Giordana Giordini è una donna determinata e forte, che ha sempre lavorato duramente e con grande dedizione nell’azienda di famiglia, la Giordini Gioielli, che adesso guida insieme al fratello Alessandro. Al secondo mandato da presidente della sezione orafi Confindustria Toscana Sud, è sempre in giro per il mondo ma con il cuore e le radici nella sua Arezzo
Fondata nel 1964 da Olga Santini e da Mario Giordini, dopo più di 50 anni la Giordini Gioielli è ancora oggi una delle aziende più solide del panorama orafo aretino. Prima del ’64 Olga era una giovane con uno spiccato spirito imprenditoriale, tanto da aprire un piccolo laboratorio orafo dove lavorava conto terzi. Un laboratorio che poi si è ingrandito, diventando una ditta vera e propria, che all’inizio si chiamava “Santini” e che in un secondo momento, con l’ingresso di colui che sarebbe diventato suo marito, si è trasformata in “Giordini”. Olga è una donna che si è fatta da sola e che negli anni ha fatto crescere esponenzialmente la sua realtà con grande determinazione. La stessa determinazione che ha trasmesso alla figlia Giordana, che oggi guida l’azienda insieme al fratello Alessandro.
“Mamma per me è un esempio e lo è per tutti noi di famiglia, basti pensare che già negli anni ’60 aveva una mente imprenditoriale, cosa non proprio usuale per le donne di quei tempi. Tra l’altro lei ancora è attiva in azienda, anche se ha delegato tutto a me e mio fratello. è una donna forte che ci ha lasciato un’eredità importante. Oggi siamo arrivati alla terza generazione: infatti i miei figli, Jacopo e Costanza, lavorano già da anni con noi, ed è davvero una grande soddisfazione. Jacopo è entrato in azienda, prendendo in mano la parte del commerciale, degli ordini, dei clienti e delle fiere, ed è proprio con lui che abbiamo cambiato completamente faccia. Costanza invece, all’interno della Giordini Gioielli ha creato una propria linea, GióElle. Mio fratello ha un figlio, Giovanni, e io spero che anche lui venga a lavorare con noi, perché è un orgoglio vedere le nuove generazioni che portano avanti il progetto di famiglia. E poi, i giovani danno una spinta diversa al lavoro, e se sono “di casa”, amano l’azienda”.
La seconda generazione, quella di Giordana e Alessandro, è quella che ha consolidato e sviluppato questa realtà. Se prima di loro la Giordini s.r.l. era una affermata ditta orafa, che partecipava alle più importanti fiere italiane, dopo c’è stato un ulteriore step.
“Io ho iniziato presto a lavorare in azienda. Sono andata alla fiera di Vicenza a soli 18 anni e per me è stato come vivere un sogno, perché mi è sempre piaciuto il rapporto con le persone e parlare lingue diverse. Proprio perché mi piaceva viaggiare, abbiamo iniziato a portare direttamente i gioielli Giordini in altri continenti, e con l’entrata di mio fratello, alcuni anni dopo di me, siamo diventati un’azienda leader negli Stati Uniti e in Messico”.
Se Giordana si occupa della parte commerciale, seguendo anche la modellistica, Alessandro si dedica alla produzione, con la parte relativa ai macchinari, e segue la parte amministrativa.
“Ognuno ha il proprio spazio, e forse è proprio questa la nostra arma vincente. Ogni mattina con mio fratello ci troviamo in azienda, prendiamo un caffè insieme, facciamo il punto della situazione e solo dopo inizia la giornata”.
Come è Giordana Giordini?
“Complicata, meticolosa, di cuore, determinata. Ho un carattere molto forte e per una donna non sempre è semplice gestirlo, soprattutto quando ho a che fare con gli uomini. Tra i nostri mercati di riferimento, ci sono anche gli Emirati Arabi e il confronto con i clienti richiede molta diplomazia. Ma io non mi tiro indietro, anche perché sono persone davvero piacevoli, una volta superato lo “scoglio” del mio essere donna”.
Giordana è una grande lavoratrice, al mattino arriva in ufficio molto presto per portare avanti il lavoro, ma oltre che essere una donna in carriera è anche una mamma e una nonna.
