Da Cesenatico alle porte di Arezzo: la storia di Lorella è un mix di sentimenti, lucida follia e tradizione familiare. Figlia di uno dei più noti ristoratori della riviera, da quasi due anni ha trasferito il cuore e l’attività di qua dal Verghereto. A Olmo ha aperto L’amo, locale simbolo dell’amore per Marco e per la cucina del pesce di qualità, dove si mangia bene e si respira l’atmosfera di un piccolo, accogliente angolo di Romagna.
Arezzo è ospitale, accogliente, a misura d’uomo, piacevole, con una qualità della vita apprezzabile, piena di cose da vedere, da scoprire. Però non ha il mare. E per una donna come Lorella, che ha lasciato Cesenatico per portare il cuore e l’attività di qua dal Verghereto, non è un dettaglio secondario. Il mare è una dimensione dell’anima, uno stile di vita, una struttura metafisica quasi. Per chi c’è nato, col rumore delle onde in sottofondo, separarsene significa recidere un cordone ombelicale e dare un taglio netto. Profondo. Doloroso.
Eppure eccola qua, sorridente e affabile come solo in Romagna sanno mostrarsi, orgogliosa di aver ricreato alle porte di Arezzo un piccolo, grande angolo della sua terra. Nel suo ristorante si mangia pesce, anzi si degusta pesce, sempre fresco e sempre d’alto livello, trattato e cucinato con un mix inconfondibile di esperienza, abilità e passione. Si chiama “L’amo” e nel nome c’è tutta la storia che vogliamo raccontare: l’amo come l’indispensabile strumento di pesca, l’amo come l’abbreviazione di amore. Lorella ha dato una svolta perché dieci anni fa ha conosciuto Marco, geometra aretino. Nonostante abitassero a centocinquanta chilometri di distanza, i sentimenti non sono mai evaporati. E dopo una sequenza infinita di weekend alternati su e giù per la E45, hanno deciso che era giunto il momento di fare il passo. Così, il primo giugno 2018, è andata in scena l’inaugurazione de “L’amo” a Olmo, suggello a una relazione che ha saputo resistere alla lontananza.
“E’ stata una lucida follia – ci spiega Lorella seduta a un tavolino del locale, uno di quei tavolini che per trovarli liberi bisogna prenotare in largo anticipo. Dopo tanti anni da pendolari, io e Marco avevamo bisogno di stabilità. E poi l’idea di portare un ristorante di pesce ad Arezzo mi intrigava. E’ stata la decisione più giusta che potessi prendere”.
Giusta ma nient’affatto banale: insieme a Lorella si sono spostati in tre. Tutto il suo team di lavoro ha accettato di seguirla e ha traslocato i ferri del mestiere dentro la nuova avventura. Rocco, Salvo e Arianna, rispettivamente 30, 29 e 27 anni, di fronte alla proposta di cambiare vita, hanno detto sì senza pensarci sopra. Incoscienza? Non proprio. Lorella alle spalle ha una storia familiare e professionale che parla da sola e che era, è una garanzia.
“Sono figlia di Giorgio, storico ristoratore di Cesenatico. Dal 1970 il locale che lui ha fondato è un punto di riferimento per chi vuole mangiare pesce in riviera. Da ragazzo faceva il cameriere ma grazie alla forza di volontà, alla lungimiranza, ha costruito qualcosa di importante, di duraturo: il ristorante, poi l’hotel Gallia, poi il bagno Gallia Beach. Di recente abbiamo inaugurato un altro locale, sempre a Cesenatico. Da quando mi sono trasferita ad Arezzo, le attività in Romagna le gestisce mio fratello Andrea. Mio padre è stato un precursore, aveva la straordinaria capacità di vedere lontano: tante cose che gli sentivo dire quand’ero bambina, le ho riascoltate pari pari ai corsi di marketing che ho seguito di recente. Se n’è andato nel 2017, è stato un maestro oltre che un genitore”.
Insomma, grazie alle imprevedibili dinamiche dell’amore, Arezzo ha aggiunto una voce prestigiosa all’elenco (non lunghissimo, in verità) dei luoghi dove inforchettare del buon pesce. Lorella, che torna quasi ogni lunedì dalle sue parti per respirare un po’ d’aria salmastra e fare rifornimento dai fidati pescatori di sempre, ha concepito “L’amo” a sua immagine e somiglianza.
“Ho voluto un’atmosfera marina nei profumi e nell’arredamento. Abbiamo la dependance esterna, preziosissima d’estate, che è addobbata di lucine: tanta gente, quando arriva, mi dice che sembra un molo e quindi abbiamo centrato l’obiettivo. Io vengo da una famiglia di ristoratori, quest’aria l’ho respirata da sempre e cerco di trasmetterla ai clienti: mi piacciono l’ordine, i dettagli curati, le rifiniture al posto giusto.
Qui dentro devo starci bene e chi apre la porta d’ingresso deve percepirlo. Per fortuna le nostre aspettative non sono andate deluse: fin dall’inizio la risposta della gente è stata positiva. Molti conoscevano il ristorante di mio padre, altri ci hanno scoperto dopo l’inaugurazione e sono tornati. Il messaggio che lanciamo, rispetto a quando lavoravo a Cesenatico, è cambiato ma non troppo. Prima ai clienti dicevo “sentitevi a casa”. Adesso “sentitevi in vacanza”. Ma il senso è lo stesso”.
E comunque, nonostante il legame viscerale con l’Adriatico e la presenza nel menu di classici come grigliata e frittura, Lorella sapeva che anche dalle parti di Marco a tavola non si scherza. Quindi ha attinto a piene mani dalla tradizione aretina, diversa ma altrettanto prelibata. Ne sono venuti fuori piatti speciali, unici nei colori e nei sapori come i ToscaGnoli, strozzapreti romagnoli con vongole veraci, pecorino e polvere di cavolo rosso; oppure l’Insolito Intingolo, lampredotto di polpo e piadina con frattaglie, erbe aromatiche e spezie; oppure ancora il Baccalà Gusto Porchetta, con zuppetta di ceci e porro fritto. E per chiudere, un assortimento di dolci creati artigianalmente con mani sapienti e fantasia, giusto per cioccolarsi un po’. Un mix che solletica il palato, una sventagliata di stimoli sensoriali resa ancora più morbida e fascinosa dalla competenza nel proporre la bottiglia giusta per ogni portata del menu.
“Il mio tempo ad Arezzo l’ho impiegato in mille modi diversi: per vivere la quotidianità con Marco, per curiosare negli angoli di città, per saperne di più sulla Giostra del Saracino e anche per frequentare il corso da sommelier. Mi sento realizzata e aprire un nuovo locale, magari in centro città, non è più soltanto una pazza idea. Con calma però: adesso mi godo “L’amo” e sono felice a tal punto che il mare mi manca un po’ di meno”.