Il percorso di Simona Sadotti, una professionista che ha fatto della resilienza e dei valori il suo cammino
“Non credo di avere particolari talenti”, dice Simona Sadotti con una semplicità quantomeno curiosa, se si pensa al suo percorso professionale e alla sua capacità di affrontare le sfide. La sua è una storia di determinazione e impegno, volontà e disciplina. Non è solo il lavoro a parlare per lei, ma anche la capacità di rimanere fedele ai propri valori, di portare avanti il cambiamento e di dare spazio a un futuro che “seppur impegnativo – afferma sorridendo – è tutto nelle nostre mani”.
Simona, cresciuta a Vitiano, un piccolo paese della Valdichiana, è la prima laureata della sua famiglia, una famiglia che ha sempre creduto in lei seppur con comprensibile timore: imporsi come ingegnere donna rovesciando preconcetti e radicate consuetudini non era certo un percorso semplice. “Ho sempre voluto studiare. Forse anche per ambizione. Fondamentalmente per avere una maggiore libertà e possibilità di realizzare le mie aspirazioni e non avere le stesse difficoltà dei miei genitori. Ho grande stima di loro, mio padre lavorava all’UnoAerre e mia madre in un’azienda tessile. Ma hanno sempre faticato tanto, sacrificando troppo per ottenere poche soddisfazioni sia personali che lavorative”.
Simona ha mostrato una chiara predisposizione per le materie scientifiche, che l’ha portata a iscriversi alla facoltà di ingegneria elettronica all’Università di Firenze. Un ambiente, all’epoca (ma anche oggi le cose non sono poi così diverse) prevalentemente maschile, dove è riuscita a trovare il suo posto. Il giorno della laurea, nel 2003, era l’unica donna a presentarsi davanti alla commissione esaminatrice nella mattinata. La sua tesi era incentrata su un particolare sistema di frenatura elettrica per motrice ferroviaria, un lavoro che l’ha messa in contatto con tecnologie innovative e sistemi complessi. La stessa annata ha segnato anche l’abilitazione professionale. Ma il cammino non è stato privo di ostacoli. Mentre studiava, per non pesare economicamente sulla famiglia, ha fatto alcuni lavori come babysitter, ha dato ripetizioni, ha lavorato stagionalmente nell’azienda tessile dove era assunta la madre, e aiutava in casa con i nonni anziani. Nonostante il suo impegno e il raggiungimento dell’ambito titolo, le porte del mondo del lavoro non si sono aperte facilmente. “Ai colloqui, oltre alle competenze, mi veniva chiesto ‘Sei sposata?’ ‘Hai intenzione di avere figli? Io rispondevo – racconta Simona con ancora un velo di frustrazione – dicendo che un giorno avrei voluto una famiglia e magari anche
dei bambini. E questo portava chi avevo davanti a cambiare atteggiamento. Più o meno direttamente mi veniva fatto intendere che assumere una donna in una posizione di responsabilità era un rischio per l’azienda, che non poteva permettersi di formare un soggetto con il pericolo che poi abbandonasse un progetto per via di una gravidanza o magari per occuparsi di un bimbo o di una bimba. Vuoi sapere come è andata a finire? Ironia della sorte, io non ho avuto figli. Quello che mi veniva prefigurato come principale ostacolo al mio percorso lavorativo si è rivelato un muro inesistente. Un altro possibile datore si scomodò addirittura a tirare in ballo la mia sicurezza personale. Come se la sicurezza di un uomo o di una donna cambiasse sul posto di lavoro. Ero
davvero demoralizzata. Ma quei rifiuti riuscirono solo a farmi cambiare strategia. Forse il lavoro da dipendente non faceva per me.”.
