E domani come sarà? Come affrontare il post coronavirus? Ecco la risposta di Luca Fabianelli, ristoratore e titolare dell’Antica Fonte ad Arezzo
Vorrei essere ottimista, lo sono per natura, ma adesso non riesco. Sarà per la lista dei decessi che passa ogni sera al telegiornale, sarà per la paura negli occhi della gente, delle mie figlie, sarà perché mi rendo conto che questa pandemia cambierà per sempre il nostro modo di stare con gli altri e, di conseguenza, la mia professione. Nessuno parla del domani, si naviga a vista, senza certezza, raccogliendo le poche speranze.
Mi confronto ogni giorno con i miei colleghi, con i ristoratori di Arezzo e i timori sono forti e condivisi: se non saranno trovati una cura e un vaccino, probabilmente non torneremo più a goderci una serata al ristorante con gli amici. Ci saranno misure talmente restrittive da non poter essere sostenibili (distanze, indumenti, imposizioni per lavoratori e per i clienti). Ho undici dipendenti. La mia attività va bene e posso permettermi di stare un mese, due mesi senza ricavi. E poi? Non so darmi una risposta.
Penso ogni giorno come potermi reinventare, magari proponendo la consegna a domicilio. Ma mi scende una lacrima al pensiero che, in questo modo, dovrei dire addio a quella che è la mia cucina. Le specialità che propongo all’Antica Fonte vanno assaporate al momento, fredde o riscaldate non avrebbero lo stesso sapore. Al mio ristorante ho dato tutto, gli ho dedicato la mia vita. E sono orgoglioso di quello che ho ottenuto: la bontà dei miei piatti, i numerosi riconoscimenti, la soddisfazione dei tanti e affezionati clienti. Compirei di nuovo ogni passo se potessi tornare indietro. Ma il futuro adesso è incerto. Il mio e quello dell’intera categoria a cui appartengo.
In ogni caso adesso è giusto pensare alla salute per lasciarsi finalmente alle spalle questo brutto e doloroso periodo. Sicuramente saremo più sensibili e più forti e, tornando a sorridere e scherzare, capiremo come disegnare la nostra strada.