Simone Nascosti ha 33 anni, è di Castiglion Fiorentino e ha vinto due volte il campionato mondiale Nitrobike: la specialità delle motociclette in miniatura radiocomandate. Dopo lo stop per il coronavirus nel 2021 riparte la caccia al titolo iridato
Il lockdown non ha fermato i suoi allenamenti, ha allestito una pista nel giardino di casa e ha provato, testato, fatto correre i suoi gioielli di meccanica in miniatura. Per farsi trovare pronto nel 2021 e continuare a essere il numero uno al mondo. Simone Nascosti ha 33 anni, è cresciuto a Castiglion Fiorentino, è impegnato nell’azienda di famiglia (la Nascosti Snc che lavora acciaio inox), abita ad Arezzo. Ed è bicampione mondiale. Ha vinto il titolo iridato nel 2018 per la prima volta, nel 2019 ha fatto il bis. Ci era andato vicino per quattro anni di fila, dal 2013 in poi. Ma la sorte non era stata benevola. Quando la sfortuna ha smesso di tormentarlo, è salito sul tetto del mondo. Nessuno come lui in una specialità di nicchia – ma seguita da grandi appassionati – come la categoria Nitrobike, il campionato delle motociclette in miniatura radiocomandate. Piccoli bolidi da 1,8 chili che sfrecciano a 110 chilometri orari. Ad agosto avrebbe dovuto difendere il titolo, in Svizzera. Ma non sarà possibile. “Il coronavirus ha messo sottosopra anche il nostro sport e tutte le gara titolate del 2020 sono state spostate al 2021. Si ricomincerà l’anno prossimo”, spiega Simone. Che riavvolge il nastro dei ricordi, riportandolo al “colpo di fulmine” che avviò questa curiosa storia aretina di successo.
Il suo è talento raro, oltre che precoce, emerso quasi per caso. “Da piccolo, ero innamorato delle automobiline telecomandate, come tanti altri bambini: ci giocavo in giardino. Ma un giorno accadde che mio babbo mi portò ad assistere a una gara di automobili radiocomandate professionali, con motore a combustione. E fu amore a prima vista”. L’inizio dedicato alle quattro ruote, le prime gare dal 2000, ancora minorenne, poi l’incontro con la Nuova Faor, azienda pavese famosa nel modellismo, che negli anni ’90 lanciò sul mercato una Rc bike, la prima moto radiocomandata. “La distribuirono con De Agostini, un pezzo per ogni uscita, e fu un successo commerciale clamoroso, accompagnato dalla nascita di una disciplina sportiva”. La Nuova Faor iniziò a promuovere gare di moto Rc, alimentando l’interesse grazie alla “migrazione” di alcuni campioni delle quattro ruote nella nuova specialità. Anche Simone, dopo i primi successi con la auto, facendo già parte del team Nuova Faor, decise di fare il salto nel mondo delle due ruote, la cui gare sono più complesse: le moto devono mantenere l’equilibrio e la superficie di contatto sull’asfalto è minima. “Partecipai al mondiale per la prima volta nel 2011, arrivai quarto”, aggiunge. Anche se l’amore per le due ruote, modellini e non, è un retaggio familiare. “Mio padre è un grande appassionato di moto ed era amico del grande Fabrizio Meoni”.
Simone ha affinato nel tempo la tecnica e la confidenza col mezzo, con ore e ore di allenamenti, abbinandole a doti innate come riflessi pronti e vista acuta, essenziale per pilotare un mezzo di pochi centimetri a un centinaio di metri di distanza. “Durante le gare – spiega – i piloti si trovano su un palco e vedono poco più di un puntino. Occorre molta accortezza per evitare incidenti e mandare in fumo, con una sola manovra errata, mesi e mesi di preparazione”. Dopo i successi nazionali, ha tentato la scalata al mondo, ma la fortuna, a lungo, non gli ha sorriso. “Per quattro volte di fila, dal 2013 al 2016 sono arrivato secondo, per guasti o imprevisti. Nel 2017 sono arrivato ottavo. Sono consapevole di essere stato sempre il favorito, visto l’andamento delle stagioni, ma i problemi tecnici si sono messi di mezzo fra me e il Mondiale”. La maledizione si è rotta nell’agosto 2018, quando la finale si è svolta a Mâcon, in Borgogna (Francia), in un circuito di circa 380 metri che si completa in 20 secondi circa: contro Nascosti c’erano 90 avversari da tutto il pianeta. Nei giorni di eliminatorie tutto è filato liscio per il castiglionese. Sabato 18 agosto è stato il giorno della verità tra i dieci migliori. Simone ha concordato col meccanico Andrea Ottina e ad Alberto Salaro di Nuova Faor la strategia: un solo pit-stop per tutta la gara. La scelta si è rivelata azzeccata e la sua moto ha tagliato il traguardo per prima con ben due giri di anticipo sul secondo. L’anno scorso, in Austria, il bis iridato. “Quest’anno avremmo dovuto sfidarci in Svizzera, nel bellissimo tracciato di Lostallo. Purtroppo non è stato possibile farlo”. Ma la preparazione per farsi trovare al top in vista del 2021 non si ferma: “Mi alleno un giorno a settimana. Si è creato un gruppo di amici in provincia di Arezzo, giovani e meno giovani, passiamo giornate intere in pista a divertirci, facciamo gruppo: è stata fondata anche un’associazione, la Asd model drive. Alessandro Barbagli è il presidente. In zona le Caselle, ad Arezzo, esiste una pista dedicata al modellismo da decenni. Recentemente è stata integralmente ristrutturata e modernizzata. Il vero problema, per me, è coniugare la vita privata con questa passione, che è più di un hobby”. E che Simone ha la possibilile tà di mantenere grazie agli sponsor, vista la bravura. “Ma non è sempre stato così: all’inizio ho dovuto affrontare spese importanti e devo dire grazie alla mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto. Economicamente, ma anche dedicandomi tempo, accompagnandomi alle gare e incoraggiandomi”. Già, ma quali sono i costi per chi si avvicina alla Nitrobike? “Una moto, con telaio in carbonio e titanio e le restanti componenti in ergal, si aggira tra i 700 e 1.200 euro, un telecomando tra i 200 e 800, l’elettronica sta sui 600, un motore costa tra i 200 e i 500 euro: un piccolo capolavoro di ingegneria da 2,5 cm cubici che sviluppa 2,5 cavalli. C’è poi il carburante: Una tanica da 5 litri costa circa 60 euro: si tratta di una miscela, alcol puro, nitrometano e olio sintetico, con un serbatoio da 130 ml si riesce a correre per circa 15 minuti. E infine – conclude Simone – le gomme: costano 60 euro a coppia. Ci sono 5 mescole diverse, a seconda delle temperatura e delle condizioni del circuito”. Tutto come in una moto vera, ma in miniatura. E quella di Simone è la numero uno al mondo.