LASI Srl ha compiuto 50 anni. La presidente, Maria Cristina Squarcialupi, e l’amministratore delegato, Francesco Mercanti, si raccontano, fra strategie e prospettive future
LASI Srl ha compiuto 50 anni, festeggiati con un evento al quale hanno partecipato, oltre a tutti i dipendenti e le dipendenti, le autorità locali, i clienti e gli amici di un’azienda che è stata pensata con uno sguardo lungimirante sul futuro. Nata come Laboratorio Analisi Sostanze Inquinanti, oggi riporta come sottotitolo Sicurezza per l’ambiente: “Questo dice molto di noi – sottolinea la presidente Maria Cristina Squarcialupi – perché fin dall’inizio abbiamo pensato a creare qualcosa che potesse aiutare le aziende”. “LASI all’inizio era solo un laboratorio di analisi, un laboratorio al servizio delle aziende”, ricorda l’amministratore delegato Francesco Mercanti. I campi di intervento oggi sono tre: consulenza, laboratorio e rifiuti. Si declinano in cinque reparti: laboratorio analisi, smaltimento e intermediazione dei rifiuti, consulenza, formazione e ricerca e sviluppo. Anche perché un’azienda come LASI deve stare sempre un passo avanti ai settori di competenza, per sapere interpretare le necessità che hanno le aziende, necessità che derivano dalle leggi internazionali, nazionali e dai vari regolamenti che si interessano del rispetto dell’ambiente e dello smaltimento dei rifiuti. Quella di Largo Torricelli a Pieve al Toppo, nel comune di Civitella in Val di Chiana, è la terza e attuale sede di LASI: ognuna ha rappresentato un periodo storico dell’azienda e ogni cambio una crescita, che è stata ed è continua, tanto che l’attuale sede ancora non è completamente sfruttata ma lo sarà presto, con un occhio a una possibile quarta sede quando ce ne sarà bisogno: “Abbiamo iniziato a fare le micro raccolte di rifiuti medici con la legge sull’HIV, ritirando mensilmente quelli degli studi dentistici. Oggi abbiamo una cella nella quale stipiamo la raccolta che facciamo negli studi medici, dentistici, veterinari e nelle cliniche: li prendiamo e li portiamo allo smaltimento”, dice Mercanti, che è la memoria storica dell’azienda ma, nonostante l’età, sembra uno dei più giovani, per competenza e lucidità.
La nostra attività è anche valorizzare la cultura ambientale e della sicurezza sul lavoro
Nel tempo sono cresciute le esigenze e la cultura ambientale delle aziende del territorio e non solo, perché da Milano a Roma LASI non ha bisogno di essere presentata per l’attività che svolge. Da qui la necessità della consulenza, soprattutto per quanto riguarda le pratiche ambientali e il rispetto delle leggi, una delle note dolenti: “Noi siamo sempre stati portatori della cultura ambientale, per ciò che abbiamo sempre fatto e per le nostre competenze” afferma Maria Cristina Squarcialupi. “Il problema – aggiunge Mercanti – è che le leggi le fa chi non conosce la materia ed è un disagio enorme per le aziende. Queste andrebbero fatte fare da chi la materia la conosce e la pratica quotidianamente”. “La nostra attività, in questi cinquant’anni – ricorda Maria Cristina Squarcialupi – non è stata solo quella di lavorare con le aziende ma fare apprendere due culture fondamentali, quella sulla sicurezza nei luoghi di lavoro e quella ambientale. Noi non abbiamo fatto solamente il nostro lavoro ma abbiamo contribuito a fare crescere queste culture che, oggi più che mai, sono fondamentali in tutti i settori, da quello pubblico a quello privato”. Davanti a LASI ci sono ancora praterie inesplorate perché la vera transizione ecologica è in atto adesso con l’Agenda 2050, la certificazione ISO 14001 sui sistemi di gestione ambientali (SGA) e tutto quello che riguarda l’ESG, cioè la sostenibilità in senso lato; concetti e culture che non tutte le aziende hanno presenti. “Le nostre attività – dice Squarcialupi – aiutano e aiuteranno le aziende ad approcciarsi a questo nuovo mondo, con tutte le criticità del caso, in particolare per quanto riguarda l’ESG, ossia la governance ambientale, sociale e aziendale, un insieme di aspetti considerati quando si investe in società. Persino le banche oggi valutano le aziende in base alle loro prestazioni in termini di impatto ambientale, responsabilità sociale e governance aziendale e noi, anche se non siamo obbligati, abbiamo presentato il nostro primo Bilancio di Sostenibilità”. L’età media dei dipendenti LASI è bassa e questo racconta molto dell’approccio che i vertici dell’azienda hanno all’interno e nel mondo del lavoro più in generale: “Il