“Lusso e personalità, il gioiello è l’appendice naturale di una donna”
Si parla sempre più di donne che si trovano a scegliere tra lavoro e famiglia. Lei come riesce a conciliare i due aspetti?
“Ho una bella famiglia unita e presente formata da due figli, due nipoti, un compagno, una mamma, un fratello e una carriera lavorativa impegnativa ma che amo. Riesco a portare avanti i rapporti familiari e il lavoro grazie all’organizzazione: non a caso quando i miei figli erano piccoli giravo il mondo, andavo soprattutto in America. Quindi non dico assolutamente che sia facile, solo che serve tanta organizzazione”.
Quali sono gli aspetti che più le piacciono del suo lavoro?
“Viaggiare, incontrare persone, far vedere loro il campionario, parlare, spiegare e raccontare i gioielli Giordini: tutto questo mi piace. Sono felice della strada intrapresa, non mi sono mai pentita”.
Quindi non ha neanche mai pensato di fare un altro lavoro, di non entrare in azienda?
“Mai. Da giovane, per sfida personale, ho fatto un corso per promotore finanziario, ho passato l’esame per avere l’abilitazione, ma ho comunque deciso di tornare in azienda. Nel momento in cui mi sono resa conto che avrei potuto fare altro, ho capito che la mia vita è qui perché mi piace da morire. Fin da bambina sono sempre venuta in questa fabbrica, è il mio mondo”.
Lei ha sempre viaggiato molto, ma poi è tornata alla base: per quale motivo?
“Perché il legame con la mia terra e con la mia famiglia, è veramente molto forte e non ce l’ho fatta a lasciare Arezzo, non ne ho avuto il coraggio, ma non me ne sono mai pentita. Ho vissuto a Los Angeles, avevo addirittura una casa, portavo con me i miei figli, spesso ho pensato di trasferirmi là in pianta stabile, poi però non l’ho mai fatto, proprio perché qui avevo tutto. Ancora oggi vedo tanti posti e culture differenti, ma ogni volta che torno ad Arezzo mi rendo conto dei tanti aspetti importanti del vivere in una piccola città. Mi piace ogni mattina fare il tragitto casa-lavoro in 10 minuti”.
I gioielli Giordini vengono esportati soprattutto negli Emirati Arabi e negli Stati Uniti, due mercati molto diversi. Se per il mercato arabo è stata creata una linea di gioielli molto voluminosi, morbidi, sinuosi e leggeri, che vengono realizzati con dei macchinari che usano la tecnologia dell’elettroformatura, per il mercato americano è stata ideata una linea di catene vuote fatte a mano.
Giordana non solo è socia dell’azienda di famiglia ma anche presidente della sezione orafa di Confindustria Toscana Sud.
“Non frequentavo molto le associazioni fino al 2015, anche se l’azienda era legata a Confindustria da sempre. Quando mi è stato proposto di candidarmi a Presidente di Federorafi ho accettato solamente per sfida, perché mi intrigava mettermi alla prova. Alla fine non solo sono stata eletta, ma anche riconfermata. Oggi infatti sono al secondo mandato di questa carica che mi rende orgogliosa”.
Immagino sia un bell’impegno ricoprire questo ruolo. Quali sono gli aspetti che più le piacciono del ricoprire questa carica istituzionale?
“Mi piace cercare di portare in alto il nome di Arezzo in Italia e nel mondo, ma anche trovare delle soluzioni che portino dei vantaggi alle aziende che rappresento. È un incarico che mi gratifica perché mi ha anche arricchito dal punto di vista personale, ho imparato e continuo ad imparare tante cose”.
“Mia madre è un esempio per tutti noi di famiglia. Oggi in azienda lavora la terza generazione”
Lei ha sempre vissuto il mondo dell’oreficeria della città da dentro. Come è cambiato secondo lei il settore nel corso degli anni?
