Una stagione ad alti livelli per la pallacanestro. Fornara, con due canestri sul suono della sirena, ha trascinato gli amaranto alla vittoria contro Lucca. E ora ci sono le gare di finale con Prato. Coach Evangelisti: “Stiamo bene di testa, siamo uniti, siamo bravi. Il pronostico non è dalla nostra parte ma ce la giocheremo. La soddisfazione più grande è aver riportato 700 persone al PalaEstra. E non vogliamo avere rimpianti”
La serie B era un sogno che piano piano ha preso i contorni della realtà. Salire di categoria resta un’impresa difficile ma, ora più di prima, non impossibile. L’Amen Scuola Basket Arezzo, iscritta al campionato di serie C gold, ha macinato canestri e vittorie con impeccabile continuità per tutta la stagione, conquistando i playoff e sbarazzandosi di Lucca in semifinale. La firma sui punti decisivi, proprio un attimo prima che suonasse la sirena di gara 2 e gara 3, l’ha messa Federico Fornara dall’alto del suo talento. Roba da sballo, che ha iniettato adrenalina pura nelle vene della squadra.
Adesso, a partire da domenica 21 maggio, sono in calendario le finali contro Prato, che è un’avversario forte, competitivo e con i favori del pronostico. Ma nulla è deciso, anche perché gli amaranto arrivano al momento clou dell’annata in ottime condizioni. Merito di una società sana, presieduta da Mauro Castelli, che da anni sta facendo il passo secondo la gamba grazie a una dirigenza entusiasta e a una serie di sponsor che sostengono l’attività. Tra questi spicca Amen, brand affermato nel settore della gioielleria e il cui proprietario, Giovanni Licastro, appassionato di basket, è anche direttore sportivo della Sba.
Al resto, cioè alla parte tecnica, ci pensa Marco Evangelisti. 39 anni, un passato da giocatore a ottimi livelli fino alla serie A2, sangiovannese d’origine, è in panchina da tre stagioni e ogni volta è salito un gradino più su: salvezza il primo anno (quando arrivò con i playout da disputare), playoff l’anno passato, finale per la B adesso.
Quanto c’è di suo in questa squadra che vede la promozione a portata di mano?
C’è molto e lo dico con tutta la modestia possibile. I giocatori li ho scelti io, uno a uno, stando attento a non sforare il budget che mi aveva dato la società. A me piace un basket rapido, veloce, ho voluto ragazzi con queste caratteristiche, bravi al tiro. Il resto lo hanno fatto loro: siamo un gruppo eccezionale, motivato, coeso. I senatori di Arezzo sono stati bravi a integrare quelli che vengono da fuori. Ci aiutiamo, non molliamo mai.
Anche se contro Lucca avete dovuto rimontare parziali pesanti. Come mai?
Merito degli avversari più che demerito nostro. E comunque è stata la riprova che in campionato si può pure sbagliare una partita, tanto poi c’è tempo per recuperare. Nei playoff può andarti bene una volta o due, poi la paghi. Contro Prato dovremo alzare il livello di attenzione, anche se una cosa mi è piaciuta moltissimo.
Cosa?
Che in campo non ho visto nessuno dei miei a testa bassa. Nemmeno nei momenti più critici. E’ un bel segno. Abbiamo patito tanto, ma voglio pure ricordare che Lucca era in un momento strepitoso. Eppure ce l’abbiamo fatta con merito.
A inizio stagione sperava davvero in una finale playoff? O gli obiettivi erano diversi?
Il regolamento quest’anno è cambiato, sono aumentate le promozioni: 4 dal campionato e 2 dai playoff. Quindi speravamo di arrivare il più in alto possibile, nonostante una concorrenza sempre più agguerrita. All’inizio ci mancava qualcosa, siamo stati bravi a restare attaccati al carro delle prime. Quando la società ha tesserato Toia, abbiamo capito che potevamo dire la nostra.
Prato come si batte?
Con la consapevolezza che per tutta la stagione sono rimasti tra le prime 4 della classifica. Poi, per vari problemi, sono calati. Sono una squadra esperta, solida, giocare in casa loro non è facile. Ma noi non vogliamo rimpianti. E credo che anche loro abbiano un po’ di timore nei nostri confronti.
La Sba ha un’ossatura molto aretina. Di fuori città ci sono soltanto l’argentino Toia, il bosniaco Veselinovic, i valdarnesi Rossi e Pelucchini. Quanto è stato importante questo fattore per arrivare in finale?
Da giocatore ho fatto parte di vari gruppi vincenti, tutti molto diversi per composizione. Credo che il vero segreto stia nelle personalità dei ragazzi: se si incastrano bene, allora la squadra funziona. Fornara, per esempio, passa per uno individualista, complicato da gestire. In realtà è l’esatto contrario perché fa parte di un contesto che funziona. E il mio vice Stefano Liberto svolge un compito fondamentale. Nel suo ruolo per me è il migliore.
Al di là dell’aspetto tecnico, cosa l’ha emozionata di più fino a questo momento?
Vedere tante persone al Palaestra. Ne avevamo un centinaio di solito, contro Lucca ce n’erano 700 circa con moltissimi ragazzi giovani. Ad Arezzo non c’è grande cultura cestistica purtroppo, in passato sono mancati risultati e continuità. Adesso le cose potrebbero cambiare. Credo che questo riavvicinamento dei tifosi alla pallacanestro sia dipeso anche da noi, che abbiamo offerto uno spettacolo piacevole sul parquet. La serie C gold è una categoria di buon livello e noi l’abbiamo interpretata bene.
E’ difficile fare basket ad Arezzo?
Non più che da altre parti. Devo dare atto alla società che da diversi anni sta portando avanti politiche serie, condivisibili sia riguardo la prima squadra che le giovanili. Sta anche cercando nuove figure dirigenziali da inserire nell’organigramma, che abbiano amore per questo sport e soprattutto competenza. I risultati non vengono mai per caso.
Come ci arriva la Sba a queste finali?
Mentalmente siamo carichi, fisicamente non abbiamo problemi. Ci sono tutti i presupposti per mettere Prato in difficoltà. Poi certe partite dipendono da tanti fattori, un margine d’imprevedibilità c’è sempre.
Per lei, dal punto di vista personale, i playoff possono diventare un trampolino di lancio?
Da quando ho iniziato ad allenare, la mia ambizione è sempre stata quella di salire di livello. Ma non penso a questo adesso, in testa ho solo le prossime partite. Quando tutto sarà finito, ci metteremo a un tavolo con la società e decideremo insieme cosa fare da grandi.