Charles Dickens nel 1843 pubblicò «Canto di Natale». Un racconto gotico, una critica al progresso contrapposto alla ricerca dei valori tradizionali, con i tre spiriti natalizi, del passato, del presente e del futuro che fanno visita a Ebenezer Scrooge; il personaggio centrale. Spiriti più che mai attuali in epoca pandemica, ripensando a quello del 2019, del 2020 e quello che tra poche settimane ci accoglierà: il Natale 2021. Stretti tra la paura del contagio e la voglia di stare insieme alle persone care, tra il rispetto delle regole e il desiderio della socialità. Ed una delle attività che ne ha risentito maggiormente è stata il turismo, con tutto l’indotto che si porta dietro. Ad Arezzo la Città del Natale l’anno scorso non c’è stata a causa del Covid-19, ma è pronta a tornare, anche se è ancora difficile stabilire come e, a differenza del racconto di Dickens, aneliamo lo spirito del futuro, ripensando a quello del passato, cercando di dimenticare il presente; quel ritorno alla normalità che probabilmente è l’ostacolo psicologico più grande per accettare il mondo così com’è.
Per Simone Chierici, presidente da giugno della Fondazione Arezzo Intour, è un pensiero fisso, ma non l’unico, perché, al di là dei gusti personali, la nostra città in questi anni è cresciuta in presenze e fuori dai propri confini inizia ad avere una visibilità e una narrativa diverse. Nato a Città di Castello il 19 febbraio 1969, ad Arezzo ci è arrivato all’età di tre mesi seguendo il lavoro del padre. Oggi è uno dei quattro titolari dell’agenzia AXA di via Calamandrei ed è qui che ci ha raccontato la Fondazione e i suoi progetti: «È un ente strumentale del Comune per gestire la promozione turistica della città. Un’invenzione di Marcello Comanducci che anche io ho supportato fin dall’inizio: l’idea è del 2015, la sua realizzazione del 2018. Dentro ci sono due tipi di soci, i soci di partecipazione e i soci sostenitori che esprimono tre membri nel cda. I primi sono oggi Ascom e Confartigianato, i secondi attraverso un’assemblea indicano il proprio rappresentante. Ne fanno parte diversi comuni della provincia. Mission e progetto s’intersecano: creare un marchio Arezzo in campo turistico, un brand da promuovere e valorizzare, e intendo tutto il territorio provinciale, cercando di fare sì che la nostra città diventi una meta turistica di qualità. Ovviamente tutti possono partecipare alla Fondazione, anche i singoli cittadini, chiunque voglia portare idee e progetti. La forza della Fondazione è il gruppo di lavoro, dal direttore, Rodolfo Ademollo, ai ragazzi che si occupano anche della profilazione dei turisti. Come è accaduto per il Natale 2019, andando a colpire determinati target regionali: ha funzionato. Però non è merito mio, sono arrivato da pochi mesi e, per il momento, ho semplicemente raccolto quello che è stato fatto prima, da Marcello Comanducci e da tutto lo staff, cercando di portare le mie idee. Come i numeri dell’estate di quest’anno che è stato pari se non migliore del 2019, un anno record per Arezzo. Nonostante l’assenza del turismo congressuale, concorsuale e di quello sportivo, che devono ripartire, il Covid-19 ha spinto molte persone verso mete diverse dalle solite, dove si uniscono l’elevata concentrazione di beni culturali, la qualità del cibo, delle strutture ricettive e del paesaggio extraurbano. Credo che il combinato disposto di tutte queste cose insieme ci abbia premiato».