tema della manodopera specializzata è sul tavolo ogni giorno, non è facile trovarla, dagli autisti in su. Il fatto che crediamo nei giovani è il costante impegno che i tecnici del laboratorio hanno verso le Università: ad esempio Perugia e Firenze con cui attiviamo periodicamente tesi o tirocini formativi; oppure gli ottimi rapporti che intercorrono con l’I.T.I.S. Galileo Galilei di Arezzo con cui abbiamo oramai una relazione pluriennale con i collaudati stage scuola-lavoro o con le lezioni presso la loro sede. Relazioni che possono poi trasformarsi in un primo scalino del percorso professionale all’interno di LASI”. “Bisogna che in molti si riapproprino della cultura del lavoro così come l’abbiamo conosciuta noi, sia all’interno della scuola che dell’università, con una consapevolezza: il futuro è dei giovani. Lo è, soprattutto, perché ci sono lavori che solo loro sapranno fare grazie alle nuove tecnologie. In Italia manca la cultura industriale ma non per colpa del settore, semmai per la burocrazia, le norme, i cavilli che ci impediscono di correre”, riassumono Squarcialupi e Mercanti. Un’altra qualità di LASI è la flessibilità, che è venuta fuori durante uno dei periodi più difficili dell’industria italiana, la pandemia: “Flessibilità e serietà sono nel nostro DNA – ha detto Dino Bolognini, amministratore delegato e responsabile del settore rifiuti. Questi due parametri ci hanno permesso di affrontare e superare un periodo difficile come quello. Qui nessuno guarda l’orologio, si lavora per finire quello che c’è da fare puntando al macro obiettivo, che poi è il bene dell’azienda che si trasforma in benessere per tutti noi”; mentre i ricordi degli inizi ci restituiscono la visione di un ambiente che sa come accogliere, formare e fare crescere i propri dipendenti.
Lasi lavora con il territorio e vuole restituire qualcosa.
Da qui il sostegno al Calcit
Simone Scarponi, responsabile del settore consulenza, è arrivato in LASI nel 2003, venti anni fa: “Mi occupai subito della nuova legge sulle discariche e nonostante le difficoltà iniziali ho avuto la collaborazione dei miei colleghi, che mi ha permesso di crescere e di centrarmi poi sulla consulenza”; un gruppo affiatato che rappresenta l’anima e la forza di un’azienda che ha sempre creduto nella formazione e nella crescita di tutte le componenti, come una squadra. Il settore laboratorio, unica attività presente fin dalla fondazione dell’azienda, ha avuto un nuovo impulso dal 2005 con Mauro Rofani, responsabile del laboratorio di analisi chimiche, che dopo un’esperienza decennale con Unoaerre ha deciso di intraprendere questa nuova avventura. La missione era quella di far crescere in sintonia con gli altri settori il laboratorio di analisi. Oggi il laboratorio è Accreditato 17025 da ACCREDIA in diverse prove analitiche, riconosciuto dal Ministero della Salute nella determinazione dell’amianto ma, soprattutto, insieme alle colleghe già presenti al suo arrivo “siamo riusciti a creare un gruppo giovane che conta 14 persone tra diplomati e laureati equamente suddivisi in uomini e donne, dinamico e altamente professionale grazie anche agli investimenti su strumentazioni all’avanguardia e formazione di alto livello”. Un’azienda che lavora a stretto contatto con il territorio e che a questo vuole restituire una parte del tutto. Da qui è nato l’accordo con il Calcit, per sostenere una realtà fondamentale e consolidata della sanità pubblica aretina: una pianta che rappresenta l’ambiente del quale avere cura, una pianta per una donazione che possa aiutare il Calcit nell’assistenza domiciliare, uno di quei servizi mai troppo pubblicizzati e fondamentali, un servizio gratuito per pazienti e famiglie che ha un costo importante: “L’accordo è, al di là delle sensibilità personali, un modo di restituire qualcosa alla comunità di cui facciamo parte – ha concluso Squarcialupi. Noi abbiamo sempre collaborato con il Calcit e nel libro che ha stampato ci sono delle foto di mio padre che era presente alle inaugurazioni di servizi o dell’acquisto di nuovi strumenti per la radiologia e l’oncologia dell’ospedale di Arezzo. È nel nostro dna familiare ridare al territorio una parte, perché qui viviamo, qui abbiamo creato le nostre aziende e qui, insieme, abbiamo prosperato e prosperiamo”. Perché alla fine è sempre una questione di chimica: umana, aziendale, territoriale. Una chimica che viene dal passato, se cinquant’anni vi sembrano pochi, e guarda negli occhi il futuro, un futuro sempre più vicino.