Cinquant’anni di attività festeggiati di recente.
Ricciarini è un’eccellenza italiana nel settore tessile, un punto di riferimento per i professionisti della moda che cercano materiali di qualità per dare vita ai propri progetti creativi. Con un’attenzione sempre più grande alla sostenibilità:
“La nostra visione è diventata realtà

Cinquant’anni compiuti di recente, un solido passato alle spalle e soprattutto uno sguardo determinato verso il futuro. Ricciarini è un’eccellenza aretina nel settore tessile, diventata un punto di riferimento per i professionisti della moda e del design. Come tutte le imprese di successo, ha saputo coniugare tradizione e rinnovamento, diventando un esempio di come un’azienda familiare possa crescere senza perdere di vista le proprie radici.
“Nel 1974 una piccola realtà si affacciava nel panorama italiano – si legge sui canali social di Ricciarini in un post datato 31 dicembre 2024. Era fondata su valori profondi e tra questi una sconfinata passione per la moda. Oggi quella visione si è trasformata in una storia straordinaria, annodata filo dopo filo con impegno, dedizione e il coraggio di guardare lontano. I nostri tessuti non sono solo materia ma racconti intrecciati di etica, estro e innovazione. Abbiamo affrontato sfide, esplorato nuovi orizzonti e costruito relazioni autentiche con chi, come noi, crede che la moda possa essere un’arte sostenibile e umana. Ogni trama, ogni nodo e ogni idea è dedicata a chi condivide il nostro sogno: creare bellezza e armonia, senza mai abbandonare il contatto con le origini”.


Michele Ricciarini, 52 anni, amministratore delegato, rappresenta la seconda generazione alla guida dell’azienda insieme alla sorella Sabrina, art director: “Mio padre Angiolo avviò l’attività con un banco in piazza Sant’Agostino, ad Arezzo, insieme a mia madre Maria. Poi quel banco diventò un’azienda di tessuti che serviva negozi e sartorie in tutto il centro Italia. Da bambino mi portava in giro con lui e ricordo con affetto i viaggi al suo fianco, esperienze che ancora oggi conservo dentro di me. Il mondo della moda mi affascinava, lo sentivo vicino e non sbagliavo. Ho fatto il mio percorso personale, ho studiato gestione e marketing alla Bocconi di Milano, con l’idea che un giorno sarei tornato qui. L’università è stata una palestra formidabile però l’esperienza acquisita sul campo insieme a mio padre, le conoscenze e le competenze ereditate da lui, mi hanno formato in modo completo”.

Attenzione ai dettagli e alla selezione dei materiali sono tratti distintivi di Ricciarini: ogni filato viene scelto con scrupolo, garantendo ai clienti la massima qualità. Dietro c’è un inedito processo creativo, frutto della capacità di decodificare e anticipare le tendenze. E’ un lavoro di ricerca capace di portare innovazione nei processi industriali e conferire al tessuto caratteristiche uniche in termini di estetica e funzionalità. Tutte le innovazioni introdotte non sono un semplice esercizio di stile: in realtà sono cardini di storie di successo, essenziali per stilisti e designer nella creazione di collezioni uniche e performanti.
In Ricciarini, secondo quello che è una sorta di manifesto programmatico, convivono due distinte divisioni: fashion industry e retail. L’azienda si propone come partner strategico al fianco di case di moda e importanti brand di abbigliamento e al contempo offre un servizio specializzato a sartorie e retailer sotto la guida di Natalino Berti, marito di Sabrina.
“Nel 1990 abbiamo iniziato a rinnovare il settore retail – spiega Michele. Poi dal 1999 ci siamo dedicati ai grandi marchi con Ricciarini Collection. Le tappe della nostra crescita sono state scandite da eventi importanti: penso all’apertura nel 2006 dello showroom di Shanghai, in Cina, oppure all’inaugurazione della sede di Istanbul, in Turchia, che nel 2020 ha completato il progetto aziendale che oggi vede la Ricciarini presente in tutto il mondo. Mi piace ricordare anche l’investimento del 2010, quando rilevammo il marchio e parte della struttura produttiva del Lanificio del Casentino dal 1848. Una scelta coraggiosa in un periodo complesso, ma che ha reso l’azienda custode di un heritage di cui siamo orgogliosi”.
Nonostante gli orizzonti si siano allargati fuori dai confini nazionali, il dna dell’azienda rimane saldamente italiano, a testimonianza di quel vincolo forte con la tradizione che costituisce un tratto caratterizzante di Ricciarini.
L’azienda si distingue anche per il suo impegno verso la sostenibilità. Negli ultimi anni ha ampliato l’offerta di tessuti certificati, dimostrando una sensibilità particolare nei confronti dell’ambiente e delle nuove esigenze dei consumatori consapevoli.
“Oggi l’unico modo per fare impresa – si legge nel sito web di Ricciarini – consiste nell’includere negli obiettivi di business la costruzione di un valore concreto per le persone e per il territorio, che non può prescindere dalla riduzione dell’impatto ambientale. Attraverso i processi produttivi, le materie prime e i programmi di riutilizzo e riciclo, abbiamo tradotto il nostro impegno in un piano di azione. La sostenibilità è entrata a far parte dei nostri processi decisionali quotidiani, orientando tutta la catena del valore. L’obiettivo è contribuire a un cambiamento di rotta concreto nel settore moda: una sfida che ci vede in prima linea, ma che non possiamo affrontare da soli”. Tutto questo senza mai spezzare il legame con Arezzo, città che rappresenta le radici e l’anima di Ricciarini. Il banco in piazza Sant’Agostino ha ceduto il testimone a un ampio stabilimento in zona Pratacci, cuore pulsante dell’attività: “Non ci ha mai sfiorato il pensiero di lasciare questo territorio che fa parte di noi e che definirei un valore aggiunto. A Prato abbiamo una nostra sede logistica ma qui sono rimaste amministrazione, commerciale e uffici stile, una decisione che va in controtendenza rispetto ai nostri concorrenti, cioè Biella, Prato, Como. Siamo l’unica azienda di grandi dimensioni fuori dai distretti classici: trovare personale qualificato, assorbire e trasferire ai dipendenti la cultura tessile per noi è più complicato, è servita e serve formazione di qualità. Però è anche più stimolante, perché alla fine i distretti tendono a omologarsi mentre in Ricciarini abbiamo conservato lo spirito degli inizi, quello di un gruppo di amici che è riuscito a conquistare il mercato ragionando fuori dagli schemi, superando gli ostacoli con la complicità, con i rapporti personali, con l’unità di intenti”.


