Cantante, pianista, cantautrice, insegnante.Tante forme, tanti mondi, senza confini, senza etichette. Eleonora Betti indaga la realtà attraverso la sua musica: “E’ importante rimanere connessi con le proprie emozioni ma sempre aperti
verso l’esterno, verso l’altro”
Cantante, pianista, cantautrice, insegnante. Tante forme, tanti mondi, senza confini, senza etichette.
“Non si può fare musica senza avere una dimensione più ampia. È importante rimanere connessi con le proprie emozioni, ma sempre aperti verso l’esterno, verso l’altro”. Anche quando parla, Eleonora Betti canta, sorride e ascolta. Grinta, delicatezza, curiosità.
Classe ’86, inizia a suonare pianoforte a 5 anni a Monte San Savino, la sua casa natale. Cresce cullata dalle note della musica classica e dall’amore per le grandi voci del jazz, i musical e il fado portoghese. E dopo essersi diplomata al liceo classico musicale di Arezzo, si laurea con lode in Musicologia e Beni musicali all’Università Tor Vergata di Roma e consegue il diploma in Songwriting a Londra.
“I primi palchi li ho calcati come cantante, come vocalist. Ma sentivo di esprimere solo una parte di me. Così ho iniziato a dedicarmi alla scrittura di canzoni e a proporre i primi concerti con i miei brani. E ho assaporato una possibilità espressiva più completa. Ho spalancato altre porte”.
Come cantautrice, vince l’edizione 2014 del premio Sabina Music Summer, ed è l’artista più votata sul web e dalla giuria tecnica del contest PiùVolume. Si guadagna l’opening act per Ivan Segreto, Rita Marcotulli, Mariella Nava.
È l’adattatrice del testo della sigla di Lost and Found per la versione italiana della serie prodotta da Netflix.
Nel 2016 parte per Parigi per suonare i pianoforti della città; guidata dalla passione e dal fascino del luogo, realizza uno dei lavori a cui, ancora oggi, è più affezionata: “The Keys To Paris”. Sette anni più tardi, proprio dalla capitale francese arriva l’invito a partecipare al prestigioso Festival de la chanson italienne Canzoni & Parole, per esibirsi e prendere parte a un progetto pedagogico sulla musica d’autore e sulla lingua italiana.
Esce nel 2018 il suo album d’esordio, dal titolo “Il divieto di sbagliare” (RadiciMusic Records), di cui è autrice di testi, musica e arrangiamenti. Il singolo Quaranta Volte è stato scelto da MusicMaps come miglior canzone del 2018.
Un viaggio dai tratti onirici, da protagonista e osservatrice, ricco di dettagli e di sfumature. Pianoforte, archi e chitarra ad accompagnare la sua voce limpida e sicura.
“Viaggiare mi ha aiutato a vedere oltre la superficie, oltre la prima impressione, a rimanere curiosa, a nutrire il desiderio di imparare. E a cambiare, crescere. Ogni fase della vita porta emozioni e sentimenti differenti, gusti differenti, interessi differenti. E trovo giusto ascoltarsi e seguire nuove direzioni, quando si senta una motivazione per farlo. Negli ultimi singoli ho abbracciato alcune sperimentazioni elettroniche perché ero attratta da quella rotta e ho ascoltato i sentimenti artistici che avevo”.
Finalista a Voci Per La Libertà – Una canzone per Amnesty 2018 con l’inedito Libera, vincitrice del premio Castrovillari d’Autore 2019 e finalista al premio Bianca d’Aponte 2019.
I suoi due ultimi singoli sono Un secondo sospeso e Alternativo è un po’ difficile (RadiciMusic Records). Sonorità elettroniche e scrittura asciutta. L’uso dei nuovi elementi è elegante e possente. Resta lo stile pop d’autore, frutto di una lunga evoluzione. Vengono affrontate tematiche sociali senza timori con frasi dirette ed esperienze personali.
“Quanto siamo certi – dice Eleonora raccontando Alternativo è un po’ difficile – che l’obiettivo di allontanarci da determinati gruppi, definizioni, sistemi, cliché a cui non sentiamo di appartenere, la nostra volontà quindi di essere alternativi a una certa realtà, non sia invece anche la strada per finire in una diversa zona di protezione, in cui indossare una comoda e distinguibile divisa d’appartenenza? Il singolo Un secondo sospeso, indaga il rapporto con il tempo, quello che non abbiamo, quello che dobbiamo riprenderci, l’importanza di annoiarsi.”
Continuità e contrapposizioni, dove la profondità delle parole non cede il passo alla cura della melodia. E poiché ogni dettaglio è fondamentale, Eleonora Betti sceglie con cura ogni sua collaborazione.
“Sarebbero troppe le persone da ringraziare per questi anni. Per il primo disco, nella parte esecutiva, ho collaborato con Giuseppe Tortora, violoncellista di talento, noto nella musica leggera italiana. Lui ha creduto nel progetto quando ancora era solo una manciata di canzoni cantate al pianoforte. Un’amicizia importante. Altra figura di riferimento per me è Jacopo Pettini, produttore con cui collaboro da due anni. È stata la prima persona con cui mi sono trovata davvero in sintonia nella fase di produzione e arrangiamento dei brani che, prima di lui, avevo sempre curato da sola. Mette competenza e cuore nel proprio lavoro. Micaela Lattanzio, una mia cara amica, è un’artista a cui mi sento legata. Non fa musica ma arte contemporanea. Le sue opere, la sua visione e il suo percorso sono per me fonte di riflessione e di ispirazione”.
All’età di 11 anni a Eleonora viene diagnosticato il diabete di tipo 1, una patologia cronica, autoimmune. Una convivenza affatto semplice. Ne parla nel suo blog, “Diabetedartista” in modo sincero e ironico. “Ho deciso di raccontare la mia esperienza dopo avere vissuto alcune situazioni che mi hanno fatto capire che su alcuni temi non si deve temere di risultare patetici e che invece condividere e confrontarsi su certe questioni può essere positivo e di aiuto, per sé e per altri. Esporsi ammettendo le proprie fragilità in modo leggero e franco smussa gli imbarazzi, semplifica il quotidiano, aiuta nel processo di crescita e libera dalla pretesa di essere perfetti, o di doverlo sempre sembrare”.
Oltre all’attività artistica Eleonora si occupa da molti anni di didattica della musica.
“Amo molto interagire con persone più giovani di me, affacciarmi ai loro mondi, creare ponti. Quando si parla di musica bisogna sempre provare a conoscere e riconoscere anche l’interlocutore, considerare le complessità e rimanere a nostra volta in ascolto. Consigli da dare ai ragazzi e alle ragazze di oggi? Alle giovani e ai giovani vorrei dire di studiare tanto, di tenere strette le motivazioni per impegnarsi nelle cose che fanno. Di ascoltare le proprie emozioni per capire quello che può far stare bene, in modo profondo. Di guardare a un percorso come a qualcosa che si realizza passando per tante strade, che poi si intrecciano. Di cercare di fare meglio che si può, ciò che si decide di fare. Di contornarsi di persone che possano far crescere, arricchire. Di restare molto curiose e curiosi e di non chiudersi, continuando a incontrare e a conoscere”.