“A parere mio c’è stata una vera e propria rivoluzione. Sono cambiate le generazioni, com’è normale che sia, e il mondo intero, perché con la globalizzazione ci troviamo a competere non con il vicino di casa ma con altri stati, con altre mentalità anche molto diverse dalla nostra. Ci confrontiamo con aziende che sono molto più strutturate di noi, che hanno le spalle più grosse della più grande nostra azienda aretina. Mi riferisco ad aziende che si trovano in Turchia, in Cina, negli Stati Uniti, che hanno migliaia e migliaia di dipendenti. Per mantenere la concorrenza con realtà come queste, bisogna essere più bravi, accentuare il made in Italy, cercare di dare artigianalità ad oggetti che però per essere concorrenziali devono essere realizzati con processi industriali. È un equilibrio molto delicato, ma che il settore orafo aretino riesce a tenere con successo”.
Come fanno le aziende aretine a mantenere dei prezzi competitivi, industrializzando la produzione, e allo stesso tempo accentuare il made in Italy?
“Con l’innovazione e la tecnologia. Le aziende investono molto in innovazione, in tecnologia e nella ricerca per stare al passo con le altre aziende del mondo. È una continua ricerca per migliorare la qualità dei prodotti, che deve essere sempre molto alta. Allo stesso tempo dobbiamo realizzare merce nel più breve tempo possibile, controllando i costi di produzione e cercando di darle quel tocco che la contraddistingua, ovvero il made in Italy. I macchinari infatti vengono modificati per creare quel valore aggiunto che nessun altro gioiello ha. Non a caso siamo costantemente alla ricerca di giovani da inserire nelle nostre aziende, giovani che abbiano manualità ma anche ingegneri meccanici perché dobbiamo stare al passo con i tempi, modificando i macchinari. Oggi, nel mondo orafo, ci sono tante lavorazioni che una volta non c’erano”.
Giordana sottolinea poi due ulteriori aspetti che sono fondamentali per il mondo d’oggi:
“Dobbiamo essere all’avanguardia per quanto riguarda l’eticità e la sostenibilità dell’oro: la materia prima deve essere certificata, così come l’intera filiera. Le aziende del distretto orafo aretino non sono molto grandi, ma anche quelle di piccole dimensioni devono sapersi evolvere ed essere sempre più attrattive ed etiche. È davvero una sfida continua, è un settore che non si ferma mai”.
“Le aziende del distretto aretino non sono molto grandi, ma devono sapersi evolvere ed essere sempre più attrattive”
Il Covid è stato complicato per tutti: come l’ha vissuta lei la pandemia?
“In modo difficile. Mi piace molto il contatto con le persone, ho bisogno di andare in fiera, di stringersi la mano, guardarsi negli occhi ed elaborare una strategia insieme. Per me tutto ciò è vitale. Durante la pandemia ci siamo arrangiati con le call, con internet, quindi non abbiamo perso completamente i contatti, ma non è stato semplice. Ora finalmente siamo tornati a vivere in modo praticamente normale”.
E il mondo orafo aretino come ha affrontato la pandemia?
“Io credo molto bene. Il settore orafo è forte, stabile, non si è fatto scalfire dalle difficoltà. Basti pensare che le aziende che rappresento, non hanno mandato a casa nessuno. Sono ditte solide che possono offrire tanto ai nostri giovani. Non a caso ritengo che il settore orafo, sia la prima economia per Arezzo. Quando il settore orafo va bene, c’è una ricaduta a tappeto su tutto il territorio: è sempre stato così e lo è anche oggi. È importante però che i giovani tornino nelle gioiellerie, che tornino ad acquistare i gioielli”.
E come è possibile che ciò avvenga?
“Come consulta provinciale orafa (Confindustria, Cna e Confartigianato) abbiamo ideato con il sostegno della Camera di Commercio di Arezzo e Siena, un progetto per la promozione del gioiello unbranded. Abbiamo realizzato una campagna social per i giovani che si chiama “Vivioro” e di cui siamo molto contenti perché crediamo che il mercato interno, che è sempre stato un po’ tralasciato, abbia delle potenzialità importanti”.
Per chiudere Giordana, cosa è per lei un gioiello?
“Rappresenta il lusso, il carattere di una persona, non a caso si sceglie in base alla propria personalità. Il gioiello per me è l’appendice naturale di una donna”.
“Il settore orafo è forte, stabile, non si è fatto scalfire dalle difficoltà del covid”