Oche, anatre, colombi e trampolieri da tutto il mondo: Giacomo Cianchi alleva preziosi uccelli ornamentali. Richiesti da collezionisti e da gestori di agriturismi, possono arrivare a costare fino a 1.500 euro. Immersa nel verde di Ponte alla Chiassa, Poggio di Ponte è un’impresa nata per passione e diventata un inaspettato successo commerciale
C’è una luce epica che scolpisce la collina, tra una pioggia e l’altra. Appena prima del crepuscolo, appena prima della primavera. Manca solo l’arcobaleno per l’idillio vagheggiato dal turista d’Oltreoceano. Ma di macchioline iridescenti è punteggiato il prato verde della tenuta: sono oche, anatre, colombi e trampolieri. Avifauna varia e variopinta, centinaia di becchi, penne e zampe. Nessun esemplare scappa al passaggio d’uomo, anzi. Un volatile si avvicina, maestoso nel piumaggio, più curioso che minaccioso. Siamo nel regno di Giacomo Cianchi: Poggio di Ponte. Un universo parallelo (e bucolico) che si apre battendo un angolo un pò nascosto fuori Ponte alla Chiassa. è la più grande struttura del genere in Italia, uno dei punti di riferimento europei per l’allevamento di uccelli ornamentali. Idea bizzarra per i più, ma che, alimentata da autentica passione, si è rivelata scommessa redditizia.
“Eh sì, il mio allevamento – spiega Giacomo – è l’unico del Centro Italia. Ci sono altre realtà al Nord, io lavoro soprattutto con il Meridione”. Ma chi potrebbe volere un’anatra ornamentale? “Agriturismi per lo più. Ma anche collezionisti”. Che sono disposti a spendere cifre importanti pur di avere volatili rari ed esotici. “Qui si trovano coppie a partire da 70 euro, ma si può arrivare anche a 1.500 euro per l’anatra dalle orecchie rosa”. Ci sono specie da tutto il pianeta. “Faccio qualche esempio: tra le autoctone abbiamo il fischione europeo, l’alzavola, il mestolone e il codone. Tra le alloctone, l’anatra mandarina orientale che è diffusa in Cina e Giappone, l’anatra sposa che è originaria della Carolina, negli Stati Uniti, e per toccare un continente remoto ci sono l’alzavola castana dell’Australia e la casarca paradisea della Nuova Zelanda”. Un melting pot avicolo unico.
Ma come è nata questa “follia” di successo? “Ho ereditato la passione di mio nonno per gli uccelli acquatici, li usava come richiami. Un interesse coltivato anche da mio padre Antonio e nato in seno alla caccia, ma che poi si è svincolato da quest’ambito. Sviluppandosi pienamente una decina di anni fa. Gli animali di Poggio di Ponte sono destinati esclusivamente alla vendita come ornamenti, non per scopi venatori. Abbiamo iniziato quasi per divertimento ed è diventato un business. Oggi abbiamo 400 coppie, lasciate libere in due ettari di proprietà. Facciamo circa 1.200 nascite l’anno e riusciamo a vendere tutti i nuovi arrivati. Non da pulcini, ovviamente. Gli esemplari sono vendibili dopo 6-7 mesi, quando si comincia a riconoscere il sesso. Cerchiamo di essere rispettosi della natura e dei suoi cicli, forniamo agli uccelli mangimi specifici a base di pesce, ma mangiano anche tutto quello che trovano nel verde dell’allevamento: erba, larve, insetti. E non usiamo antibiotici, anche perché questi animali sono molto resistenti”.
Giacomo Cianchi divide il suo tempo a metà, tra Poggio di Ponte e l’azienda di preziosi di famiglia, la Gems & Gold di Arezzo, di cui cura l’aspetto commerciale. Ad aiutarlo nell’avventura di allevatore ci sono un collaboratore (per la pulizia settimanale delle voliere), il padre e la fidanzata Diletta: quest’ultima si occupa delle vendite, attingendo a piene mani dalle risorse social. “E una grande mano nella cura dell’ambiente, oltre agli irrigatori, la danno le oche: sono dei tagliaerba precisissimi”. L’allevamento pare un campo da golf.
Vento in poppa per Poggio di Ponte, ma all’orizzonte ci sono nuove sfide. Come un’integrazione sempre più stretta tra tecnologia e natura: “Faremo un esperimento con le telecamere nei nidi, li monitoreremo durante le nascite di giugno. Successivamente installeremo occhi elettronici in punti strategici dell’allevamento per effettuare riprese h24”.