneficenza per Casentino Senza Frontiere: «L’ultima recita, prima di allora, l’avevo fatta alle medie, ma c’erano state delle cose che non mi erano piaciute a livello personale. Poi Massaro aveva letto un mio monologo su Facebook e mi ha spinto a portarlo in scena, il titolo? “La sciorta”, che raccontava un attacco di mal di pancia tornando a casa dal parrucchiere. Da allora ho fatto una decina di spettacoli e lo scorso aprile ho portato in scena “Ma il Marioni?”, un monologo che mi racconta e il cui titolo nasce dal mio gruppo di amici, Luca Grisolini e Filippo Massaro. Facevo l’università e loro andavano in giro per il paese a fare questa domanda, sottintendendo “non è normale”: un tormentone che a Stia conoscono quasi tutti e che io ho trasformato in un monologo accompagnato dalla musica, cercando di non essere monotono, di non dire sempre le stesse cose scritte sui social».
La comicità di Alberto, come per molti toscani, ha trovato l’ispirazione in Benigni e Pieraccioni, che a Stia ha girato gran parte de Il ciclone, così come Ceccherini, ma oggi preferisce quella di Francesco Nuti: «Ritengo che sia a un livello superiore, con una componente nostalgica e sofferta che mi rappresenta. La mia nostalgia di vivere a Firenze e desiderare il Casentino, con i suoi pregi e i suoi difetti».
Comicità che è molto apprezzata sul lavoro, ma che a scuola gli ha creato qualche incomprensione, così come con le ragazze: «I primi tempi guardavo troppo il telefono, aggiornavo i social e questo creava tensioni che non finivano bene, poi con il tempo sono maturato io ed erano più mature le ragazze che incontravo, con rapporti più soddisfacenti per entrambi. A proposito di comicità: una volta tornavo a casa dalla discoteca e avevo bevuto, mi si avvicina una coppia e mi propone di fare una cosa a tre, la risposta? “Guarda, se devo deludere due persone nella stessa stanza vado a cena dai miei”».
Il padre Andrea insegnante delle superiori, la madre Giulia, detta Lula, docente universitaria di Lettere antiche – oggi entrambi in pensione –, il fratello Enrico, che vive a Firenze, come la zia Anna Maria, con la quale convive Alberto che nel periodo della pandemia l’ha fatta diventare, suo malgrado, un personaggio social: «Se dovessi definire la mia comicità, direi territoriale, casentinese, stiana, dove il vernacolo serve per descrivere situazioni paradossali, imbarazzanti, che fanno ridere senza sapere bene perché».
Il Casentino e Arezzo sono due luoghi che Alberto non ha mai rinnegato, anzi, due luoghi che ha amato e che ama, cui riconosce la capacità di rigenerarlo: «Quando hai diciotto, diciannove, anni vuoi scappare da un posto piccolo, dove tutti si conoscono e ti riconoscono, poi, però, con l’età apprezzi proprio questo e anche la possibilità di muoverti sapendo qual è il tuo posto nel mondo. Mi piace la routine del paese, il forno, il bar e poi c’è un luogo a Stia che è il mio posto del cuore: il Canto della Rana, lì dove ancora oggi mi sento libero e dove vado a nuotare, ho litigato con i miei per questo perché non mi ci volevano mandare, avendo paura di alcune buche; lì sono cresciute le mie amicizie e anche qualche amore adolescenziale. Ho ricordi molto belli legati anche ad Arezzo, alla piscina Catona, anche se mi piace prendere in giro gli aretini per il loro modo di parlare, così facendo, da quando abito a Firenze, mi sono reso conto che è quasi impossibile imitare l’aretino, è come se fosse una provincia a sé stante, più Umbria che Toscana».
Una laurea in economia in tasca, una comicità viva in testa e quell’accento stiano sulla lingua, fanno di Alberto Marioni un personaggio unico nel suo genere, capace di vivere con leggerezza portando la propria sofferenza sul palco, nascosta dietro le battute e i paradossi. Un ragazzo profondo che ha sempre cercato di vivere la vita in tutta la sua pienezza e che ha trovato nel teatro uno sfogo e anche alcune risposte. Con la domanda di sempre: «Ma il Marioni?».
Volete sapere come va a finire? Seguitelo sui social e, soprattutto, andate a vederlo a teatro. Ne vale davvero la pena.