Una volta a San Zeno c’era un inceneritore, un forno gigantesco dove buttare tutta la spazzatura. Oggi il mondo è cambiato, grazie alla tecnologia e a una sensibilità molto più diffusa verso le tematiche green: alle porte della città sorge un impianto all’avanguardia che recupera materia, energia e calore. Un’inversione di tendenza accompagnata da corsi di formazione e concerti. Tutto all’insegna dello Zero Spreco
Avete presente un inceneritore? Ecco, dimenticatelo. A San Zeno c’è un impianto integrato interamente rivolto al recupero di materia, energia e calore. Non più un semplice inceneritore. Aisa Impianti è uno dei venti poli strategici nazionali riconosciuti dal Ministero dell’Ambiente e si sta attrezzando per ulteriori forme di recupero come l’estrazione del biogas dalla frazione organica differenziata. Impianti con questa organizzazione sono soltanto ad Arezzo, Torino e Milano.
Fino a qualche anno fa l’idea di base era buttare tutta la spazzatura dentro un forno gigantesco. I rifiuti venivano smaltiti così. Ma adesso no, la tecnologia ha fatto balzi avanti portentosi, alimentata anche da una sensibilità molto più diffusa verso le tematiche green e grazie allo sviluppo delle raccolte differenziate. Oggi alle porte della città c’è una vera e propria centrale energetica, in grado di far prevalere il processo di recupero su quello di smaltimento, affidata a un gruppo di professionisti dalle elevate competenze tecniche.
Il salto nel futuro si chiama Zero Spreco: macchinari e sistemi di filtraggio all’avanguardia per la riduzione delle emissioni in atmosfera, recupero di calore sotto forma di vapore per scaldare serre dove vengono coltivate piante ornamentali impiegate per l’arredo urbano, recupero di materia sotto forma di compost impiegato anche in agricoltura biologica. L’obiettivo è trasformare radicalmente il concetto di discarica e termovalorizzazione, favorendo una gestione dei rifiuti solidi urbani a basso impatto, limitandone i trasporti.
Giacomo Cherici, 50 anni, presidente di Aisa Impianti e nel settore dei rifiuti da circa venti, ribalta la visione comune che si potrebbe avere di un inceneritore, ponendo l’accento su tutte le forme del recupero e sull’azzeramento dei trasporti di rifiuti che sono un vero costo economico e ambientale.
“E’ ovvio che si tratta di impianti complessi, che hanno un impatto sul territorio, che devono essere condotti da professionisti. Ma dobbiamo riflettere sull’incidenza dei rifiuti, molto maggiore, laddove non esiste impiantistica. La nostra politica è improntata allo Zero Spreco che compensa e rende l’incenerimento sussidiario al recupero di materia, calore ed energia. Il merito va riconosciuto a chi ha lavorato qui prima di me e a tutti i colleghi di Aisa Impianti. Sono stati capaci di guardare avanti anche gli amministratori che mi hanno preceduto, intuendo la strategicità di questo polo, a guida aretina, importante per tutto il territorio dell’ATO sud Toscana’’.
Al di là delle parole, ci sono i fatti. L’impianto ha gestito anche i rifiuti solidi urbani di altri territori, tra cui quelli di alcune province terremotate dell’Umbria e dell’Abruzzo. Una efficienza ai massimi livelli ottenuta grazie all’aggiornamento costante delle attrezzature e della lavorazione. Contemporaneamente i processi di ottimizzazione hanno consentito di abbattere il costo industriale della lavorazione dei rifiuti da 100 euro a tonnellata nel 2014 a circa 70 nel 2017.
‘’Formazione del personale, professionalità, applicazione rigorosa delle normative: il nostro segreto è questo’’ spiega Cherici, snocciolando altri dati: ‘’San Zeno consuma dai tre ai cinque metri cubi di acqua al giorno, come un albergo di medie dimensioni. La sfida vera per il futuro è quella di affiancare al recupero di materia, calore, energia, anche il recupero del gas. Oggi il quaranta per cento della spazzatura che ci arriva è composta da frazione organica, il sessanta per cento da tutto il resto. Il prossimo obiettivo è arrivare a produrre metano con l’organico per immetterlo in rete gas. E pensate che in una tonnellata di frazione organica ci sono 36 kg di biogas, due pieni per l’automobile”.
Il merito dell’inversione di tendenza sta anche nell’aver dato di San Zeno un’immagine e una fruibilità diversa. All’interno dell’impianto sono stati organizzati corsi didattici e di formazione per periti, ingegneri, medici, avvocati, allestendo un’aula polifunzionale a disposizione dei cittadini e delle associazioni. Nelle aree verdi esterne si tengono concerti per coinvolgere tutte le fasce d’età. Il vecchio inceneritore ha cambiato aspetto, è stato modificato nel dna e risolve il problema dell’igiene urbana con un impatto ambientale molto minore rispetto a prima.
“A Vienna, Copenaghen e Barcellona questi impianti sono addirittura in città. Quello di Lille, che serve circa un milione di abitanti, è stato costruito in parte sotto il piano di campagna e in alcuni reparti vengono inserite persone a fine pena detentiva, prima del loro rientro in società”.
Cherici sottolinea anche il comportamento virtuoso degli aretini, che producono pochi rifiuti rispetto alla media regionale. Questo ha consentito a San Zeno di contribuire in maniera cospicua allo smaltimento della spazzatura prodotta altrove, con conseguenti introiti extra che hanno fatto decrescere le tariffe per il servizio locale.
Tutto un altro mondo rispetto a quando c’era un inceneritore alle porte della città.