Dopo una serie di collaborazioni come libero professionista, nel 2007 Simona ha costituito, insieme ad altri colleghi, Sauro Casini ingegnere nucleare, Federico Ugolini perito elettrotecnico e Michele Bittoni ingegnere meccanico, il TSI studio associato, una realtà che si occupa di progettazione impiantistica in ambito energetico, con un forte focus sulle fonti rinnovabili e l’efficienza energetica. Il TSI ha attivato anche una convenzione con l’Università di Bologna per ospitare studenti universitari e/o laureandi. Nel tempo lo studio è cresciuto e, proprio in queste settimane, sta attraversando una fase di rinnovo e presto si trasferirà in una nuova sede, sempre in via Margaritone. “La libera professione – racconta Simona – mi ha permesso di trovare il mio spazio”. Nonostante l’attività professionale, Simona ha fatto tesoro del suo percorso, mettendo il suo tempo e la sua esperienza al servizio degli altri. “Faccio parte del consiglio dell’ordine degli ingegneri di Arezzo e della commissione impianti meccanici ed energia presso la federazione degli ordini della Toscana. Sono vice presidente di Inarsind Toscana Centro, un’associazione di intesa sindacale degli ingegneri e architetti liberi professionisti apolitica che ha lo scopo di tutelare gli interessi morali, intellettuali, economici e professionali dei propri iscritti. Per questa associazione sono delegata nella commissione dei soggetti professionali in Regione Toscana e al tavolo tecnico attestati di prestazione energetica. Questo ruolo mi permette di rappresentare gli interessi dei liberi professionisti, contribuendo alla definizione di azioni e strumenti a loro supporto”.
Simona partecipa anche al tavolo per la parità di genere istituito all’interno della commissione dei soggetti professionali. In questo contesto, è stata lanciata l’idea di uno spettacolo teatrale sulla disparità di genere nel mondo delle libere professioni. Lo spettacolo, dal titolo “Per soli uomini. Bugiardino per maschi inconsapevoli” sotto la regia di Matteo Marsan, è stato realizzato dalla compagnia Lo Stanzone delle Apparizioni di cui fanno parte Anna Meacci, Daniela Morozzi e Chiara Riondino, finanziato dalla Regione Toscana nell’ambito del programma Coesione Italia 2021-2027, e presentato ad ottobre alla Fiera del lavoro di Firenze. “E’ stata un’esperienza preziosa. Gli incontri con le attrici e gli esperti del settore sono stati estremamente interessanti e per certi versi illuminanti. La mia storia e la mia esperienza personale hanno ispirato i primi due sketch. Fanno ridere di quel sorriso amaro, sperando che il senso venga colto e compreso. Sono convinta che la situazione sia migliorata rispetto a qualche anno fa ma c’è ancora da fare soprattutto nelle discipline Stem, tanto su cui lavorare in termini di pari opportunità economiche. Io credo che la diversità, il volere essere se stessa con dignità sia una ricchezza e che le donne, proprio per questo, possano portare molto, in ogni settore”.
Oltre alla sua carriera professionale, ha un impegno costante in ambito sociale e culturale. Fa parte del Rotary Club di Arezzo e attualmente è membro del consiglio. “ Ne condivido appieno i valori, soprattutto l’etica e la responsabilità sociale, e la visione progettuale per il bene comune”. Nell’ultimo anno Simona ha partecipato con uno scritto intitolato “La nuova transizione energetica” alla pubblicazione di un libro in collaborazione con l’associazione Pescas dal titolo “Energia, energie” i cui autori sono gli ingegneri Petro Berna e Massimo Tucci. “Il tema è estremamente attuale e nei prossimi anni diventerà strategico in ambito tecnologico, sociale, politico, etico ed economico”.
Nel tempo libero adora leggere e ascoltare musica, ma a quanto dice trova grande piacere nel trascorrere del tempo in tranquillità, a casa. Meglio se in pantofole. “Al momento dal punto di vista lavorativo e professionale sto facendo una sorta di bilancio per poter fissare nuovi obiettivi a medio e lungo termine. Per quanto riguarda la sfera personale vorrei continuare a imparare, implementare le mie soft skills personali e cercare di cambiare alcuni aspetti del mio carattere. Alcune volte ripenso alla me di quando ho iniziato la libera professione e mi prende un po’ di nostalgia e tenerezza per l’entusiasmo e l’inconsapevolezza che mi guidavano.
Il futuro non è un traguardo da raggiungere, ma un cammino da percorrere con costanza, coraggio e energica risolutezza. Penso che la vita sia possibilità e pericolo, quindi è importante osare ma con cautela e rimanere fedeli a se stessi. Ogni passo, per quanto difficile possa sembrare, se compiuto con passione, convinzione e una certa dose di pragmatismo, può aprire nuove strade e ispirare chi ha il coraggio di seguirle”.