Fiera dell’Antiquariato, Giostra del Saracino, Città del Natale, beni culturali e paesaggistici. Sono queste le frecce all’arco di Arezzo e del suo territorio, dove ogni occasione è buona per farla conoscere e per farla scoprire, rendendola un brand che in Toscana ne ha superati altri, i quali, nell’immaginario collettivo, sembravano irraggiungibili. «La Città del Natale ha portato numeri importanti – sottolinea Chierici – ma io voglio rivendicare anche il lavoro fatto sulla Fiera dell’Antiquariato che dopo tante edizioni saltate a causa della pandemia rischiava di cadere nel dimenticatoio. Da una parte il rimborso per il pernottamento degli espositori, dall’altra il voucher per i turisti, senza contare il lavoro fatto con le guide turistiche e le tre visite a partenza garantita per ogni giorno del fine settimana, fino al bando per le guide ambientali. Quello che abbiamo investito è poi ricaduto, moltiplicato, su alberghi e ristoranti, cioè il primo indotto che eventi come la Fiera riescono a innescare. Tutto questo è stato studiato e messo in pratica da chi opera in Fondazione». Certo il lavoro da fare è ancora tanto, perché Arezzo deve sfruttare, cavalcare (pandemia permettendo), questa visibilità riconquistata e perché il turista va attirato quando c’è, quando è in movimento: «Con Capolona e Castiglion Fibocchi siamo insieme nell’Ambito Turistico Omogeneo, questo porterà alla gestione dell’Oasi di Ponte Buriano, altro punto nevralgico del nostro turismo. Stiamo cercando di creare nuove collaborazioni, bidirezionali, e aspettiamo che San Francesco torni a essere parrocchia come annunciato dal Vescovo poco tempo fa. Perché è importante? Perché, forse, porterà a un accesso diverso da adesso e quindi a una diversa fruizione degli affreschi della Leggenda della Vera Croce di Piero della Francesca, sui quali potremo fare finalmente una promozione adeguata».
Tutto questo mentre incombe lo spirito del Natale futuro, un futuro molto vicino: «La Città del Natale si fa. Dobbiamo stabilire ancora i dettagli. Ci saranno delle installazioni, ci saranno le Christmas Light e occuperemo come negli anni passati sia il Prato che Piazza Grande, in modo diverso per rispettare le norme anti-Covid. C’è, inoltre, un impegno forte a riaprire la Fortezza e allora, se lo sarà, porteremo anche lì la Città del Natale, primo perché si presta e secondo perché questo ci permetterà di avere più metri quadrati e quindi un distanziamento maggiore. La Città del Natale, inutile nasconderlo, è stata un successo, ha portato ad Arezzo tantissime persone, attirate dall’evento e colpite dalla bellezza della nostra città, turisti che poi sono tornati. Perché al di là di tutto, e dei gusti personali, l’obiettivo era portare più gente possibile, creando un indotto economico non indifferente. Poi ci saranno sempre le lamentele, ma noi dobbiamo avere delle mete precise e dobbiamo raggiungerle; alla fine parleranno i numeri».
E dopo la Città del Natale, il 2022 sarà il momento per Simone Chierici di fare nuovi progetti, alcuni già pronti per il lancio ma ancora top secret: «Da qui al 31 dicembre è il primo gradino, con un traguardo preciso: portare turisti ad Arezzo, quanto più possibili. La città deve diventare una meta turistica primaria, raggiungere il livello che merita e che nei decenni passati non ha tenuto, quando piccoli paesi avevano un tasso di occupazione turistica triplo rispetto a noi. Per farlo c’è la Fondazione e la Fondazione Arezzo Intour c’è perché il turismo rappresenta l’economia di oggi e di domani, deve diventare una gamba fondamentale del nostro prodotto interno lordo. Non nego che questo incarico mi da una grande carica, perché è foriero di nuovi progetti e di nuove idee sempre da sviluppare, con tanti giovani in gamba che lavorano per noi: tutto questo con l’attenzione doverosa nella gestione di soldi anche pubblici». Un grande aiuto arriva dalle nuove tecnologie e dai social: «I social permettono di profilare i turisti e non solo, oramai sono uno strumento indispensabile, ma noi non trascuriamo nemmeno la radio o i quotidiani cartacei, perché quando comunichi un’immagine coordinata, un brand, lo devi fare su tutti i mezzi di comunicazione, secondo il target che vuoi colpire e il messaggio che vuoi lanciare».
Se dobbiamo calare Simone Chierici nel racconto di Dickens potremmo dire che ha sicuramente dentro di sé lo spirito del Natale passato e punta tutto su quello futuro, dove non è stato il progresso a portarci via la festa e le sue più intime suggestioni ma una pandemia, più volte annunciata dagli scienziati di tutto il mondo a cui abbiamo voltato le spalle, per paura e ignoranza. Una festa e delle suggestioni che tutti noi speriamo di ritrovare, non solo dentro le nostre case, ma per le strade di Arezzo illuminate a festa.