Dietro ogni tessuto, ogni innovazione, ogni traguardo, c’è il talento, la dedizione e il lavoro di un’intera squadra. Ed è proprio la sinergia tra ogni singola persona, il modo in cui ognuno contribuisce con il proprio tocco unico, che ha reso questa azienda ciò che è oggi. Mezzo secolo è filato via velocemente, come solo le cose belle riescono a fare. Adesso c’è da programmare e costruire il domani, seguendo il filo conduttore che ha guidato Ricciarini in tutti questi anni: “Ricordo la mia prima esperienza da venditore per l’azienda. Avevo 20 anni, sono andato in una sartoria di Catania e davanti al titolare ho aperto entusiasta la cartella colori assemblata con tanta cura. Solo che quei pezzettini li avevamo attaccati con una colla non adatta e volarono via tutti come coriandoli… Ci rimasi malissimo ma il cliente, probabilmente colpito dal mio entusiasmo, mi fece comunque un grande ordine e tornai a casa contento. Quella sartoria è tutt’oggi con noi. Se penso che siamo partiti da lì e poi l’azienda ha vinto l’Oscar mondiale del tessile, non posso fare a meno di riflettere sul lungo viaggio che abbiamo condiviso tutti insieme. È stato un percorso costellato di avventure straordinarie, persone uniche ed esperienze emozionanti, che rifarei dall’inizio senza esitazioni”.

Nel 2012 Ricciarini ha ricevuto ben due riconoscimenti a Première Vision, la più importante fiera mondiale del settore che si svolge ogni anno a Parigi: il premio Grand Giury e il premio per l’innovazione, i più prestigiosi attestati di merito per un’azienda che punta a precorrere i tempi secondo le regole della tradizione e dello stile.
“Il sogno nel cassetto è quello di creare un brand nostro e forse questo progetto lo realizzeranno i miei figli e i figli di mia sorella, i ragazzi della terza generazione. Se avranno il piacere, l’interesse e la volontà di lavorare qua dentro, ne sarò felice, perché quest’azienda ha raggiunto traguardi importanti grazie alla famiglia e agli insegnamenti dei miei genitori. Per adesso l’obbiettivo è quello di perfezionare e consolidare quello che facciamo per essere riconosciuti tra i migliori brand tessili al mondo”.

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Andrea Avato Amo lo sport, i film d'azione e i fumetti di Dylan Dog. Adoro viaggiare, ma dovrei farlo più spesso. Sognavo di fare il calciatore, sono diventato giornalista e poteva andarmi peggio... Vivrei tutta la vita al mare